15/08/2008: Argentina: la fabbrica Zanon sotto tiro


L’impresa autogestita più nota nel mondo, la fabbrica argentina di ceramica, Zanon, situata nella città di Nequém, è di nuovo minacciata.
Su istanza di un creditore dei vecchi proprietari, in ottobre, la fabbrica deve essere messa all’asta. Questo potrebbe significare la fine di uno straordinario esperimento di autogestione e democrazia di base.
Zanon venne occupata nell’ottobre 2001. Con il grande sostegno della popolazione, operaie e operai sono riusciti ad impedire numerosi tentativi di chiusura. Nei primi anni hanno continuato a lavorare senza alcuna protezione legale, il tribunale dei fallimenti di Buenos Aires, a suo tempo, decise di affidare la fabbrica, per il suo utilizzo, ad operaie e operai fino all’ottobre 2009. Operai e operaie si unirono in cooperativa e fondarono la FaSinPat (Fabrica Sin Patrones). Ma l’altro anno, su istanza di un vecchio creditore, lo stesso tribunale ridusse il tempo di affidamento all’autogestione di 1 anno. Così ancora una volta compagne e compagni sono costretti a riprendere la lotta per mandare avanti il loro progetto e per il posto di lavoro.
In Argentina le fabbriche affidate a operaie e operai sono 160. Zanon/FaSinPat, fra questi, è il progetto con le posizioni più radicali e con i cambiamenti interni più profondi. Sin dall’inizio, le operaie e gli operai non si sono interessati soltanto a far ripartire la produzione (su questo piano sono riusciti a raggiungere un grande successo: la produzione è stata portata da 20.000 mq (di piastrelle) a 400.000 mila mentre le persone al lavoro sono passate da 260 a 470). Ma prima di tutto loro hanno ulteriormente sviluppato la democrazia di base, a partire dalla fabbrica hanno creato una rete di rapporti politici e solidali. Tutte le decisioni vengono prese nelle assemblee interne e questo verso l’esterno ha dato vita alla “fabbrica al servizio della comunità", vale a dire che una parte della produzione viene messa a disposizione di progetti sociali e che la fabbrica viene aperta come spazio libero per rappresentazioni politiche e culturali.
Se si afferma la volontà della società creditrice, l’italiana SACMI, a tutta questa esperienza viene messo fine nel prossimo ottobre. Operaie e operai sospettano che SACMI se la intenda con Zanon, la proprietà precedente.
Dopo essere venuti a conoscenza della minaccia dell’asta, operai e operaie hanno immediatamente messo in moto la mobilitazione e imposto un incontro al governo della provincia. Questi ha reso noto che la fabbrica rimarrà ancora nelle mani di lavoratori e lavoratrici e ne esclude la vendita; propone invece la vendita delle azioni dei creditori (preferenziali), per riuscire ad avere le mani in pasta in caso di messa all’asta.
Per lavoratrici e lavoratori quest’ultima non può essere la soluzione. Da una parte la via d’uscita dall’asta è incertissima, dall’altra loro la considerano sbagliata. Da tempo chiedono che la provincia espropri la fabbrica e la dichiari bene pubblico: perché dovrebbero comprare una fabbrica che in ogni caso già gli appartiene? I debiti contratti da Zanon con la mano pubblica sono pari al 95% del valore delle macchine.
Secondo la costituzione argentina un esproprio è possibile. Lavoratori e lavoratrici della Zanon hanno elaborato assieme ad avvocati ed esperti della finanza una proposta di esproprio che dovrebbe essere realizzabile da parte della provincia. A favore di questa proposta loro hanno già raccolto 90.000 firme e l’hanno presentata per ben tre volte (2003, 2006 e 2007) senza averne risposta – fino ad ora.
Giovedì 31 luglio compagne e compagni hanno presidiato un’altra volta la sede del governo provinciale. In quest’occasione hanno detto a chiare lettere che:
– gli operai, le operaie e la popolazione di Nequém non possono assumersi la responsabilità né per i debiti del vecchio proprietario e neppure lo vogliono;
– un indebitamento di milioni di pesos caricato sulle spalle della cooperativa e della comunità di Nequém, come propone il governatore della provincia, equivarrebbe ad un cerchio di salvataggio di piombo. La famiglia Zanon e altri imprenditori si stanno predisponendo per l’asta;
– noi operai, operaie e la popolazione non possiamo e non vogliamo accettare un’asta con queste società, in quanto l’autogestione operaia della Zanon non è da considerare un’attività, ma soltanto come una questione sociale.
Da un comunicato stampa, Solidaridad Obrera 03.08.2008
http://www.obrerosdezanon.com.ar/


http://www.autprol.org/