20/07/2008: Aggiornamenti dalle lotte antirazziste torinesi
7/7: Una quarantina antirazzisti si radunano sotto le mura di corso Brunelleschi, per informare i migranti reclusi dello sciopero della fame in corso da due giorni al Cpt di Milano. Contemporaneamente, altri presidi sono in corso a Milano e a Bologna, tutti seguiti in diretta da Radio BlackOut.
Ascolta le dirette da via Corelli, via Mattei e corso Brunelleschi su:
http://www.autistici.org/macerie/?p=7415
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15/7: Sono arrivati all'alba. Decine di mezzi di polizia e carabinieri in assetto antisommossa con i vigili del fuoco armati di scale per l'assalto alla casa di via Pisa, dove da 10 giorni abitano quattro famiglie di rumeni. Hanno scardinato la porta e sono entrati in armi nelle stanze dove dormiva la gente. I bambini hanno cominciato a gridare spaventati, una signora più anziana si è sentita male. Una scena di quelle che abbiamo visto nei film, che abbiamo sentito raccontare dai nostri vecchi, una scena da città occupata dai nazisti, con la gente braccata nelle case. Gli occupanti sono stati caricati su un pullman già pronto e portati nelle baracche dalle quali erano fuggiti, decidendo di occupare.
Baracche in via Germagnano tra il canile e il fiume, che, dopo l'alluvione, si sono riempite di fango, un fango che non se ne è più andato. Una fogna a cielo aperto per uomini, donne e bambini.
Uno dei compagni subito accorsi in via Pisa è stato pestato e portato in questura: aveva provato a chiedere di entrare nella casa sgomberata per prendere le poche cose degli immigrati.
Solo più tardi, dopo estenuanti trattative, si è riusciti a recuperare materassi, coperte, abiti, giocattoli rimasti nella casa.
Occupanti e solidali si sono ritrovati all'Asilo Squat, dove hanno deciso per un presidio immediato di fronte al Municipio.
Detto fatto, un gruppone di persone si è trasferito in piazza Palazzo di Città, giusto in tempo per pescare il sindaco Chiamparino al bar, rinfacciargli i fatti del mattino ed imporgli un incontro con gli sgomberati.
Incontro durante il quale il portavoce del sindaco ha promesso una casa «da domani sera» alle famiglie cacciate la mattina. A questa promessa in pochi credono, ma tutti hanno deciso di controllarne la fondatezza in un incontro domani mattina ai servizi sociali di corso Novara.
Il presidio è proseguito fino alla sera, anche perché intanto è arrivata la notizia
dell'arresto di Fabio, il compagno fermato la mattina.
Il prossimo appuntamento per sostenere la lotta degli sgomberati di via Pisa è domani mattina, mercoledì, alle 9,30, di fronte all'asilo occupato di via Alessandria.
Da lì li accompagneremo in gruppo fino a corso Novara, dove hanno un incontro per verificare se questa promessa di una casa "dalla sera" è una presa in giro o meno.
Partecipate numerosi.
Sempre domani, non si sa a che ora, dovrebbe esserci l'udienza di convalida dell'arresto
di Fabio, che ora è alle Vallette. Scrivetegli:
Fabio Milan
c/o casa circondariale, Via Pianezza, 300 - 10151 Torino
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Martedì 15, ore 13: Un baldo giovine si avvicina di sottecchi ad un impiegato di Torino cronaca incaricato di sorvegliare la distribuzione gratuita dell'omonimo giornale ad opera di una immigrata (non cosciente del contenuto del similquotidiano instillante odio e xenofobia) e gli spreme sul cappellino un'arancia marcia. La lascia li e scompare tra la folla, lasciando il malcapitato a grondare succo arancione e muffa verda.
Questa mattina l'udienza per Fabio, ampiamente partecipata sia dai solidali che dai migranti sgomberati ieri matina da via Pisa, lo ha scarcerato. Questa sera verrà liberato dopo aver passato una notte in carcere.
A lui corre il nostro saluto e la nostra incondizionata solidarietà!
