26/10/2008: Giustizia per Ferhat Gerçek e Engin Ceber!


L’altro giorno ho ricevuto la rivista “Yürüyüs”.
Questa rivista è settimanale ed è legale. Si può trovarla e comprarla in ogni edicola in Turchia. È una rivista che difende l’indipendenza, l’uguaglianza e la democrazia.
Questa rivista come altre riviste è oppositrice del governo, e purtroppo è sempre stata nel mirino dello stato turco. Tante volte gli uffici di questa “yürüyüs” sono stati attaccati dai poliziotti e dai fascisti. I lettori della rivista sono stati rapiti, arrestati e condannati a tanti anni di carcere.
Ultimamente la rivista “yürüyüs” ha subito pesanti condanne. La libertà di stampa è stata varie volte violata, i lettori della rivista “yürüyüs” sono stati arrestati e condannati.
Forse vi ricordate, l’anno scorso un ragazzo, Ferhat Gerçek, di 17 anni, mentre vendeva la rivista, viene sparato dalla polizia sulla strada. E quel ragazzo Ferhat Gerçek è rimasto gravemente ferito, e oggi sta sulla sedia a rotelle, paralizzato. I suoi amici e compagni hanno chiesto, e chiedono anche oggi giustizia, che la polizia che ha sparato a Ferhat venga processato e condannato.
Tutte le volte le loro richieste sono state brutalmente fermate.
L’unica parola: la giustizia.
Vendere una rivista legale non deve essere un motivo per sparare ad un ragazzo di 17 anni. Da dove prende la polizia questo diritto di sparare?
I suoi amici e compagni hanno continuato a vendere questa rivista.
Però lo stato turco, il governo di Tayyip Erdogan si è sentito scomodo perché la rivista “yürüyüs” è la voce di libertà. È la voce dei poveri, la voce dei popoli oppressi, la voce degli operai che muoiono ogni giorno perché i padroni cercano più guadagno.
La rivista “yürüyüs” è la voce del popolo kurdo, lazi, armeno, la voce di tutti quei popoli che vivono in Turchia.
Ecco l’oligarchia turca si è sentita scomoda. Doveva fermare quella rivista.
Il 28 settembre quattro ragazzi che vendevano la rivista “yürüyüs” sono stati fermati dalla polizia. Tutti e quattro i ragazzi sono stati portati alla stazione di polizia di Istinye (Istanbul), poi dopo alla stazione di polizia di Sariyer (sempre in Istanbul). In quesata stazione di polizia i 4 ragazzi hanno subito torture pesanti. Le celle dove li hanno messi erano sempre bagnate e i ragazzi dal 28 settembre all’8 ottobre tutti i giorni torturati e picchiati con bastoni e vari oggetti.
I 4 ragazzi: ENGIN CEBER, CIHAN GUN, AYSU BAYKAL E OZGUR KARAKAYA, hanno subito torture molto pesanti.
Uno di loro ENGIN CEBER, dopo le torture si è sentito male.
L’8 ottobre è morto sotto tortura, gli altri ragazzi sono in gravi condizioni di salute.
ENGIN CEBER era un ragazzo di 29 anni. Il suo ”crimine” era vendere una rivista che difende la democrazia, la giustizia, l’uguaglianza e l’indipendenza.
I suoi “crimini” erano così “gravi”, il governo di Tayyip Erdogan doveva torturarlo e poi ucciderlo.
La tortura è un crimine contro l’umanità. Oggi è morto il ragazzo ENGIN CEBER sotto la tortura. A chi tocca domani?
I torturatori, i poliziotti, gli assassini di ENGIN CEBER devono essere arrestati.
Dobbiamo fermare le torture e i torturatori dello stato turco!
I ragazzi come ENGIN CEBER non devono morire sotto la tortura.
Chiediamo giustizia per Ferhat Gerçek e Engin Ceber!

A pugno chiuso!

