14/07/2008: Sesto comunicato di Marcelo e Freddy dalla Unidad de Detención Nº11 di Neuquén – Argentina
Alle nostre famiglie, alle amiche, agli amici, alle compagne e ai compagni che ci sostengono e ci accompagnano giorno dopo giorno da diverse parti del mondo.
A tutte le persone coscienti che lottano per una nuova e miglior vita.
Alle organizzazioni popolari, ai collettivi e alle individualità di Neuquén e di tutta l'Argentina..
1- Siamo stati trasferiti dal carcere 41 di Junín de los Andes, in cui eravamo detenuti dal nostro arresto della metà di marzo di quest'anno, alla Unidad Penal Provincial Nº11 di Neuquén.
La traduzione è stata effettuata venerdì 13 giugno dalle 23, quando agenti di polizia sono venuti in carcere per prendersi le nostre cose e farci salire su un cellulare, con cubicoli di 1 metro per 1 metro, per portarci alle Unidad 11 dove siamo arrivati alle 6 di mattina.
Siamo rimasti 15 giorni nel padiglione Nº 6, destinato ai transiti, agli ingressi, alle punizioni e all'isolamento in celle sprovviste di luce, di acqua e con la reclusione 24 ore su 24.
Domenica 29 giugno siamo stati inviati al padiglione Nº2 del carcere, chiamato di Massima Sicurezza. Per questo s'è fatto ricorso al tribunale di Zapala, per mezzo di un "habeas corpus", per chiedere la normalizzazione del nostro regime penitenziario.
Giovedì 3 luglio, attraverso l'inganno di un trasferimento a Zapala, ci hanno fatto uscire e tornare al padiglione Nº 6, relegati questa volta ad un regime di punizione ed isolamento, con la scusa di comodo: "per ragioni di sicurezza...". Intanto ci vietano qualsiasi contatto con l'esterno senza spiegazione alcuna, contravvenendo alle normative vigenti per tutti i detenuti in Argentina.
L'argomento secondo il quale siamo dei terroristi inzia ad essere ricorrente nel linguaggio degli agenti penitenziari, permettendo e giustificando tutte le misure attuate contro di noi. Ci sequestrano vestiti, libri, fanzines, riviste e persino matite e documenti personali. Siamo in isolamento con regime di punizione per "ordini superiori...". Non viene rispettato il nostro diritto ad avere colloqui, veniamo vessati con perquisizioni quotidiane e battitura continua delle sbarre, per assicurarsi che non siano state tagliate. Il commissario Saldia, il vice-commissario Riquelme e il capo Mauro sono i carcerieri incaricati di eseguire gli ordini impartiti dal capo provinciale di tutto il servizio carcerario di Neuquén, passando al di sopra della risoluzione giudiziaria che sostiene che dobbiamo essere trattati al pari di qualsiasi altra persona.
2- La nostra attuale situazione giudiziaria in Argentina ha a che vedere con 3 processi:
- Detenzione e porto d'arma da guerra (giustizia provinciale)
- Petizione per rifugio umanitario (giustizia federale)
- Espulsione (giustizia federale)
Ognuno di questi processi ha un suo iter e i suoi tempi, in tal senso nessuno può prospettare o interpretarne il destino.
Con queste righe noi riaffermiamo la nostra decisione a sollecitare, avallare fino alle ultime conseguenze il nostro diritto al rifugio umanitario, considerando che la realtà della repressione sociale e la persecuzione politica in Cile sono innegabili, così come viene perseguitato e represso il popolo nazione Mapuche nella sua lotta per la libera determinazione, così come vengono perseguitati e repressi i settori organizzati dei combattenti popolari venuti dal povero popolo cileno a lottare per l'emancipazione dal giogo del capitale selvaggio, distruttore di vite e del pianeta intero.
Siamo perseguitati per credere nella rivoluzione sociale, per voler vivere con autonomia, in comunità, senza la tortuosa pressione del lavoro salariato, per affratellarci con altri popoli che lottano. Siamo perseguitati perché viviamo nella quotidiana realtà di resistenza allo stato di polizia cileno, non protetti dalla formalità istituzionale dei vecchi gruppi di sinistra e dei diritti umani che oggi funzionano al riparo di una democrazia per i ricchi, trafficando con la storia di lotta e negando tutte le attuali forme di combattimento anticapitalista presenti dall'altro lato della Cordigliera.
Il principale scopo della repressione e del controllo sociale è quello di rendersi invisibile, quotidiano, progredendo con le persone divenute insensibili, impedendo la solidarietà collettiva. In tal senso chiediamo un sguardo attento alla situazione sociale cilena, specie al comportamento delle polizie, dei giudici, delle prigioni, delle mobilitazioni sociali... Guardare per comprendere meglio come si vive questo quartiere chiamato America latina e come potremmo stringerci le mani in modo da continuare a rafforzare la fratellanza storica dei popoli in lotta. Tessendo reti, rompendo frontiere, condividendo e affratellando esperienze.
3- Ringraziamo una ad una le espressioni di affetto, preoccupazione, solidarietà attiva ed impegno permanente da parte di tanti che persino non conosciamo fisicamente. Allo stesso modo rivolgiamo un appello e invitiamo tutte e tutti coloro che vogliono dare il loro apporto, che lo facciano come meglio credono, rivendicando il diritto a vivere liberi e degni, informando, chiedendo, diffondendo la nostra situazione e quella di tutte e tutti le/i prigioniere/i del capitalismo e dei suoi stati.
Siamo ancora in queste celle-buche, ancora ridiamo e sognamo una vita felice!
Solo la lotta ci rende liberi!
Fino a che ci sarà miseria ci sarà ribellione!
No all'espulsione- Rifugio umanitario adesso!
Freddy Fuentevilla Saa
Marcelo Villaroel Sepúlveda
Prigionieri polititi miristi e libertari
http://www.informa-azione.info/sesto_comunicato_di_marcelo_e_freddy
http://www.autprol.org/