14/09/2008: 5 OTTOBRE 2008 - REFERENDUM “NO DAL MOLIN”: SI, CONTRO LA BASE DI GUERRA


L’Amministrazione comunale di Vicenza ha fissato per il 5 ottobre il referendum che chiamerà i cittadini a pronunciarsi sul seguente quesito: “È lei favorevole alla adozione da parte del consiglio comunale di Vicenza, nella sua funzione di organo di indirizzo politico amministrativo, di una deliberazione per l'avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione, dell'area aeroportuale “Dal Molin” - ove è prevista la realizzazione di una base militare statunitense - da destinare ad usi di interesse collettivo?”.
Noi non siamo troppo amanti dei referendum. In una società in cui i mezzi per la formazione del consenso sono tutti in mano alle forze politiche e sociali dominanti, la possibilità di ribaltare gli esiti attraverso il voto (elettorale o referendario) è sempre molto remota. Tra l’altro, quello del 5 ottobre, è un referendum consultivo che non ha effetti pratici diretti, anche nel caso in cui venisse vinto da chi si oppone al Dal Molin militare (visto che, tra l’altro, l’acquisto dell’area da parte del Comune è subordinato - come dice il quesito - alla sdemanializzazione dell’area e Berlusconi ha già dichiarato che lo Stato non ha alcuna intenzione di sdemanializzare, cioè di vendere).
Ma ormai il referendum è promosso e si tratta di esprimere una posizione che per noi, a questo punto, è quella del SI.
SI ad andare a votare, SI nel voto del 5 ottobre, SI, soprattutto, a sviluppare una campagna di sensibilizzazione, non solo sugli effetti ambientali ed urbanistici della costruzione della base, ma soprattutto sui suoi effetti politici, sociali, culturali.
Perché il nuovo sindaco Variati abbia voluto il referendum è abbastanza facile intuirlo. Se vince il NO il centro-sinistra avrà mano libera nell’accelerare l’avvio dei lavori (che lo coinvolgono non solo per la propria subalternità politica agli USA, ma soprattutto in quanto a costruire saranno anche le “cooperative rosse”); se vince il SI la “patata bollente” dal punto di vista politico-mediatico passa nelle mani di Berlusconi che confermando il via libera ai lavori dovrà mettersi, gioco forza, contro “la città di Vicenza”. E in ogni caso, Variati farà la bella figura di chi ha voluto ascoltare la voce dei cittadini, cosa che Hüllweck non ha voluto fare. Insomma, comunque vada, Variati ci ricava qualcosa, e senza ostacolare i piani americani. Per il nuovo Sindaco di Vicenza si tratta, in sostanza, di una battaglia contro Berlusconi e non certo contro la costruzione della base (a cui il governo Prodi - dal PRC a Mastella -, è bene non dimenticarlo, aveva dato a suo tempo il via libera). È questo che spinge Berlusconi ad esprimere platealmente la propria avversione al referendum e a chiederne l’annullamento.
Variati tenta di impostare la questione Dal Molin nei termini di una questione amministrativa (“compriamo l’area e ci facciamo attività sociali”) per evitare che il referendum diventi una battaglia pro/contro la politica di guerra degli USA; ecco perché noi, al contrario, riteniamo che si debba politicizzare il più possibile il referendum chiedendo ai vicentini di esprimersi non solo e non tanto sull’impatto ambientale-urbanistico della base, quanto soprattutto sul suo impatto politico-sociale e umano, di esprimersi pro o contro la costruzione di basi che servono a garantire gli interessi economici e strategici dell’imperialismo, in particolare quello statunitense, e che sono la causa del massacro di intere popolazioni, alle quali abbiamo portato “pace e democrazia” a colpi di uranio impoverito, fosforo bianco o torture come ad Abu Ghreib.
Ecco perché noi non chiameremo i cittadini di Vicenza a dire sì o no al quesito posto da Variati, ma a dire sì o no al seguente quesito: “Cittadini di Vicenza, volete voi la costruzione o l’ampliamento di basi militari americane sul vostro territorio che oltre a creare problemi di impatto ambientale di vario genere, sono destinate ad essere usate in interventi di guerra che hanno il solo scopo di difendere e promuovere gli interessi economici del capitalismo USA (e non solo), depredando le ricchezze di altri popoli con la scusa di portare loro la democrazia?” Quando voteremo sì, facciamolo per queste ragioni senza abbassarci, anche se per ragioni opposte, all’infimo livello dei sostenitori del NO (ovvero del SI Dal Molin) disposti, per qualche spicciolo, a vendere ogni ragione di umanità e di civiltà.
Un referendum vinto per evitare l’aumento del traffico e non per evitare la morte di centinaia di migliaia di persone innocenti non servirebbe a nulla, neppure se avvenisse il miracolo e alla fine la base non si costruisse. Sul terreno dell’egoismo non cresce certo la pianta della solidarietà. E noi non avremo mai nessuna comprensione per chi vuole il giardino pulito senza preoccuparsi se altri vivono nelle discariche. Tanto varrebbe, nel caso, mandare al diavolo i vicentini e le loro preoccupazioni sulla perdita di valore commerciale degli immobili.
Ma se Vicenza, dicendo no al Dal Molin militare, dirà no alla guerra dell’imperialismo allora avrà dato un grande messaggio di civiltà; certo, il referendum è solo un passaggio, la battaglia andrà comunque avanti, anche se il referendum venisse vinto, anche se la base venisse costruita. Perché sempre ci sarà bisogno di lottare contro la guerra del capitale e per una nuova società, sempre ci sarà bisogno di lottare contro la morte, per la vita.

Alto Vicentino, settembre 2008
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