Presidio al CPT oggi, mercoledi 16 luglio ore 18 lato corso Brunelleschi in solidarietà coi detenuti in lotta e in sciopero della fame che chiedono la libertà
da qui: http://www.informa-azione.info/torino_pi_vitamina_c_per_torino_cronaca_fabio_libero_presidio_al_cpt
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16/7: Stamattina una ventina di persone hanno presidiato la sede dei servizi sociali di corso Novara in appogio alla lotta delle famiglie rumene sgomberate ieri. All'interno si è svolto un colloquio tra due rappresentanti delle famiglie ed alcuni funzionari comunali: le promesse di ieri, come previsto, erano solo fumo.
A mezzogiorno i presidianti si sono spostati al tribunale, per salutare Fabio - arrestato durante lo sgombero - all'udienza di convalida. All'interno dell'aula sono entrati una quarantina di solidali (tra compagni e occupanti di via Pisa, compresi i bambini e gli anziani) e, dopo averlo interrogato, il giudice ha deciso di mettere Fabio in libertà.
Intanto è giunta la notizia di un tentato suicidio in corso Brunelleschi ieri sera, della proclamazione compatta dello sciopero della fame in tutte le sezioni del centro e di un altro atto di autolesionismo in mattinata: per le 18.00 è stato indetto un presidio.
Scusate la sintesi ma... dobbiamo correre al presidio....
16/7: Un ragazzo marocchino tenta di impiccarsi dentro le gabbie di corso Brunelleschi. I suoi compagni di cella glielo impediscono, la Croce Rossa lo medica e la polizia dopo poche ore… lo deporta. Per protesta, tutta la sezione entra in sciopero della fame e inizia a rifiutare ogni cosa, compreso il diritto di fare la doccia. Nel pomeriggio un altro detenuto tenta il suicidio ingerendo il contenuto di un intero flacone di shampoo: portato in infermeria, verrà punito con un bel pestaggio dai poliziotti di guardia. Un gruppone di solidali, a fine pomeriggio, si radunerà fuori dalle gabbie per un presidio di un paio d'ore.
Ascolte la registrazioni delle dirette da dentro e da fuori su:
http://www.autistici.org/macerie/?p=7685#more-7685
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17/7: Ieri sera un ragazzo marocchino ha tentato il suicidio. Si è legato una corda al collo e ha tentato di impiccarsi. Per fortuna i suoi compagni di cella si sono svegliati e dopo averlo liberato hanno subito chiamato la croce rossa per soccorrerlo. Il ragazzo è stato medicato ma questa mattina è stato deportato in Marocco. In seguito all'espulsione, i compagni, detenuti nella sua stessa area, hanno rifiutato il cibo e, oltre ad aver deciso di iniziare lo sciopero della fame, rifiutano tutto ciò che la croce rossa gli porta compreso il diritto di farsi la doccia. Nel pomeriggio un altro detenuto ha tentato il suicidio ingerendo un flacone di shampoo e, quando è stato portato in infermeria, è stato "accolto" dalla polizia che lo ha picchiato. Ora il ragazzo è nella sua cella ma teme di essere anche lui espulso domani mattina..
In solidarietà con la ribellione creatasi all'interno del Cpt, questa sera alle ore 18, una ventina di antirazzisti si sono dati appuntamento in cso brunelleschi per dar sostegno ai reclusi e manifestare contro questi luoghi che sono veri e propri lager di stato.
Bisogna estendere la lotta al di fuori di quei muri che isolano e rinchiudono. La solidarietà è davvero un'arma e questo non lo dobbiamo mai dimenticare.
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Torino dopo lo sgombero di via Pisa. Il comune minaccia, Fabio torna libero
Continuano le cronache di questa convulsa estate torinese segnata da occupazioni di immigrati, sgomberi, arresti, minacce del comune e lotte al CPT.
In breve le ultime puntate.
Martedì mattina la polizia sgombera la casa di via Pisa, occupata il 6 luglio da quattro famiglie rumene, deportando gli abitanti nelle baracche di via Germagnano, nel fango, tra i topi, senza acqua né elettricità.
Fabio, uno dei compagni subito accorsi in via Pisa, viene pestato e arrestato per resistenza e lesioni: aveva provato a chiedere di entrare nella casa sgomberata per prendere le poche cose degli immigrati.
Sgomberati dalla polizia perché occupare è illegale, gli ex occupanti di via Pisa sono stati deportati con un pullman del comune in un campo abusivo. I giornali, il giorno dopo, hanno osato scrivere, mentendo spudoratamente, che la casa di via Pisa non era sicura. Così – per maggior sicurezza – il comune ha decretato che le famiglie tornassero in baracche senza acqua né elettricità, in mezzo al fango e ai topi.
