13/07/2008: Ecco la manovra d’estate... prepariamoci all’autunno!
A volte la realtà supera la fantasia! La grancassa della necessità di rimettere mano al welfare e alle politiche del lavoro questa volta non ha suonato invano. Molti si aspettavano, sbagliando, che Brunetta e Sacconi, i due pasdaran di stretta osservanza Confindustriale, non sarebbero andati fino in fondo nella realizzazione di quanto ripetutamente, e con roboanti dichiarazioni, annunciato dal giorno stesso dell’insediamento del nuovo esecutivo.
Invece tra il DPEF, il Decreto Fiscale e il Decreto Legge 112 si sono realizzate quasi tutte le trasformazioni annunciate. Come sempre avviene sulle materie più delicate e che hanno un maggior impatto, si è proceduto anche questa volta con un Decreto legge – 112/08 – che è divenuto immediatamente operativo il 26 giugno scorso anche se dovrà essere trasformato in legge entro 60 giorni. E come tutte le manovre che si rispettino inizia dando subito un segnale alle imprese e ai padroni cui viene garantito ulteriore sostegno attraverso attribuzioni, sgravi, rimozione di norme esistenti che avevano la grave colpa di pretendere che anche “lor signori” contribuissero, per la loro parte, alla vita economica e sociale del Paese!
Poi è un diluvio di pesanti arretramenti delle tutele del lavoro e dei lavoratori che ridisegnano, senza cercare nemmeno alcun consenso sociale, complessivamente le politiche di welfare e del lavoro in Italia.
Privatizzazioni, esternalizzazioni, reintroduzione dei peggiori articoli della Legge 30, sviluppo selvaggio del precariato e fine di ogni speranza per le centinaia di migliaia di giovani precari che mandano avanti la pubblica amministrazione, riduzione consistente degli stipendi attraverso un ridisegno delle parti variabili del salario che già oggi interessano oltre il 30 % della busta paga... l’elenco è lungo e lo analizziamo di seguito...
Tali provvedimenti avvengono poi in un contesto economico finanziario drammatico di cui tutti parlano ma su cui nessuno prende la benché minima iniziativa. Le prime pagine dei maggiori quotidiani italiani sono costrette, a malincuore, a riportare le drammatiche performance dell’economia nostrana ed internazionale, a raccontare di salari ormai incapaci di garantire una vita decente ai lavoratori e alle loro famiglie, a denunciare l’incomprensibile – dimenticando il ruolo funesto dell’Europa – inflazione fissata all’1,7% quando l’Istat, che non è proprio un campione di trasparenza, ci avverte che siamo arrivati al 3,8% cioè più di 2 punti percentuali di differenza!!
Intanto confindustria e Cgil, Cisl e Uil discutono di come rendere inutile il contratto collettivo nazionale, dargli validità economico/normativa triennale – fregandoci un anno di contratto – di restringere il numero dei contratti non per unificare contratti diversi esistenti nello stesso settore o nello stesso sito aziendale, ma per riunificarli al livello più basso sia economico che normativo, tutto ciò ovviamente senza chiedere nemmeno il parere dei diretti interessati, cioè i lavoratori.
Se a ciò aggiungiamo il nuovo dispiegarsi dei tamburi di guerra, la ventata razzista che sta percorrendo il Paese, la volontà di continuare nella distruzione del nostro ecosistema attraverso la reintroduzione delle centrali nucleari, la forte repressione di tutte le lotte che i cittadini mettono in campo per difendersi e difendere la propria esistenza dalla spazzatura come dalla TAV o dalla costruzione di nuovi basi militari ecco che è necessario cominciare fin da ora a preparare le lotte dell’autunno, per cambiare, per non arretrare, per imporre, noi lavoratrici e lavoratori, la vera agenda delle questioni importanti.
Sostegni alle imprese
Già nella sua denominazione il decreto legge contenente la cosiddetta manovra d’estate chiarisce bene i principi ispiratori del suo contenuto: crescita del PIL da raggiungere attraverso sostegni alle imprese, con maggiori investimenti in ricerca ed innovazione, con rilancio delle liberalizzazioni, con semplificazioni amministrative (impresa in un giorno) ed allentamento dei vincoli di carattere ambientale, con la riorganizzazione della Pubblica amministrazione attraverso tagli di spesa e riduzione del personale, con rilancio delle liberalizzazioni e privatizzazioni dei servizi pubblici locali, ma soprattutto con la demolizione di qualsiasi impedimento in materia di orario di lavoro, straordinari, riposi, con la reintroduzione di parecchie forme di lavoro precario per permettere lo sviluppo e la competitività del nostro sistema economico.
Privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.
