09/07/2008: Resoconto dell'assemblea nazionale contro la repressione (Roma, 21 giugno)
Si è tenuta a Roma il 21 giugno l'assemblea nazionale contro la repressione con promozione e adesione di: Proletari comunisti, ASP, Rete Antifascista perugina, Sindacato Lavoratori in Lotta, collettivo Iqbal Masih Lecce, Carc, Piattaforma comunista, Red Block, Bollettino Lavoratori Autorganizzati Mestre, Slai Cobas per il sindacato di classe, Avae, a cui si sono aggiunti 'L'altra Lombardia', Collettivo Internazionalista 'Dino Frisullo', Comitato contro l'estradizione di Avni Er e Zeynep Kilic , più altri compagni a titolo personale.
All'Odg sotto la parola d'ordine "unire, lottare, trasformare lo stato di cose esistente", la costituzione di un coordinamento nazionale contro la repressione.
Nell'introduzione, Proletari comunisti ha posto l'esigenza della larghezza e dell'ampiezza necessaria a fronteggiare l'azione repressiva complessiva dello Stato e la necessità di un nuovo livello di cooperazione delle forze colpite dalla repressione e impegnate nella lotta contro di essa. Non per fare solo già quello che si fa con alcuni risultati importanti, ma per superare la logica che ognuno lotti contro la "sua repressione".
Non si tratta solo di raccogliere il movimento esistente, ma lavorare per farlo crescere e porlo all'altezza dell'attacco dello Stato, alzare il tiro della risposta, ritrovando nelle ragioni particolari le ragioni generali, per avanzare nelle singole battaglie ma soprattutto per modificare e rovesciare i rapporti di forza.
La logica che ci deve guidare è che quando colpiscono i Carc siamo tutti Carc, quando colpiscono Proletari comunisti, siamo tutti Proletari comunisti, ecc. Perchè dietro ogni singolo fatto repressivo c'è un'unità di fondo che muove l'azione della borghesia.
La repressione colpisce i rivoluzionari, gli antifascisti, gli anarchici. Si costruiscono montature giudiziarie e poliziesche contro le lotte e le organizzazioni proletarie; contro i movimenti anti Tav, anti Base (NO Dal Moln), anti discariche ecc.
Si fanno licenziamenti politici e discriminazioni sui posti di lavoro, si licenziano le avanguardie operaie. Nelle carceri si peggiorano le condizioni di vita dei prigionieri politici, si attua contro di essi il 41bis e forme di torture fisiche e psicologiche. Si criminalizzano tutti trasformando ogni fermento in "associazione sovversiva", da colpire con il 270bis.
Si assicura una copertura di Stato alle aggressioni fasciste contro antifascisti e immigrati; si legalizzano le ronde razziste della Lega Nord; si pratica la brutalità omicida e la impunità poliziesca contro immigrati, fermati, cittadini inermi.
Si approvano pacchetti di sicurezza, si usa l'esercito nelle strade, avanza la militarizzazione.
Uno Stato di polizia che rappresenta il vero terrorismo.
Di qui la necessità di costruire un fronte per unire le forze, non solo per un piano di iniziative, ma per unificare nel profondo, utilizzando tutte le forme di iniziativa e di lotta, dai presidi alle manifestazioni, fino al referendum abrogativo del 270bis.
Un coordinamento nazionale deve servire a questo.
Un coordinamento in cui ci impegniamo, almeno per un anno, a fare insieme le cose, a partire dalla costruzione di una manifestazione nazionale in autunno, sviluppando sulla base dell'unità un chiarimento e anche una lotta anche al nostro interno in corso d'opera.
Un coordinamento che parta dalle forze presenti, ma che punti ad allargarsi a tutti coloro che qui non sono presenti o che sono impegnate in altre campagne verso le quali siamo solidali.
Un coordinamento che abbia una base territoriale in tutto il paese, con la creazione di vere e proprie "case di solidarietà proletaria", o comunque si chiamino; luoghi comune per tutti coloro colpiti dalla repressione, dove si costruiscono iniziative insieme.
Dopo l'introduzione, prima degli interventi, è stato letto il documento/resoconto della Conferenza Internazionale di Colonia del 25 maggio - in allegato.
