09/07/2008: Aggiornamenti dal CPT di via Corelli - MiIano


Lo sciopero della fame, dopo tre giorni, continua in tutte le sezioni, nonostante i tentativi intimidatori di Polizia e Croce Rossa, e le pessime condizioni sanitarie di molti detenuti (in particolare i “trans” a cui vengono negati i farmaci retro-virali).
Durante la giornata diverse persone sono svenute senza ricevere nessun tipo di soccorso.
Dall’interno giungono telefonate allarmate per la situazione con forte richiesta di divulgare la notizia e ricevere una delegazione del comitato.
Mentre giungono nuovi detenuti (tra cui una donna tunisina, pesantemente picchiata in Questura, e privata poi di ogni cura medica) alle 19,00, circa 50 militanti antirazzisti partecipano al presidio convocato dal Comitato Antirazzista, ma si ritrovano davanti un pesante cordone dei Carabinieri e non riescono quindi a raggiungere il CPT.
All’interno aspettano l’evolversi degli avvenimenti, continuando a denunciare quanto sta accadendo e rendendo pubbliche le loro rivendicazioni (vedi appello allegato)
Dopo le vampate di Torino dell’ultimo mese, la protesta sembra potersi estendere, passando per Milano e raggiungendo anche Bologna.
La strada, oggi come ieri, è quella di coordinarsi ed estendere la battaglia a tutti i CPT su una piattaforma comune

7 luglio 2008
Comitato antirazzista milanese

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Appello dei detenuti di via Corelli

Noi detenuti di via Corelli siamo in lotta dal 5 luglio contro la nostra carcerazione nel CPT di Milano.
Il nostro crimine è quello di non avere un documento che lo stato italiano non ci concede, e quindi rivendichiamo per tutti il diritto alla libertà.
Vogliamo contrastare la campagna razzista che attraversa l'Italia, denunciare il carattere fascista del pacchetto sicurezza che discrimina, criminalizza e reprime tutti gli immigrati.
Noi non lottiamo per qualche miglioramento qui dentro. Noi ci battiamo per la chiusura dei CPT.
Tutti devono sapere la profonda ingiustizia che stiamo subendo qui dentro:
Persone, costrette a lavorare in nero, prelevate direttamente dal posto di lavoro.
Persone in possesso di documenti regolari e rinchiuse perché ancora in attesa di un rinnovo.
Persone a cui non è stata convalidata la detenzione, riportate in questura per un nuovo decreto di espulsione, convalidato poi dal giudice successivo.
Tutti devono sapere che qui si subisce un clima costante di razzismo, intimidazione e violenza.
Cibo scarso e di qualità scadente. Condizioni igieniche inaccettabili. Assistenza sanitaria inesistente, in particolare a malati di Aids a rischio di vita.
E ogni nostra osservazione su queste cose serve scatena la reazione rabbiosa della polizia e della Croce Rossa, che non interviene per curare le persone.
Per tutti questi motivi continueremo la nostra agitazione a oltranza e facciamo appello a tutti gli antirazzisti perché sostengano la nostra lotta in nome dei principi di giustizia, uguaglianza e dignità umana che devono essere garantiti a tutti e senza condizioni.

Corelli, luglio 2008

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Sabato 5 luglio: in mattinata, i detenuti di Corelli fanno sapere, telefonando a un compagno del Comitato antirazzista, che hanno proclamato lo sciopero della fame in tutte le sezioni del Centro di detenzione. Chiedono la loro libertà e denunciano le condizioni della loro detenzione. Chiedono inoltre che si diffonda la notizia attraverso i mass-media. Da fuori, noi del comitato telefoniamo ad alcune radio e giornali che cominciano a diffondere la notizia anche con alcune interviste telefoniche dentro al centro. Nel pomeriggio, mentre ci prepariamo per un presidio davanti al centro, veniamo a sapere dai detenuti che la prefettura di Milano ha chiesto di incontrare una loro delegazione. Nell’incontro, la delegazione ribadirà la richiesta della libertà e la volontà di continuare lo sciopero della fame, per questo il colloquio sarà brevissimo.
In serata, alcune decine di militanti antirazzisti, si presentano davanti all’ingresso del Cpt per un presidio di solidarietà e sostegno alla protesta. Slogan, rumorose battiture con le pietre sul guard rail e uno striscione "chiudiamo i CPT, libertà per tutti" appeso sul cavalcavia della tangenziale, hanno caratterizzato l'iniziativa. Dai numerosi scambi telefonici con l'interno è emerso che la polizia, in tenuta antisommossa, era entrata nei corridoi delle sezioni con chiaro intento intimidatorio, e che una ragazza egiziana che protestava è stata malmenata. Veniamo a sapere da alcuni avvocati e anche da alcune testimonianze dal Centro che svariati sono i casi di immigrati detenuti nonostante la non convalida del trattenimento, che alcuni sono in possesso di permesso di soggiorno in altri paesi d'Europa, e, soprattutto, che molti sono i lavoratori in nero prelevati direttamente sul posto di lavoro. Ma i detenuti denunciano anche le condizioni della detenzione: cibo scarso e scadente, condizioni igieniche pessime, continue intimidazioni e maltrattamenti da parte della polizia, nessuna attenzione per le cure mediche (ai malati di AIDS non vengono somministrati i farmaci appropriati), continue espulsioni addirittura in paesi diversi da quelli di provenienza. Mentre è in corso l’iniziativa, i detenuti chiedono un incontro con una delegazione dei presenti al presidio, negata al momento dalla prefettura, e rinviata a lunedì.

Domenica 6 luglio: Sempre in mattinata cominciano le prime telefonate per avvisarci che lo sciopero continua. Nel corso del pomeriggio, la situazione dentro al centro si fa più surriscaldata: un detenuto in sciopero della fame sviene e viene portato in infermeria, mentre nella sua sezione comincia una forte protesta che diventa più intensa quando la Croce rossa, gestore del centro, si rifiuta di chiamare l’ambulanza per ricoverarlo all’ospedale. Noi, da fuori, improvvisiamo un altro presidio e verso le 20.30, due ore dopo le prime chiamate che ci avvisavano dell’episodio, vediamo arrivare l’ambulanza che riparte verso l’ospedale scortata da alcune macchine della polizia.

Lunedì 7 luglio: l’appuntamento è per questa sera alle 19, davanti all’ingresso del Cpt per un numeroso e rumoroso presidio di sostegno alla lotta dei detenuti, mentre una delegazione del Comitato antirazzista dovrebbe entrare a incontrarli.

http://www.autprol.org/