Il patrimonio immobiliare degli Istituti Autonomi Case Popolari, comunque denominati, dovrà essere venduto. Entro 6 mesi dall’entrata in vigore del decreto legge dovranno essere conclusi accordi tra Governo e Regioni, che controllano gli IACP, per semplificare le procedure di vendita. Nello stesso senso vanno le disposizioni per il patrimonio immobiliare di regioni, comuni, province ed altri enti locali che non sia utilizzato per le loro funzioni istituzionali. Dovranno essere censiti e dismessi. Siamo alla vigilia di una nuova cartoralizzazione, come quella che ha riguardato il patrimonio degli enti previndenziali e che ha arricchito enormemente banche, assicurazioni er speculatori edilizi?
Mercato del lavoro. Modifiche alla disciplina dei contratti a tempo determinato, dei contatti occasionali e dell’apprendistato.
Si riconferma la parte peggiore della Legge 30. I contratti a tempo determinato vengono consentiti anche se riferiti all’attività ordinaria dell’impresa; si introduce la possibilità di deroga alla durata del contratto a t.d. ora stabilita in 36 mesi se concordata in sede di contratto nazionale, territoriale e finanche aziendale, facendo venire meno l’obbligo della trasformazione a tempo indeterminato dopo i 36 mesi. Viene reintrodotto il lavoro a chiamata ed il contratto week end per prestazioni occasionali in vari campi e si ampliano le tipologie degli stessi.
Si elimina la durata minima dei contratti di apprendistato professionalizzante, finora fissata in due anni, ma rimane la massima pari a sei anni. La formazione, che è stato l’alibi dei padroni per godere di mano d’opera a più basso costo, non è più soggetta a regolamentazione regionale ma solo all’accordo tra le parti, sindacati ed imprese, a qualsiasi livello anche aziendale. L’apprendistato professionalizzante viene esteso anche ai dottorati di ricerca (sic!)
Vengono eliminati molti obblighi relativi all’assunzione degli apprendisti e voilà: scompare qualsiasi controllo, cadono di fatto gli obblighi alla formazione per un apprendistato che può durare anche sei anni, lo stesso tempo necessario per diventare ingegneri, medici o architetti! Si capisce bene come il fine ultimo di queste misure sia dare alle imprese mano libera nello sfruttamento dei lavoratori.
Abolizione del divieto di cumulo tra pensioni e redditi da lavoro.
A decorrere dal 1° Gennaio 2009 viene abolito ogni limite al divieto di cumulo tra redditi da lavoro, di qualsiasi tipo, e pensioni, anche quelle conseguite con il sistema contributivo in via anticipata rispetto ai 65 anni per gli uomini e 60 per le donne. Si brucia così la possibilità per moltissimi giovani e disoccupati di accedere al mondo del lavoro.
Orario di lavoro.
Si modifica in peggio la definizione per legge di “lavoratore notturno”, diventa requisito necessario lavorare per almeno 3 ore nel periodo notturno (dalle 22 alle 5) per un minimo di ottanta giorni lavorativi all'anno.
Vengono introdotte deroghe per settore o tipologia di lavoro alle norme sull’orario di lavoro: sono esclusi dal diritto al riposo obbligatorio settimanale i lavoratori turnisti in caso di cambio turno di servizio. Per i lavoratori impiegati presso imprese di trasporto si allargano le deroghe a riposi giornalieri e settimanali, al lavoro notturno e alle pause: vengono rincompresi nelle deroghe anche chi lavora per “conto terzi”. Ulteriore e totale non applicazione delle norme per i lavoratori della vigilanza privata.
Il diritto alle 11 ore continuative di riposo nelle 24 ore non si applica in caso di lavoratori in turno di reperibilità. Il diritto alla giornata di riposo settimanale (24 più 11 ore) non è più settimanale ma diventa una “media” in un periodo di 14 giorni.
La possibilità di derogare ai vincoli sull’orario di lavoro è rimandata non solo ad accordi nazionali ma estesa anche ad accordi territoriali o addirittura aziendali, sempre tramite i sindacati “comparativamente più rappresentativi”.
In relazione allo straordinario viene cancellato l'obbligo delle aziende di informare la Direzione provinciale del lavoro sul superamento delle 48 ore di lavoro settimanale e sull’ammontare del lavoro notturno utilizzato.
E’ cancellata la norma che consentiva agli ispettori del lavoro la sospensione dell’attività imprenditoriale in caso di ripetute violazioni delle norme sull’orario di lavoro da parte dell’impresa (è una modifica al Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, D.Lvo n° 81/2008); diminuite le sanzioni sul mancato rispetto del riposo giornaliero: precedentemente erano da 105 a 603 euro, mentre diventano da 25 a 100 euro a lavoratore, praticamente un niente che consente alle imprese mano libera sull’orario.
Contenimento delle spese nel pubblico impiego.
Si va dall’introduzione di forme di lavoro flessibile per esigenze temporanee ed eccezionali – con il divieto di utilizzo per più di tre anni nel quinquennio dello stesso lavoratore anche se con tipologie contrattuali diverse - al divieto di assunzione a tempo indeterminato per il lavoratore nei cui confronti siano state violate le disposizioni di legge in materia di assunzioni; al massimo è concesso un risarcimento dei danni; vengono introdotti ulteriori controlli anche sull’utilizzo dei LSU.