E' intervenuto poi il rappresentante dell'ASP che ha letto l'appello del Partito dei Carc e dell'Asp per una presidio il 1° luglio a Bologna in occasione della nuova udienza del processo sostenuto dal PM Giovagnoli c; chiedendo all'assemblea di sottoscrivere l'appello.
L'ASP ha proseguito sostenendo che da tempo propugna l'idea di unirsi in un unico fronte di lotta, di formare un coordinamento contro la repressione. Il sistema capitalista attraversa una crisi forte e ampia e conduce una vera e propria 'guerra di sterminio' verso le masse popolari, basta pensare ai morti sul lavoro, agli immigrati annegati nel mare ecc
Prima di arrivare a reprimere le masse, fanno una repressione selettiva verso i comunisti, le avanguardie operaie organizzate e poi le avanguardie di lotta. Si approva un pacchetto di sicurezza che è una vera e propria legge razziale.
Alla repressione risponde una resistenza che si presenta, però, abbastanza disgregata.
C'è l'idea della lotta alla repressione fatta come gruppo. Questo disgrega la lotta.
Il fronte comune contro la repressione deve avere alla base una concezione che non limita l'unità alle forze soggettive; la lotta contro la repressione non è appannaggio di una elite ma delle masse operaie e popolari.
Bisogna esprimere e praticare la solidarietà a chi va in carcere per vari motivi, sia politici che sociali. Bisogna coinvolgere le masse popolari, sia quando la repressione le colpisce direttamente, sia quando questo non avviene, facendo conoscere i fatti di repressione, le ragioni di essa, e invitarle alla mobilitazione.
Un coordinamento che attui sempre la solidarietà tra compagni, serve un patto di solidarietà e collaborazione per costruire questo coordinamento; bisogna fare un lavoro di contatti, battaglie comuni, confronti con altre forze allo scopo di allargarlo.
Sul piano organizzativo perchè esso funzioni, è necessario che ogni forza metta a disposizione un compagno, affinchè ci si possa vedere periodicamente.
Infine, ha concluso riprendendo l'appello alla Girp come giornata dedicata ai rivoluzionari prigionieri, annunciando le iniziative, in cui si parli e si sostenga specificatamente i detenuti politici e ha proposto di approvare un saluto ai rivoluzionari prigionieri.
E' intervenuto poi un compagno di Piattaforma comunista che ha letto un documento, in allegato.
E' intervenuto, poi, il compagno Paolo Dorigo, a nome degli organismi di Mestre e Venezia che avevano aderito all'assemblea. E' partito denunciando l'opportunismo che domina le forze della sinistra e l'importanza in questo senso di questa assemblea e della proposta di un soccorso rosso proletario di massa. Ha ricordato come la repressione abbia una lunga storia, che l'operazione 7 Aprile' 1978 ha anticipato le tecniche della repressione negli anni successivi, così come quelle che si sono sviluppate in altri paesi come il Perù, volte a sviluppare le tecniche di dissociazione, desolarizzazione che si sono ripetute in molte altre vicende successive. Bisogna dare vita ad una 'assemblea proletaria nazionale contro la repressione', guidata da una visione della contraddizione capitale/classe operaia interna alla contraddizione principale imperialismo/popoli oppressi.
Nel nostro lavoro, se dobbiamo fare fronte, dobbiamo usare una terminologia da fronte e non di partito e, quindi, non pretendere di imporre le proprie formulazioni a tutto il fronte. Per questo è importante, ad esempio, che se aderiamo alla manifestazione del 1° luglio di Bologna, lo facciamo con un nostro testo di adesione. Non dobbiamo puntare a ricavare un tornaconto di gruppo nella battaglia contro la repressione. Ha poi illustrato alcune battaglie che si stanno facendo come in Veneto su diversi fronti. Ha sostenuto che è necessario difendere i diritti della persona e non solo della classe. Anche Marx è partito da un comitato per i diritti umani. Non siamo d'accordo ad usare la formulazione "siamo tutti sovversivi" perchè così usiamo i valori della borghesia. Nella battaglia comune non dobbiamo fare della propaganda propria il terreno principale, in particolare su terreni in cui ci sono divergenze, vedi la questione elettorale. Infine, ha riportato la richiesta della Avae che l'assemblea dedichi una riunione specifica alla problematica della tortura e delle vittime della armi elettroniche.
