26/07/2008: PARMACRACK: RIFLESSIONI SULLA VICENDA DELLA GURU DI MATTEO CAMBI
L’ennesimo crack che sconvolge un’azienda locale presenta degli aspetti che vale la pena di osservare meglio.
La GURU veniva presentata come il fior fiore della nuova imprenditoria parmigiana, un giovane rampante con un’idea meravigliosa in testa, che spiegava ai rampolli cittadini come fare mucchi di soldi ed emergere da vero VIP.
Un’espansione rapidissima in meno di 8 anni, dai 10 milioni di euro di fatturato del 2002 agli oltre 80 del 2007 ha fatto sorgere più di un dubbio su chi fosse il finanziatore di questa strategia, evidentemente le banche locali, presso cui la famiglia Cambi doveva essere accreditata.
La realtà però si è incaricata di dire al signor Cambi e al suo mondo fasullo che le leggi economiche valgono anche per i guru e che alla fine tale mix di affarismo, speculazione e marketing era destinato al fallimento.
Ma la realtà mostra anche che dietro Cambi c’era e c’è quella borghesia affaristica e speculativa che trova nella Gazzetta di Parma e nel suo gruppo editoriale lo strumento di comando e di coercizione del consenso.
Una borghesia oggi come non mai arrogante nella difesa dei propri privilegi, certa dell’impunità di fronte a questa Giustizia, velocissima quando incarcera senza pietà i responsabili di furti da 4 soldi, ma ligia di fronte al potere di Tanzi e della sua banda, tanto per fare esempi che tutti conoscono.
Alla faccia della cosiddetta democrazia, questa classe sociale di irresponsabili si arroga il diritto di comandare la società in nome del profitto, infischiandosene se i propri azzardati calcoli costano il posto di lavoro a centinaia di lavoratori o se a causa delle loro speculazioni la gente perde la casa per un mutuo insostenibile.
E proprio in questi mesi, mentre si contano i danni enormi del crack Parmalat e questo nuovo fallimento infastidisce l’Unione Industriali di Parma e la sua saggezza economica, si mettono le basi per quello che a tutta vista sarà il prevedibile disastro che toccherà alla nostra città nel prossimo decennio: la famigerata Metropolitana leggera, un’opera faraonica che dovrebbe costare tra i 300 e i 500 milioni di euro, con una spesa di centinaia se non migliaia di euro per ogni abitante della nostra ridente cittadina.
Grazie ai professionisti della disinformazione che confezionano la Gazzetta di Parma, ci viene detto che tale opera - priva di senso in una piccola città come la nostra - è invece assolutamente indispensabile; quando tra alcuni anni il disastro sarà realizzato, invece ci parleranno della necessità che il governo intervenga o che i cittadini mettano mano al portafoglio e accettino tagli alla spesa sociale, ad esempio.
Monopolio e rendita speculativa sono i veri cavalli di battaglia dei padroni del vapore nella nostra città: a chi si oppone a tale logica di distruzione, in nome della difesa dei ceti popolari e delle classi meno abbienti, resta il compito di costruire l’organizzazione dell’antagonismo e della lotta.
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