19/07/2008: BASTA CON L’ISOLAMENTO E LE UMILIAZIONI, IL RISCATTO DI OGNUNO SI CONQUISTA CON LA LOTTA COLLETTIVA


Giustificandosi con una quanto mai ambigua “emergenza sicurezza”, in questi ultimi anni lo stato italiano è diventato sempre più autoritario sia per quanto riguarda la partecipazione a missioni di guerra all’estero (in ex Jugoslavia, Irak, Afghanistan, Somalia, Libano) e sia per ciò che riguarda l’impiego di forze di polizia all’interno delle metropoli. L'esercito posto a sorveglianza delle strade – ma soprattutto delle nuove mega discariche, delle aree di insediamento di nuove basi NATO, dei cantieri per l’Alta Velocità e domani forse anche delle centrali nucleari – è soltanto l'ultimo tassello di quello che sempre più ci appare come un vero e proprio stato di polizia a difesa degli interessi dei poteri forti.

Così è aumentata anche la popolazione reclusa in carcere e le vessazioni alle quali devono sottostare specialmente quei detenuti classificati come “pericolosi”, spesso a prescindere dal reato che é stato loro contestato. Per entrare nel girone dei detenuti “speciali”, la cui presunta “pericolosità” giustifica la condizione detentiva più estrema, basta poco. Basta essere condannati, o anche semplicemente indagati, per un reato associativo per cui non occorre aver compiuto dei reati particolari ma è sufficiente che sia stata provata l’appartenenza all’associazione. Spesso questa “prova” è ottenuta tramite la collaborazione dei cosiddetti “pentiti” in cambio di significativi sconti di pena oppure è frutto di insindacabili indagini di polizia. In ogni caso per ogni boss mafioso rinchiuso in carcere, con grande eco di stampa e televisione, centinaia sono quei detenuti classificati come “pericolosi” la cui famiglia non possiede il denaro nemmeno per sostenere il lungo viaggio per recarsi al colloquio. Oppure basta essersi ribellati, non aver accettato di guardare da un’altra parte davanti ad un sopruso, ad un pestaggio, ad uno dei mille ricatti che lo stato dei 4 morti al giorno sul lavoro impone tutti i suoi sudditi, specialmente quando decide di spendere miliardi di euro in spese militari sottraendoli alla sanità, all’istruzione, alla sicurezza sul lavoro.

Un “moderno” sistema carcerario si sta affacciando all’orizzonte: Elevato Indice di Vigilanza, 41 bis, Alta Sorveglianza, sono tutti nomi che identificano una condizione detentiva, ciascuna con caratteristiche proprie, dove l'isolamento e la separazione dagli altri detenuti costituiscono l’elemento comune e irrinunciabile.
In queste sezioni speciali l'arbìtrio del carcere si manifesta in tutta la sua ferocia: la socialità con gli altri prigionieri è impedita e comunque fortemente limitata, la possibilità di vedere i propri familiari é assai limitata e ostacolata, la posta spesso è sottoposta a censura. Tutto ciò in un contesto dove a comandare sono sempre più le guardie carcerarie.
Anche i familiari subiscono una pena analoga conseguente alla particolare forma di carcerazione.
Per i detenuti posti in regimi di detenzione speciale, infatti, i colloqui sono ridotti nel numero, la posta è sottoposta a censura e comunque ostacolata, il contenuto dei pacchi è limitato e sottoposto ad assurde restrizioni. Inoltre é più difficile rispondere a tono all’immancabile arroganza delle guardie poiché è maggiore il timore di ritorsioni su di un detenuto in isolamento.

Noi non crediamo affatto che la tortura dell’isolamento, le privazioni e le umiliazioni che il carcere riserva ai detenuti e ai loro familiari possano servire realmente allo scopo dichiarato di voler controllare i detenuti più pericolosi e a reinseire gli altri. E’ sotto gli occhi di tutti come i veri criminali, terroristi e assassini siano ben saldi nei loro posti di comando, fatta eccezione per qualche regolamento di conti, e che le condizioni di vita fuori, nel mondo cosiddetto “libero”, dove si dovrebbe essere reinseriti, siano rigidamente regolate da pesanti condizioni di lavoro, sanitarie e abitative, da salari bassissimi, da disoccupazione e precarietà diffuse, dalla miseria dei più a vantaggio del privilegio dei pochi, anzi pochissimi.
Per il prossimo autunno abbiamo pensato ad una iniziativa davanti al carcere di Opera, alla quale fin da ora invitiamo i familiari dei detenuti qui rinchiusi, per cominciare a praticare soluzioni collettive, alternative a quella che ci viene imposta e che ci obbliga oltretutto a mantenere un crescente esercito di parassiti, le loro svariate divise e le nuove strutture carcerarie e para-carcerarie che vogliono costruire.

Milano, 19 luglio 2008
OLGa – olga2005@autistici.org

http://www.autprol.org/