01/10/2005: DICHIARAZIONE DI INTENTI PER UN LAVORO CONTRO IL CARCERE E LA REPRESSIONE


Siamo un gruppo di compagni, militanti in organizzazioni e/o come singoli, attivi nella realtà milanese e in alcune città vicine che hanno deciso di unirsi contro il carcere e la repressione. Ogni realtà, ogni singolo compagno, può contribuire con la propria esperienza, creatività e determinazione.

In questa fase, caratterizzata dall’interventismo armato dell’imperialismo, di cui è parte di prim’ordine anche lo stato italiano, e dal conseguente dinamismo degli apparati controrivoluzionari sul fronte interno, ne sono un esempio la legge Pisanu, l’applicazione dell’isolamento duro (41 bis) alle compagne e ai compagni del BR-PCC arrestati negli ultimi anni, gli arresti in particolare di giovani arabi perché considerati vicini alla resistenza irachena, le espulsioni indiscriminate di persone di altri paesi, il caso della scuola di via Quaranta a Milano, le continue retate e arresti di compagni e le innumerevoli inchieste e perquisizioni in tutto il paese, il funzionamento dei lager chiamati CPT. Secondo noi tutto ciò riattualizza con forza la necessità di riprendere anche sul nostro territorio una pratica di lotte contro il sistema repressivo nel suo complesso, di cui elemento centrale è l’istituzione carceraria. Di fronte al quadro politico e sociale in cui la borghesia imperialista cerca di rinserrare la lotta di classe, la funzione del carcere, a nostro parere, non è criticata e ostacolata come dovrebbe.

Da sempre il carcere è lo strumento che lo stato utilizza per imporre il dominio delle classi dominanti ed allo stesso tempo tenta di impedire e ostacolare la nascita e lo sviluppo di pratiche antagoniste e di liberazione, o anche di semplice critica all’ordine esistente. Anche oggi non sono colpiti solo i militanti rivoluzionari, ma tutti coloro, questo l’intento più profondo, che in ogni ambito sociale, dalla scuola, ai luoghi di lavoro, al territorio, si oppongono, lottano e criticano.
Abbiamo presente che lo stato è incessantemente attivo nel colpire tutti quegli organismi e realtà politiche che hanno cercato di costruire un rapporto stabile interno/esterno con il movimento dei proletari prigionieri e con i prigionieri rivoluzionari in un percorso comune contro l’apparato repressivo (vedi per ultima “Croce Nera Anarchica”). Questo perché, secondo noi, anche il più apparente piccolo gesto di solidarietà e sostegno verso i prigionieri aiuta e rafforza la coscienza e la pratica della lotta contro la funzione assassina e disgregatrice che la borghesia e il suo stato assegnano al carcere. E tuttavia l’esperienza del passato e anche più recente conferma inequivocabilmente che la sopravvivenza e l’integrità politica e fisica dei prigionieri sono legate in primo luogo ai rapporti di forza che si stabiliscono sul terreno della lotta di classe. E nei fatti siamo determinati ad unirci proprio dalla consapevolezza di costruire nel movimento della lotta di massa, che incessantemente si manifesta nei diversi ambiti sociali, rapporti di classe solidali necessari anche alla lotta contro il variegato sistema carcerario (repressivo e di controllo sociale).

Nell’avviare la complessa iniziativa che qui esponiamo, consideriamo priorità politica sostenere e riferirci:

1. a compagni/e chiusi nelle carceri europee, perché essi/e agiscono in una prospettiva rivoluzionaria diretta all’abbattimento della società borghese e del carcere, perché in carcere combattono la sua funzione desolidarizzante e distruttiva della coscienza di classe e costituiscono dunque la critica all’essenza del ruolo del carcere; per raccogliere da loro esperienze, contributi e così costruire o consolidare rapporti che si sviluppino in percorsi comuni;

2. ai prigionieri che hanno una posizione di rottura nei confronti dello stato e che rimangono uniti con l’esterno attraverso diverse forme, che all’interno lottano contro l’isolamento e la desolidarizzazione proponendo unità, solidarietà, lotta di fronte alla quotidianità carceraria;

3. tutti i prigionieri che lottano all’interno del carcere contro i soprusi per la salvaguardia della propria dignità e di quella altrui, che cercano forza e supporto all’esterno (ultimo esempio, la lotta tuttora aperta dalle prigioniere del carcere di Teramo).

Per allargare e rafforzare la lotta contro il carcere e la repressione, avendo di fronte a noi la gravissima situazione del rapporto con il lavoro, con la casa, con le condizioni di vita in generale che avvicinano inevitabilmente una parte della classe lavoratrice, in particolare la popolazione immigrata, ad avere a che fare con l’apparato repressivo, consideriamo naturalmente importante l’intervento nei quartieri proletari. Nella preparazione ed attuazione di iniziative di lotta e di sensibilizzazione, riteniamo perciò politicamente decisivo mantenere un atteggiamento il più possibile di apertura verso tutti quei soggetti e/o realtà, in Italia e in Europa in particolare, che si dimostrano sensibili e interessati a contrastare la funzione politica e sociale della carcerazione e della repressione e che dimostrano di voler contribuire nelle forme più diverse, al dibattito e alla lotta contro il carcere.

Ottobre 2005
OLGA - è Ora di Liberarci da tutte le GAlere
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