Ma la parte più corposa riguarda il taglio dei posti di lavoro nella scuola, pari a 130.000 nel triennio 2009/2011, aumentando il rapporto alunni/docenti, modificando i piani di studio, l’orario, la formazione delle classi e al didattica, fino ad arrivare ad un risparmio di 3.188 milioni di euro nel 2012.
Per il resto del P.I. si impongono consistenti risparmi di spesa con il blocco di fatto del turn over, blocco che si estende alla stabilizzazione dei precari pur assunti con regolare concorso, la cui spesa non può superare il 10% dei pensionamenti dell’anno precedente!!
Che fine faranno gli attuali 500.000 precari della Pubblica Amministrazione, visto che le eventuali necessità d’organico dovranno essere coperte prioritariamente tramite la mobilità?
Vengono poi ridotte del 20%, a partire dal 2010, le risorse destinate alla contrattazione integrativa e si aboliscono le norme in essere che prevedono risorse aggiuntive ai fondi integrativi di stato e parastato mentre si impongono limiti pesanti e ulteriori controlli per l’attribuzione ai singoli del salario di produttività.
Per i primi 10 giorni di malattia i dipendenti pubblici riceveranno il solo stipendio gabellare al netto delle indennità e trattamenti accessori. Le assenze superiori a 10 giorni dovranno essere certificate da una struttura pubblica e le visite mediche di controllo, per le quali si allunga all’intera giornata la fascia di reperibilità, saranno effettuate anche nei giorni festivi e non lavorativi, anche se si trattasse di un solo giorno di assenza.
I contratti collettivi dovranno stabilire le modalità di fruizione dei permessi retribuiti e, tranne quelli per maternità e lutto familiare, non saranno conteggiati ai fini dei premi di produttività o del salario accessorio stabilito in sede di contrattazione integrativa.
Entro il 31 Ottobre 2008 gli enti pubblici dovranno ridurre gli organici nella misura del 10% della spesa per il personale, del 15 e 20% per i dirigenti generali e di livello non generale.
Per gli Enti Locali si stabilisce che rientrano nelle spese per il personale anche i contratti co.co.co. gli interinali e tutti quelli utilizzati in rapporto di pubblico impiego in strutture e organi partecipati o facenti capo agli enti; sono vietate le assunzioni, anche di precari, per chi non ha rispettato il patto di stabilità interno dell’anno precedente ed in ultimo si stabilisce che il trattamento economico dei precari stabilizzati in base alla finanziaria 2007 sia quello di livello iniziale, con tanto di addio all’anzianità maturata con i contratti a termine.
Libro unico del lavoro, dimissioni in bianco, lavoro intermittente.
Viene istituito il Libro unico del lavoro, che sostituirà gli altri già obbligatori, libro matricola e libro paga, da compilarsi entro il 16 del mese successivo, la cui copia, consegnata al lavoratore sostituirà la busta paga attuale. Questo potrà significare un ritardo nel pagamento del salario del mese precedente!
L’art.39 del Decreto Legge abroga le disposizioni relative alle dimissioni volontarie che potranno essere presentate senza dover ricorrere alla procedura informatizzata disposta dal Governo Prodi con la legge 188/2007, che impediva di fatto la consuetudine di molti imprenditori di far firmare, all’atto dell’assunzione, dimissioni in bianco!
Si reintroduce il lavoro intermittente e si stabiliscono modifiche anche alle norme sul collocamento obbligatorio dei disabili dato che le imprese che hanno rapporti con la P.A. non debbono più presentare la certificazione che attesta il rispetto delle norme sul diritto al lavoro di questi soggetti svantaggiati..
Strategia Energetica Nazionale.
Delega al Governo per individuare, entro dicembre, i siti e le aree di stoccaggio per quattro centrali nucleari. I siti sono denominati “aree d’interesse strategico nazionale soggette a speciali forme di vigilanza e protezione” e sottratte al controllo dei cittadini e delle istituzioni locali. Il Governo mantiene la parola data a Confindustria, molto interessata al business visto che ogni centrale verrà a costare ai contribuenti almeno 5 miliardi di euro, e non solo fa carta straccia della volontà antinucleare del popolo italiano ma non tiene in nessuna considerazione i rilievi espressi dai maggiori esperti sia in merito alla sicurezza della tecnologia oggi in uso sia in relazione allo smaltimento delle scorie: ancora non sappiamo dove mettere quelle delle vecchie centrali, ancora posteggiate a Saluggia. Nessun dubbio dal fatto che negli Stati Uniti, in Giappone e nella stragrande maggioranza dei paesi europei da oltre 20 anni non si costruiscono centrali nucleari?
RdB-CUB Federazione Nazionale
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