Ma le istituzioni, Comune in testa, non potevano certo tollerare un’occupazione, perché via Pisa stava dando coraggio ai tanti che vivono come bestie lungo i fiumi, dove nessuno li vede, come polvere celata sotto il tappeto.
L’Enel non poteva certo rischiare che l’esempio diventasse contagioso: altri avrebbero potuto riprendersi parte di quello che ogni giorno questa società ingiusta sottrae.
La proprietà privata non si tocca: nessuno deve rialzare la testa.
Al presidio davanti al Comune fatto nel pomeriggio dopo lo sgombero di fronte ai bambini che reggevano lo striscione “Case per tutti. Fabio Libero”, Chiamparino, “pescato” mentre andava al bar, ha detto “io non c’entro”. Un funzionario del suo gabinetto, durante un incontro successivo e meno informale, ha promesso una casa per il giorno dopo. Ma mercoledì mattina i funzionari dell’ufficio immigrazione di Corso Novara si sono limitati a intimidire gli immigrati annunciando denunce e arresti se ci fossero state nuove occupazioni. L’unica “proposta” avanzata: prendersi i bambini ed ospitarli in una casa per minori. Più che una proposta una ben evidente minaccia.
Di fronte all’ufficio immigrati è stato fatto un piccolo presidio, al termine del quale ci si è spostati al tribunale per il processo a Fabio, il compagno arrestato il giorno prima, per aver dato solidarietà attiva agli occupanti di via Pisa.
All’udienza Fabio è stato liberato in attesa di processo. Al giudice che gli chiedeva dei fatti ha negato di aver assalito da solo tre energumeni della Digos e ha ribadito con fermezza la propria indignazione di fronte ai poliziotti che ridevano per aver gettato in strada molti adulti e ben 8 bambini. Gli occupanti di via Pisa hanno assistito all’udienza, dimostrando che la solidarietà è contagiosa.
Nel tardo pomeriggio c’è stato un piccolo presidio davanti al CPT di Corso Brunelleschi: la sera prima un detenuto aveva tentato il suicidio, la mattina successiva un altro aveva bevuto shampoo, gli altri immigrati erano entrati in sciopero della fame.
Il muro è sempre alto ma è importante esserci, dimostrare solidarietà a chi, nella disperazione, cerca di fuggire la deportazione, stringendosi un cappio al collo.
Oggi è un altro giorno. La lotta continua.
Le iniziative sono fatte e condivise nell’ambito dell’Assemblea Antirazzista
Per contatti: assembleaantirazzistatorino@autistici.org
tel: 338 6594361
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Torino: contestato l’assessore Ilda Curti
Paure metropolitane. Questo il titolo di un incontro/dibattito organizzato nell’ambito del Festival ARCIpelago, coorganizzato da ARCI e Circoscrizione 2 in piazza D’Armi. È il 17 luglio e sono passati solo due giorni dallo sgombero a mano armata delle famiglie rumene che avevano occupato una casa abbandonata in via Pisa 5.
A parlare di paura c’era una sfilza di politici e professori universitari, tra cui l’assessore Curti. Curti è ben nota a Torino perché ha la delega all’integrazione degli stranieri. In questa veste chiese di sgomberare l’Asilo Squat per far posto ad un’associazione di rumeni amici suoi. Le famiglie che hanno occupato in via Pisa lei le conosce bene: sono alcune delle tante che vivono come bestie in baracche schifose lungo i fiumi della nostra città. Sono tra le tante che lei e i suoi colleghi hanno blandito con promesse di case popolari che non sono mai arrivate.
Il dibattito non partirà mai, perché viene contestato da un gruppo di compagni solidali con gli occupanti di via Pisa, che aprono uno striscione con la scritta “case per tutti” e cominciano a raccontare ai presenti della paura, quella vera, quella che stringe le vite di chi ogni giorno deve lottare per quello successivo.
Curti non tollera la contestazione e, mentre i suoi colleghi di tavolo se la svignano senza farsi notare, da in escandescenze, inveisce e addirittura comincia a mulinare le mani, cercando di aggredire i compagni che reggevano lo striscione.
Come nella migliore tradizione del vecchio PCI, si schiera il servizio d’ordine che si interpone tra lo striscione e Curti.
