02/08/2008: Notizia n. 0, Milano, 31.07.2008
Articoli di stampa di qualche giorno fa, ricalcando schemi già noti, hanno annunciato l’ennesima "estate calda dei centri sociali", per i quali "si avvicina l’ora X di sfratti e sgomberi".
In merito, possiamo confermare che la giunta comunale, con delibera del 20.06.2008, ha dato mandato ai suoi avvocati di avviare le pratiche per ottenere il rilascio dello stabile di via Conchetta 18.
Con questa nostra prima "notizia" riconosciamo pubblicamente che il CSOA Cox 18 ha commesso tre errori, imperdonabili per questa giunta di fascisti, xenofobi, voltagabbana e affaristi.
Da quando è nato, il Centro ha sempre svolto iniziative libere dai vincoli del denaro e dalla spettrale ideologia del "vincente". È cioè un luogo in cui le attività scaturiscono da una pratica di autogestione, svincolata da ogni "cordata" paraistituzionale. Le sue scelte non sono dipese mai da quella logica utilitaristica che è andata sempre più impregnando i pori e gli alveoli di questa città, fino ad asfissiarla. Sia che si trattasse di un concerto, di un dibattito politico, di una iniziativa di solidarietà, di un film e di quant’altro è stato qui fatto. Ieri, oggi, domani.
Il Centro è cresciuto mantenendo vivo un legame con la memoria, cosa rara e di per sé trasgressiva in questi tempi che vanno controcorrente. Ha ospitato con reciproco affetto, comprensione e pazienza la libreria Calusca di Primo Moroni; e di quella esperienza conserva il mestiere, la Calusca City Lights e un Archivio unico in Italia. Da sempre, ha dato spazio a momenti di discussione e confronto che tenessero accese le "Luci di questa città".
Infine, il terzo, è un errore di leggerezza. Il Centro si è collocato da subito in un luogo improprio. Un quartiere d’illustre storia, già proletario e malavitoso, "fiammeggiante di bandiere rosse e rossonere", prima d’essere ricondotto a ragione (mercantile) e abbassarsi a luogo pittoresco pieno di locali in cui si "vendono vino e panini senza amore e senza memoria", come scriveva lo stesso Primo. Dove, se va bene, i residenti storici che ancora sopravvivono prendono 500 euro al mese di pensione, quando le immobiliari valutano più di 5.000 euro a metro quadro il prezzo degli appartamenti. Mentre, a cento metri di distanza, via Tibaldi segna la nuova demarcazione con l’altro, il diverso, lo straniero.
Che la giunta delle retate contro i "clandestini", delle cartolarizzazioni sfrenate, dell’EXPO, del "disastro dei derivati" e della chiusura di ogni spazio sociale riservi anche a noi le sue moleste attenzioni non ci stupisce né ci spaventa.
Quest’estate, come sempre, il Centro sarà aperto. Gira la mola dell’arrotino, e il vento fa il suo giro.
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