14/09/2008: Gli ergastolani del carcere di Spoleto scrivono agli altri ergastolani d’Italia
L’anno scorso 310 ergastolani avevano inviato una lettera al Capo dello Stato chiedendo di tramutare la loro pena di ergastolo in condanna a morte. Vi ricordate?
La risposta del Presidente della Repubblica non è ancora arrivata ma nel frattempo sette ergastolani si sono tolti la vita, infliggendosi la pena di morte.
L’ultimo, l’ergastolano Giuseppe, è stato trovato impiccato nel carcere di S. Gimignano (fonte: Liberazione 17/07/08). Siamo rimasti in 303. A chi toccherà adesso? Perché aspettare ancora?
Agiamo! E’ inutile domandarsi quale altro ergastolano si impiccherà domani. Potresti essere proprio tu.
Che fare?
Se ce ne andiamo in silenzio una alla volta non facciamo rumore.
Perché non andarcene tutti insieme?
Perché non stabiliamo una data e non ci impicchiamo tutti insieme?
Io ci penso spesso a impiccarmi, quale ergastolano non ci ha mai pensato?
Non dovrebbe essere difficile, basta legare un lenzuolo alle sbarre e farla finita…
Se non ci danno speranza, se dicono che siamo irrecuperabili e che siamo dei mostri o lottiamo per la libertà (ma sul serio, con tutte le nostre forze) o facciamola finita.
E’ al vaglio del parlamento il ddl n.623 per la modifica della legge Zozzini. Probabilmente, fra poco tempo non ci sarà più la speranza legata a questa legge che per molti di noi non era comunque una realtà accessibile.
Questo sarà un bene, perché così non ci illuderemo e sapremmo con certezza che moriremo in carcere.
Che fare?
L’unica speranza per noi siamo noi stessi.
Gli ergastolani di un tempo avevano la speranza reale di un permesso, della semilibertà, della condizionale, noi non abbiamo neppure quelle, perché moltissimi ergastolani sono stati condannati per reati di mafia e hanno l’ergastolo ostativo.
La speranza per noi non esiste, sta a noi cercarla e trovarla nella morte o nella lotta. Se continuiamo a non fare nulla, il nulla ci distruggerà.
Siamo come senza vita! Possiamo solo lottare e allora maledizione, lottiamo! Che stiamo aspettando?
Abbiamo solo questi giorni e sono gli ultimi che ci rimangono. Usiamoli lottando per avere un fine pena.
Non contiamo sui politici, per loro siamo solo merce di scambio per ottenere voti dall’opinione pubblica.
E’ di questi giorni la dichiarazione che vogliono restringere il regime di tortura del 41bis. Ma che cosa vogliono restringere? Ormai dopo tanti anni di quel regime, i detenuti che lo hanno subito non sono più persone ma sono morti viventi che non hanno neppure la forza di ribellarsi ai loro aguzzini.
Non contiamo sui magistrati di sorveglianza. Hanno paura di essere attaccati dai politici e di perdere consenso nell’opinione pubblica.
Non contiamo solo sugli educatori, sui direttori e gli assistenti sociali. Nella grande maggioranza dei casi ci vedono solo come fonte dei loro stipendi.
Contiamo solo su di noi. Contiamo sugli ergastolani.
Che fare?
Qualunque cosa. Basta fare qualcosa invece di nulla!
Scegliamo di avere speranza.
Il primo dicembre di quest’anno, con serietà e determinazione, inizierà in ogni istituto uno sciopero della fame a staffetta per rivendicare una presa di posizione del parlamento europeo con una risoluzione per l’abolizione dell’ergastolo.
Gli ergastolani che decidono di lottare per avere un fine pena e quelli che hanno inoltrato il ricorso alla Corte europea per l’abolizione dell’ergastolo, comunichino la loro adesione all’Associazione Pantagruel, Tavantti 20, 50134 Firenze. Sito www.informacarcere.it, che ci rappresenterà esternamente e che in un secondo tempo invierà un modulo di adesione spiegando le modalità.
Gli ergastolani in lotta di Spoleto, agosto 2008
http://www.autprol.org/