Volano insulti e minacce ma i compagni non cadono nella provocazione.
Curti, rivolgendosi ad un compagno lo apostrofa dicendo “ma tu non eri in galera”?”.
I presenti, incuriositi, assistono e ascoltano i racconti dei compagni.
Curti alla fine se ne va ed il dibattito viene annullato.
Lasciamo l’area dibattiti e con striscione, megafono e volantini e ci dirigiamo nell’affollata zona “piadine romagnole” e poi nel piazzale dove si balla il liscio d’ordinanza.
Qua è là si forma un capannello di persone che ascoltano: qualcuno inveisce con insulti razzisti, ma, alla fine, un gruppetto applaude.
I politici che governano Torino paiono sull’orlo di una crisi di nervi: le loro reazioni sono sempre più sguaiate e scomposte. Vorrebbero sottrarsi alle loro responsabilità, vorrebbero che le numerose decine di famiglie che vivono in baracche senza luce, acqua, riscaldamento se ne restassero buone, buone lungo i fiumi, senza alzare la testa, senza pretendere di abbandonare i margini della città, là dove nessuno li vede. Un problema nascosto non è un problema. Chiamparino martedì ha detto “io non c’entro”: una frase simile a quella gridata da Ilda Curti “e io che c’entro?”.
Già il potere politico non c’entra, non c’entra mai.
La festa dell’Arci si svolgeva in un’area nella quale si sono spesi miliardi per le Olimpiadi, miliardi per i “giochi”, ma il Comune di Torino non trova una manciata di quattrini per consentire ai baraccati di via Germagnano di uscire la fogna in cui sono forzati a vivere.
Nel pomeriggio, una della bambine di via Pisa, mentre si preparava a tornare in baracca, ha detto “almeno ho vissuto in una casa vera per 10 giorni”.
Ilda Curti e la ghenga di politici che governano la città nel nome dei soldi e dei potenti sappiano che i baraccati di via Germagnano, che hanno alzato la testa e ripreso un pezzo di vita, sono per tutti un esempio. Hanno varcato una soglia e mostrato a tutti la via.
La lotta continua. Ogni giorno.
Prossimo appuntamento:
Lunedì 21 luglio ore 17,30 presidio contro gli sgomberi davanti al Comune
Di seguito il volantino distribuito ieri sera:
La politica del Comune per i senza casa: sgomberi, minacce, denunce Casa per tutti
Il 6 luglio, in via Pisa 5, è stata occupata una casa, una casa abbandonata di proprietà dell’Enel.
Gli occupanti hanno raccontato in un volantino la loro storia: “Ci siamo stancati di questa miseria. Siamo un piccolo gruppo di famiglie rumene, famiglie di lavoratori, con tanti bambini che vanno a scuola.
Fino a ieri abbiamo vissuto in condizioni durissime. Abitavamo nelle baracche di via Germagnano: un campo sovraffollato e sporco, senza acqua né elettricità, con i bambini sempre in pericolo in mezzo ai topi e ai serpenti.
Quando c'è stata l'alluvione, solo un mese fa, al campo l'acqua era dappertutto e sono dovuti arrivare i Vigili del Fuoco per toglierla. Ma tolta l'acqua è rimasto il fango dentro alle nostre case e tanti dei nostri figli si sono ammalati.
Ora ci siamo stancati di questa miseria. Da ora in poi vogliamo vivere una vita normale, come tutti voi. È per questo che abbiamo occupato questa casa: sappiamo che è illegale, ma sappiamo anche che è una cosa giusta. Questa casa è stata abbandonata e vuota per tanto tempo, ma noi la faremo rivivere e la trasformeremo in un posto bello per viverci, per noi e per i nostri bambini.”
Ma le istituzioni, Comune in testa, non potevano certo tollerare un’occupazione, perché via Pisa stava dando coraggio ai tanti che vivono come bestie lungo i fiumi, dove nessuno li vede, come polvere celata sotto il tappeto.
L’Enel non poteva certo rischiare che l’esempio diventasse contagioso: altri avrebbero potuto riprendersi parte di quello che ogni giorno questa società ingiusta sottrae.