Avni Er

Avni Er é rinchiuso nel carcere di Nuoro

info@rhi-sri.org

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DELLE BARE CONTINUANO A LASCIARE LE PRIGIONI TURCHE

Engin Ceber, 29 anni, morto sotto tortura

Il 28 settembre scorso, Engin Ceber viene arrestato con altre 3 persone a Istanbul, mentre distribuivano la rivista « Yürüyüs » (un settimanale di sinistra) e manifestavano contro l'impunità di cui beneficiavano dei poliziotti che un anno prima avevano sparata a Ferhat Gerçek, un altro distributore della rivista Yürüyüs, di 18 anni, ormai paralizzato a vita. In custodia a vista Engin Ceber viene selvaggiamente torturato al commissariato, e poi alla prigione di Metris dove sarà incarcerato.
Il 10 ottobre soccombe alle sue ferite. La sua morte dimostra che la tortura continua a essere una pratica sistematica coperta a tutti i gradi dello stato. Effettivamente il medico che visitò Engin alla più forte delle sue sedute di tortura ha redatto un rapporto che concludeva che Engin Ceber era in buona salute... Per altro il dossier d'istruzione riguardo la morte d'Engin Ceber è attualmente coperto da segreto, il che può comportare qualsiasi sorta di manipolazione da parte del giudice istruttore. Nell'affare Ferhat Gerçek per esempio, gli inquirenti hanno fatto sparire la prova principale dell'accusa, alias la maglietta del giovane militante trapassato dal proiettile della pistola del poliziotto...
Infine, il ministro turco della giustizia ha avuto un bel da scusarsi presso la famiglia di Engin, la sola misura che ha adottato è stata il siluramento di qualche sbirro. Ora, in Turchia, i torturatori licenziati non sono quasi mai perseguiti e peggio, sono promossi a dei posti più elevati.

6.000 torturatori identificati, 0 torturatori in prigione!
8 anni fa, 21 prigioni venivano assaltate dall'esercito. Lo scopo di questa vasta operazione chiamata cinicamente "ritorno alla vita" era di deportare i detenuti politici verso delle nuove prigioni, dette di "Tipo F", dal regime carcerario ancora più duro, basato su un isolamento totale. Dal 19 al 21 dicembre 2000 un totale di 28 detenuti saranno abbattuti dai militari a colpi di fucili automatici, di lanciafiamme, di manganelli e di gas tossici.
Solo alla prigione di Canakkale, tre detenuti saranno massacrati dai militari. Nondimeno, lo scorso 16 settembre la giustizia turca ha assolto i 563 militari assassini accusati dell'assalto alla prigione di Canakkale.
Questa impunità non è un caso isolato: la Fondazione Turca dei Diritti dell'Uomo (TIHV) ha appena annunciato che nel 2006 e 2007, sui più di 6.000 poliziotti e militari turchi accusati di tortura, solo 223 sono stati processati, di cui 79 sono stati ufficialmente "condannati".
Nondimeno, nessuno di questi 79 agenti dello stato è stato incarcerato! In compenso, solo nel 2006 10.207 persone sono state condannate per "ribellione" contro la polizia. Questo bilancio è largamente sufficiente per dimostrare il carattere di polizia dello stato turco. C'è di più, il governo AKP ha appena annunciato di voler aumentare le competenze della polizia (legge 2559). La revisione di questa legge nel 2007 aveva provocato un aumento sensibile delle esecuzioni extragiudiziarie.

Il ministro turco della giustizia tradisce la sua stessa parola!
Il 20 ottobre 2000, i prigionieri politici della Turchia entravano in sciopero della fame contro il progetto delle prigioni di tipo F.
Il 22 gennaio 2007, alla fine di oltre sei anni di sciopero della fame costato la vita a 122 detenuti, amici e parenti, il ministro turco della giustizia pubblicava circolare n°45/1 che autorizza i prigionieri a incontrarsi senza alcuna condizione previa in gruppi di 10, per 10 ore alla settimana. Questo diritto di incontro e di conversazione è di un'importanza vitale per dei prigionieri sottomessi a un universo crudele, di solitudine e di non-diritto. Attualmente, circa due anni dopo la sua comparsa, non solo questa circolare non viene ancora applicata, ma in più le misure disciplinari arbitrarie e i pestaggi sono sensibilmente aumentati da quel momento. La morte di Engin Ceber testimonia dell'aumento della violenza nei confronti dei detenuti politici.
La situazione nelle prigioni di tipo F è divenuta talmente insostenibile che i prigionieri parlano di riprendere lo sciopero della fame che avevano sospeso il 22 gennaio 2007. Questa dichiarazione dei detenuti ci inquieta massimamente dato che la ripresa del loro sciopero della fame rischierà di comportare dei nuovi decessi. Non vogliamo più vedere questa sfilata macabra di bare che lasciano le prigioni. Per questo, in qualità di amici e parenti dei detenuti politici di Turchia, domandiamo al ministro turco della giustizia di rispettare la sua parola.

Stop alla tortura e all'impunità!
Rispetto della circolare 45/1 che prevede il diritto di conversazione fra detenuti.

Bruxelles, 18 ottobre 2008
TAYAD KOMITE (Comitato di sostegno ai familiari dei prigionieri politici di Turchia)
tayadkomite@hotmail.com

Traduzione a cura di Senza Censura, www.senzacensura.org

http://www.autprol.org/