01/09/2008: Aggiornamenti dalle lotte antirazziste torinesi


òspite (agg., s.m. e f.) dal latino "hospitem", colui che riceve il forestiero e gli dà cibo, non per lucro, ma per sola amicizia, per benevolenza, per umanità; e poi il Forestiero medesimo, che è alloggiato e protetto.

«Qui i militari mi dicono che sono un ospite. Ma se sono un ospite perchè sono rinchiuso in una gabbia? Se invito qualcuno a casa mia… è giusto dire che quella persona è mia ospite?! Beh, a me non è mai successo di avere un ospite in casa, di metterlo dietro a delle sbarre altissime, di sorvegliarlo armato, di costringerlo a non uscire, di minacciarlo dopo qualsiasi sua richiesta, di mettergli schifose gocce nel cibo, di umiliarlo con insulti e prese in giro, eccetera…»
«È da poco che sono qui, molti miei amici sono stati rinchiusi qui dentro ma ammetto che spesso non credevo ai loro racconti. Credevo che esagerassero. Invece ora che sono qui capisco molte cose. Lo sai che la prima volta che ho mangiato qui sono crollato nel letto? Non riuscivo a stare in piedi! Nel cibo mettono delle gocce per farci dormire. Credimi, mi tremavano le gambe e avevo proprio sonno. Non mi era mai successo! Ma cosa ci mettono dentro?!»
«Questo significa essere ospiti?»
«Poi questa notte avevo freddo. Da mezzanotte alle 4 del mattino attaccano l'aria condizionata invece di giorno la mettono solo per un'ora! Ho chiesto una coperta ad un volontario della Croce Rossa e sai cosa mi ha detto? "è agosto e vuoi la coperta? vi lamentate sempre, non vi va mai bene niente! non ti do nessuna coperta ed in particolare non spengo l'aria condizionata perchè altrimenti poi si sente la vostra puzza!"»
«Dimmi un pò tu… questo significa essere ospiti? Ma le parole hanno un significato o no? scusami forse parlo male l'italiano…»

da http://www.autistici.org/macerie/

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Sicuri da morire

Torino sabato 30 agosto - ore 12.00
presidio al Balon

Contro i militari nelle strade e contro il razzismo. Esposizione di una mostra sui "nostri ragazzi" in missione all'estero. Appuntamento in piazza Borgo Dora angolo via Andreis. L'iniziativa è stata condivisa all'interno dell'Assemblea Antirazzista di Torino. Per contatti: assembleaantirazzistatorino@autistici.org
Di seguito il testo di uno dei volantini che verrà distribuito:

Arrivano i nostri! Nonostante l'Italia sia il paese con la più alta densità di forze di polizia al mondo – uno ogni ottanta adulti in età da lavoro – si proclama che la sicurezza non è ancora sufficientemente garantita, si invocano rinforzi. Ed eccoli finalmente, questi militari, in tuta mimetica o in divisa color beige, con la mitraglietta o con il manganello, fianco a fianco dei loro colleghi vestiti di blu. A vederli nei parchi e per le strade di Torino non sembrano neanche gli stessi che sparano sui civili in Afghanistan e in Iraq, torturano i genitali dei prigionieri in Somalia, stuprano le ragazzine in Kosovo. Forse non abbiamo visto proprio tutto, e la televisione, si sa, rende tutti più belli. Eppure perché non dovrebbero essere gli stessi? Se la guerra è ufficialmente dichiarata "operazione di polizia internazionale", perché la difesa dell'ordine pubblico non può essere garantita anche dall'esercito? E allora, di che stupirsi? E soprattutto, di che lamentarsi? Viene il sospetto che sia solo l'ennesima trovata del marketing governativo.
Emergenza! Schierare i militari per contrastare un'emergenza dai contorni sempre più vaghi rassicura soltanto chi li comanda. Perché il soldato è il cittadino modello di una società disciplinata, autoritaria e gerarchica – un incubo per chi ci vive, ma l'ideale per chi la vuole amministrare – un cittadino che marcia al passo senza discutere gli ordini, che non protesta se la paga è bassa e se il rancio è pessimo e pure caro, che non si lamenta se muore sul lavoro e stupra e uccide pure, quando serve. Ma siamo sicuri che si tratti esclusivamente di uno show, lungo sei mesi prorogabili per altri sei?
Allora basterebbe solo aspettare la fine della missione, stando attenti a non farsi malmenare dai vigili urbani, a non affogare scappando dalla polizia, a non morire come un cane in un centro di detenzione, a non bruciare in un campo rom. Perché in questa escalation di violenza contro gli ultimi, contro gli abusivi, gli irregolari, i clandestini, gli stranieri e gli italiani purché poveri o dissidenti, siamo davvero tutti più sicuri, sì. Sicuri da morire.
Allarme! Oltre che un simbolo, la militarizzazione del territorio è anche la risposta concreta dello Stato alla minaccia della rivolta aperta della popolazione. Schierati a sorvegliare le rivolte degli stranieri prigionieri nei centri e a proteggere le discariche della Campania, i soldati non si tireranno di certo indietro quando sarà ora di costruire la Tav in val Susa, dove la polizia davvero non è bastata. E come ogni guerra è camuffata da una propaganda che la dipinge come umanitaria, così anche i soldati nelle città si presentano oggi con un volto umano, rassicurante. Ma se non li respingiamo ora, potremmo svegliarci domani al grido di "altolà!" per vedere il loro volto più feroce, quello che sfonda le porte, terrorizza, stupra e ammazza. La frontiera passa già attraverso i nostri mercati, la guerra è sotto casa. Intralciamo i loro piani e smascheriamo le loro malefatte, e i loro punti deboli. Prima che sia troppo tardi.