E' intervenuto il rappresentante del Sindacato Lavoratori in Lotta (SLL) che ha portato il suo saluto a questo tentativo. Ha ricordato che dal '87 hanno iniziato un discorso come disoccupati e sono stati ripetutamente vittime della repressione. Nel 2004 siamo stati accusati di "estorsione" mentre facevamo la lotta per il lavoro e i diritti dei lavoratori.
Se vogliamo fare un coordinamento dobbiamo coinvolgere le altre realtà, non coltivare il proprio orticello. La repressione è un piano generale che si rivolge innanzitutto contro i comunisti. Dobbiamo da oggi fare un fronte unito e lanciare un appello a tutte le altre realtà. Diciamo sì alla nascita di questo coordinamento ma lo dobbiamo allargare ad altri e fare un piano di iniziative.
Il collettivo Iqbal masih, ha aderito alla proposta di coordinamento nazionale. Finalmente, ha detto, dato che da diversi anni ci sono molti organismi, tutti quanti a parole sono per l'unità contro la repressione ma poi nei fatti non si fa. Dobbiamo allargare questo coordinamento facendo una battaglia contro il settarismo. Ha invitato l'assemblea ad appoggiare l'appello per la manifestazione del 1° luglio a Bologna.
Ha portato l'adesione di altre realtà di Lecce e ha chiesto che l'assemblea si impegni il 14 e 15 luglio in occasione del processo contro l'espulsione dei compagni turchi con iniziative davanti al Tribunale e ai CTP.
Il rappresentante dei Carc ha sostenuto che l'assemblea di oggi è importante ed è un passo in avanti nella costruzione del fronte unito contro la repressione. Rispetto alla proposta di coordinamento, il Carc si riserva di analizzarla meglio. C'è la necessità di combinare iniziative comuni di solidarietà e lotta con un dibattito franco e aperto.
Bisogna approfondire l'analisi su come fronteggiare la repressione nei processi. Il Carc propone il processo di rottura, basato su due gambe: sviluppare la mobilitazione delle masse contro la repressione e intervenire nelle contraddizioni del nemico. Lo abbiamo fatto con l'appello "No alle persecuzioni" e abbiamo raccolto firme anche di esponenti democratici e sinistra borghese che hanno preso posizione. L'obiettivo in aula è stato quello di passare da accusati ad accusatori, utilizzando le leggi a nostro vantaggio e violandole quando sono a nostro svantaggio. Quindi, ha rilanciato la proposta di sottoscrivere l'appello per il 1° luglio.
La compagna della Rete Antifascista perugina ha detto che bisogna raccogliere l'invito a cercare l'unità politica e pratica contro la repressione. Ha rilanciato l'appello a fare il presidio al CTP sia per i compagni prigionieri turchi e palestinesi che per gli immigrati. Ha raccontato di pestaggi e ha insistito perchè nella piattaforma del coordinamento venga inserita la lotta contro i campi di concentramento per gli immigrati.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto è ritornato sulla montatura giudiziaria che colpisce questa organizzazione sindacale e proletari comunisti ad opera della Procura di Potenza, mettendo in rilievo la necessità di comprenderne la particolarità e il salto che essa costituisce nell'attaccare, in stretto legame con i padroni, l'azione sindacale di classe e il ruolo dei comunisti in rapporto alla classe operaia. Bloccare le iniziative dei comunisti, intimidire le avanguardie operaie per imporre paura e repressione all'intera classe. Colpire la nostra azione cercando attraverso la repressione di trovare i reati, andando oltre il "processo alle intenzioni".
In un precedente intervento era stato sostenuto che vengono inseriti nell'inchiesta tutte le organizzazioni comuniste per farne un polverone giudiziario, come "caccia alle streghe" verso comunisti e classe operaia.
Questa inchiesta offre, quindi, l'opportunità di legare repressione dei comunisti e lotte operaie e contribuire a dare una base di massa alla lotta contro la repressione.
Nell'assemblea è stata anche espressa solidarietà ai 19 compagni di area No Global di Taranto che verranno processati dal 15 ottobre per "associazione sovversiva". Si tratta di una 'Cosenza bis' dove la borghesia vuole ottenere ciò che non è riuscita ad ottenere a Cosenza, un ignobile processo-vendetta, mentre i torturatori, i massacratori di Genova, di Napoli vengono assolti o sottratti a processi e condanne dai magistrati sotto la regia dell'attuale governo.
