14/07/2008: Guerra nel Mediterraneo: dalla Cap Anamur a Frontex e ai nuovi campi europei
Un audio documentario racconta la strategia dell'Ue nei confronti dei disperati.
Scheda: dopo che la Cap Anamur nell’estate del 2004 aveva salvato la vita di 37 profughi naufragati nel mare Mediterraneo, il capitano Stefan Schmid ed il dirigente dell’organizzazione umanitaria Elias Bierdel sono stati accusati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina in caso aggravato.
Dal novembre 2006 si sta processando ad Agrigento in Sicilia, senza che il pubblico si renda conto che con questo processo è in gioco il futuro dell’agire delle organizzazioni umanitarie in Europa. Ma il cosiddetto “caso” Cap Anamur fu utilizzato non soltanto per intimidire l’azione umanitaria. L’allora ministro degli Interni Giuseppe Pisanu e il suo omologo tedesco Otto Schily utilizzavano l’occasione per presentare i loro piani per la costruzione di campi nei paesi nordafricani, frenando così gli immigranti. Si nascondeva, però, il fatto che questi campi extraeuropei oltre i confini, nell’est e nel sud dell’Europa, erano già esistenti.
Dal 1998 la Comunità Europea sta lavorando in collaborazione con l’UNHCR e l’OIM in questo progetto a lungo termine, che fa parte di tutta una strategia d’esternalizzazione delle domande d’assistenza e d’asilo, caricandole sui paesi confinanti con l’Europa. Per raggiungere questa meta qualsiasi mezzo sembra legittimo ai politici europei: anche la collaborazione diretta con dittature e la loro attestazione come stati di primo asilo.
In questa forma, soltanto in Libia, oltre 60 mila immigranti e profughi sono prigionieri nei campi finanziati anche dalla Comunità Europea. Ma di asilo nei paesi nordafricani non se ne parla, si parla invece di torture, persecuzioni e deportazioni.
Migliaia sono le vittime di questo nuovo regime europeo per la gestione dell’asilo politico, che la Comunità Europea non sembra più disposta ad offrire. Si preferisce invece l’immigrazione legale di lavoratori specializzati, promovendo così il brain drain nei paesi del sud, ma anche l’ingresso dei cosiddetti clandestini, per fornire l’enorme mercato europeo di lavoratori illegali, che coltivano ad esempio le campagne e lavorano come nuovi schiavi per stipendi ridicoli e in condizioni disumane, mantenendo competitiva in questa forma l’economia europea.
In più, dalla primavera 2007, l’agenzia per il controllo delle frontiere europee FRONTEX ha iniziato il suo lavoro di pattugliamento e respingimento dei migranti in alto mare in collaborazione con gli stati confinanti, per costringere i migranti con mezzi militari a cambiare rotta. Da allora le cifre dei morti annegati si sono raddoppiate. Per gli attivisti di Amnesty International e di altre organizzazioni umanitarie non c’è dubbio: la Comunità Europea ha aperto unilateralmente la guerra ai profughi del mondo.
In questo documentario si mette in evidenza grazie a molteplici interviste originali e oltre a documenti ufficiali e segreti questa guerra, e si fa ascoltare cosa significa questo nuovo regime per gli Europei e per i profughi. Fra l’altro parlano per la prima volta alti capi militari delle forme concrete dell’agire delle forze militari di Frontex.
Con le voci del profugo Eritreo Michele Grmay, di Mussie Zerai della Associazione Habeshia, dei giornalisti Gabriele del Grande e Fabrizio Gatti, di Stefan Schmidt e Elias Bierdel della Cap Anamur, di Judith Gleitze e Conny Gunßer di Pro Asyl, del Procuratore Ignazio De Francisci, di Julia Duchrow di Amnesty International, dei giuristi Fulvio Vassallo ed Elda Turco, di Laura Boldrini dell’UNHCR, del politologo Christopher Nsoh, del comandante della Guardia di Finanza Saverio Manozzi e del direttore generale di Frontex Ilkka Laitinen.
Un ringraziamento molto particolare a Giuseppina Giangreco, Antonio Brancaforte, Heike Brunkhorst, Erika Salamone, Alessio Di Modica, Ivano Di Modica, Andrea Intagliata e Giuseppe Puma.
Da http://www.audiodoc.it/archivio_scheda.php?id_scheda=120
http://www.autprol.org/