Sono arrivati all'alba del 15 luglio. Decine di mezzi di polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Hanno scardinato la porta e sono entrati in armi nelle stanze dove dormiva la gente. I bambini hanno cominciato a gridare spaventati, una signora più anziana si è sentita male. Una scena di quelle che abbiamo visto nei film, che abbiamo sentito raccontare dai nostri vecchi, una scena da città occupata dai nazisti, con la gente braccata nelle case. Gli occupanti sono stati caricati su un pullman già pronto e portati nella fogna via Germagnano.
Sgomberati dalla polizia perché occupare è illegale, sono stati deportati con un pullman del comune in un campo abusivo. I giornali, il giorno dopo, hanno osato scrivere, mentendo spudoratamente, che la casa di via Pisa non era sicura. Così – per maggior sicurezza – il comune ha decretato che tornassero in baracche senza acqua né elettricità, in mezzo al fango e ai topi.
Fabio, uno dei compagni subito accorsi in via Pisa, è stato pestato e arrestato per resistenza e lesioni: aveva provato a chiedere di entrare nella casa sgomberata per prendere le poche cose degli immigrati. Il giorno dopo il compagno è stato liberato in attesa di processo. Al giudice che gli chiedeva dei fatti Fabio ha negato di aver assalito da solo tre energumeni della Digos e ha ribadito con fermezza la propria indignazione di fronte ai poliziotti che ridevano per aver gettato in strada quattro famiglie. Gli occupanti di via Pisa hanno assistito all’udienza, dimostrando che la solidarietà è contagiosa.
Al presidio davanti al Comune fatto dopo lo sgombero di fronte ai bambini che reggevano lo striscione “Case per tutti. Fabio Libero”, Chiamparino, “pescato”, mentre andava al bar, ha detto “io non c’entro”. Un funzionario del suo gabinetto, durante un incontro successivo e meno informale, ha promesso una casa per il giorno dopo. Ma mercoledì mattina i funzionari dell’ufficio immigrazione di Corso Novara si sono limitati a intimidire gli immigrati annunciando denunce e arresti se ci fossero state nuove occupazioni. L’unica “proposta” avanzata: prendersi i bambini ed ospitarli in una casa per minori. Più che una proposta una ben evidente minaccia.
A cura dell’Assemblea antirazzista di Torino
Per info: assembleaantirazzistatorino@autistici.org
338 6594361
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La settimana prossima, a due mesi esatti dalla sua morte dentro alla gabbia di corso Brunelleschi, sarà depositata dai periti nominati dal tribunale la perizia tossicologica effettuata sul cadavere di Hassan.
Da quel che ci anticipa l'infido Meo Ponte dalle pagine locali de "La Repubblica", dentro al sangue di Hassan il dottor Bertoni - primario di medicina legale dell´Asl 1 - ci ha trovato del metadone (e si sapeva, glielo somministrava la Croce rossa), degli antibiotici (anche questi forniti dai crocerossini il giorno prima della morte) e poi anche quantità fuori controllo di calmanti di differenti marche e colori. Della presenza di droghe varie nel sangue di Hassan, ora come ora, non se ne parla più: era una di quelle voci che spesso circolano incontrollate nei casi come questo, così, per spaesare i solidali più timidi e moralisti.
Il mistero, secondo l'infido Meo Ponte e secondo Marita Benincasa - responsabile del Cpt per la prefettura -, sarebbe tutto qui: chi glieli forniva i calmanti ad Hassan?
Veramente misterioso, questo mistero di Meo Ponte. Peccato che sono due mesi esatti che i reclusi di corso Brunelleschi urlano (attaccati alle gabbie, dentro ai telefoni e pure ai giornalisti di passaggio) che di calmanti e psicofarmaci ne è pieno il Cpt: psicofarmaci nascosti dentro alla minestra, calmanti offerti a larghe mani per qualsiasi malanno o malumore, forniti con il consenso o con l'inganno, sottobanco oppure ufficialmente.
Insomma, l'unico mistero che permane per davvero a due mesi dalla morte di Hassan è come facciano gli abitanti di questa città a sopportare senza fremere che a pochi metri dalle proprie case Croce rossa e Polizia riempiano di botte e di pasticche gente che fino al giorno prima gli era accanto nelle strade, nei mercati e nei quartieri. E in questo mistero, probabilmente, Meo Ponte ha le proprie
responsabilità.
leggi l'articolo di La Repubblica
http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/morto-al-cpt-forse-stroncato-da-un-sedativo-un-calmante-con.pdf
http://www.autprol.org/