Red Block di Palermo, dopo aver elencato esempi di repressione a Palermo, ha spiegato come si stia cercando di raccogliere l'appello degli immigrati Tamil, oggetto di una recente operazione repressiva, volta a sostenere la natura "terrorista" di tutti gli immigrati che fanno parte di questo popolo. Red Block guarda oltre questa riunione e si impegna ad organizzare la pratica comune di lotta alla repressione con altre realtà palermitane, a cui vanno portati i risultati e le proposte di quest'assemblea.
Il Carc di Roma ha denunciato il gruppo che sostiene la repressione italo-francese. Ha presentato un dossier sull'argomento, proponendo di generalizzare il metodo dei dossier per informare le masse ma anche i democratici e portarli a prendere posizione, visto che c'è un attacco alle libertà di parola e di espressione.
Da Proletari comunisti di Ravenna è stato messo in rilievo come le operazioni repressive in questa città colpiscono noi e lo slai cobas per il sindacato di classe per la pratica dell'antifascismo militante, per la lotta per la sicurezza sui posti di lavoro che ha visto anche l'occupazione dell'agenzia interinale Intempo, responsabile di aver mandato a morire due operai al Porto di Ravenna e a Porto Marghera. Ha detto che proprio nei giorni scorsi vi era stata una forte iniziativa contro i fascisti e razzisti di Fiamma Tricolore che volevano fare un presidio contro il diritto di voto agli immigrati. Abbiamo organizzato insieme agli altri antirazzisti una contromanifestazione occupando la zona dove i fascisti volevano tenere la loro manifestazione. E non ci siamo trovati soli, hanno partecipato centinaia di immigrati, e lo stesso sindaco ha dovuto partecipare al presidio e poi denunciare i fascisti. E anche qui si parla di denuncia verso di noi.
La lotta contro la repressione ha potuto contare spesso sulla solidarietà degli operai e questo ci da forza.
Quindi si sono tirate le conclusioni della riunione.
Facciamo il coordinamento e combattiamo il settarismo dando l'esempio.
Un coordinamento e non un'assemblea proletaria nazionale perchè non si può andare da un'assemblea ad un'altra.
Un coordinamento e non ancora un soccorso rosso proletario e di massa che è una parola d'ordine che si può costruire con allargamento, con il lavoro comune di almeno un anno che crei un metodo, una concezione, una prassi comune.
Sì, ad indicare un compagno per organizzazione come prima forma di organizzazione. Ma è necessario dare una base territoriale, nazionale del coordinamento, con sedi e strutture in ogni città, a partire dalle sedi delle realtà che aderiscono al coordinamento.
Dobbiamo caratterizzare il nostro lavoro come lavoro di massa, per fare della lotta alla repressione una lotta di massa.
Dobbiamo lavorare ad una manifestazione nazionale.
Bisogna rivolgersi a tutte le altre forze per allargare il coordinamento.
Lavorando in questi mesi, partecipando alle iniziative già esistenti, a cui diamo l'adesione, e ritrovandoci in forme possibilmente più allargate a fine settembre per organizzare e programmare l'iniziativa nazionale e la manifestazione nazionale.
Al coordinamento aderiscono le forze presenti.
Il Carc e Piattaforma comunista si riservano di discutere sulla proposta prima di dare la loro adesione.
Viene deciso
un comunicato di adesione alla manifestazione del 1°luglio;
di proseguire la campagna per i compagni prigionieri turchi e palestinesi;
aderire all'iniziativa contro i CTP del 14-15 luglio, cercando di realizzare una presenza numerica;
fare un messaggio di saluto ai prigionieri politici rivoluzionari;
trasmettere e utilizzare questo resoconto verso tutte le altre realtà impegnate nella lotta contro la repressione per discutere e confrontarsi nella costruzione del coordinamento nazionale.
Al termine dell'assemblea nazionale una parte dei partecipanti ha realizzato un presidio di denuncia e solidarietà sotto la sede centrale del Corriere della Sera per i compagni turchi e palestinesi. Il presidio ha raggiunto una parte del suo obiettivo, quello di rompere il silenzio della grande stampa che ha dovuto, sia pur a malincuore, parlare della vicenda.
Anche Liberazione ha dato spazio martedì 24/6 ad un lungo comunicato del Comitato contro l'estradizione che ha realizzato un proficuo presidio sotto la Regione Puglia appunto martedì 24.
21.6.08
http://www.autprol.org/