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Torino: sicuri da morire

Sabato 30 agosto, in una Torino ancora sonnecchiante di vacanze e calura un gruppo di antirazzisti si è dato appuntamento alle 12 al Balon, il mercato delle pulci cittadino, per un presidio di informazione sugli alpini della Taurinense che dalla prima settimana di agosto pattugliano la città.
La mattinata è però cominciata prima, quando gli antirazzisti si sono ritrovati al Mercato di Porta Palazzo, dove di solito stazionano i militari e la polizia. Gli alpini, presenti in forze sino a pochi minuti prima, si sono rapidamente dileguati: forse la polizia ha preferito che non si incontrassero con i manifestanti. Armati di cartelli con la scritta “Sicuri da morire” e le immagini delle imprese dei “nostri ragazzi” in missione di “polizia internazionale” in Somalia, Iraq, Afganistan, gli antirazzisti, seguiti a poca distanza da uomini e donne della Digos, hanno effettuato numerosi comizi volanti attraverso l’ampia piazza del mercato. Un compagno in divisa militare con tanto di chiave a molla sulla schiena ed una compagna coperta da un drappo nero, con in mano fili elettrici hanno ricordato le torture nei confronti dei prigionieri effettuate dai militari italiani e dai loro alleati in missione di “pace”.
A turno gli antirazzisti hanno improvvisato comizi volanti mentre venivano mostrati i cartelli con le immagini di prigionieri di guerra incaprettati, torturati con l’elettricità, teste mozzate ed altri orrori che mostrano la guerra nella sua terrificante normalità.
La gente ascoltava, qualcuno protestava, altri applaudivano, parecchi immigrati davano segni di palese apprezzamento.
Di comizio in comizio si è raggiunto il Balon dove è partito il presidio di informazione andato avanti sino al primo pomeriggio. Per l’intera giornata gli alpini non si sono fatti vedere in zona.
In serata un gruppo di antirazzisti è andato al CPT/CIE ed ha salutato i reclusi con mortaretti, fuochi artificiali e slogan. Dall’interno gli immigrati hanno gridato in risposta la loro ansia di libertà.

Domenica mattina al mercato abusivo gestito da immigrati che si svolge ogni settimana all’angolo tra piazza della Repubblica e via Cottolengo si sono nuovamente dati appuntamento gli antirazzisti con volantini e con la mostra “Sicuri da morire”, già portata in piazza il giorno prima. Il sindaco Chiamparino all’inizio della settimana aveva dichiarato di voler chiudere il mercato e ripristinare la legalità. Lo stato schiera le sue truppe, gli antirazzisti preparano la resistenza.
Queste iniziative si sono svolte in contemporanea con il No Border Camp di Patrasso cui rivolgiamo il nostro saluto, convinti che la lotta contro le politiche razziste dell’Europa Fortezza è una lotta comune e solo nel moltiplicarsi solidale delle iniziative si potranno porre le basi per la libera circolazione delle persone a la distruzione delle frontiere. Faremo circolare le info sul No Border appena saranno tradotti dal greco i resoconti.
Le iniziative torinesi sono state condivise all’interno dell’Assemblea Antirazzista.
La prossima riunione è prevista per martedì 2 settembre alle 21 in via Cecchi 21.

assembleaantirazzistatorino@autistici.org 338 6594361

http://www.autprol.org/