27/06/2008: Milano - Giungono nuove squadracce sulla strada spianata dai media
A Milano entrano in azione i Blu Berets, basco blu e uniforme in tinta, l'ennesima squadraccia legittimata a disciplinare i quartieri.
Dopo le Camicie Verdi della Lega e quelle Gialle di Alleanza Nazionale, l'associazionismo securitario esordisce con questo tentativo di spoliticizzare la ronda. Ma gli azzurri vigilantes di legami politici ne hanno eccome. Il loro vice-presidente ad esempio: Angelo Ottaviani, vice-coordinatore di Azione Sociale (Alessandra Mussolini) in Lombardia, il cui vice-cervello è riuscito a esprimersi con le seguenti parole:
"ADESSO BASTA ! ADESSO BASTA ALLA DROGA, SENZA SE E SENZA MA.
Tolleranza zero agli zingari, tolleranza zero ai clandestini, tolleranza zero ai terroristi, TOLLERANZA ZERO AGLI SPACCIATORI.
Non occorrono nuove leggi, non occorre riempire le carceri, basta una cosa semplice;
SEQUESTRARE QUALSIASI QUANTITA' DI DROGA a chiunque la detenga.
Tu la compri e io la sequestro, tu la ricompri e io la sequestro, solo questa è la soluzione. Così fu debellato il contrabbandiere di sigarette, così dobbiamo debellare lo spacciatore, è un nostro dovere politico, civico e morale. [...]
Azione Sociale non starà certo a guardare si batterà ogni giorno, per una vita migliore
Salviamo il nostro Paese".
[tratto dal sito di Azione sociale Lombardia]
Segue un articolo tratto da Rapubblica, dove ancor più che tessere in modo univoco le lodi dei rondaroli, si dipinge una città in condizioni "emergenziali", e una cittadinanza che implora la discesa verticale dell'ordine...
Le notti roventi delle ronde blu
Tensioni, minacce e risse tra bande. "Ma noi cerchiamo il dialogo". Una sera tra Maciachini e Jenner con i Blue Berets. Intanto è polemica: per il Pd "non sono volontari, ma pagati dal Comune". Il titolare di un bar nella zona più calda: "Italiani o clandestini non importa, conta chi lavora e chi no". Mohamed, egiziano, appena li vede ride, caccia un urlo e unisce le mani mimando una pistola.
Il manganello di un vigile bussa sul corpo quasi nudo di un tunisino che dorme sull´erba. Una donna è a terra, travolta da un romeno senza biglietto in fuga dalla metropolitana, e aspetta il 118.
Poco più in là, quindici controllori Atm circondano un gruppo di extracomunitari nel flusso incessante di pendolari. «Blu uno a Blu due, Blu uno a Blu due, rispondete!» urla nel walkie talkie Maurizio, il capo della ronda dei Blue Berets, una delle due associazioni che si muovono per conto del Comune tra piazzale Maciachini, viale Jenner e via Imbonati, e che ora controlla da un angolo della piazza la centrifuga di corpi in movimento in questo pezzo di periferia.
Berretto e divisa blu, mostrine coi simboli del gruppo e dell´Unione europea, torcia per illuminare gli angoli bui della notte e radio per raggiungere gli altri membri della squadra. Questa sera sono in quattro. Hanno tra i venti e i quarant´anni, il più giovane è un ventenne cubano in Italia da tre, da quando un´italiana in vacanza sull´isola caraibica se ne è innamorata e l´ha portato a Milano. Iniziano alle sei del pomeriggio, finiscono a mezzanotte, si muovono in gruppo o al massimo in coppia. Mai da soli. Sono partiti tre mesi fa intorno a piazzale Maciachini, da qualche giorno in via Padova, poco prima in stazione Centrale, dove sono in servizio fino alle 6 del mattino per scortare le donne che lavorano in zona. «Stasera a mezzanotte andremo anche noi in via Padova e in Centrale per dare una mano agli altri» spiegano. E intanto si muovono tra volti di mille razze. Arabi e albanesi, peruviani e romeni, donne in chador e bambini cinesi che sbucano dai portoni. Si definiscono volontari delle ronde, anche se - dicono i consiglieri comunali del Pd Pierfrancesco Majorino e Andrea Fanzago - la Blue Berets e l´Associazione poliziotti italiani «hanno avuto 800 mila euro dal comune» e loro raccontano di «turni anche di otto ore».
Partono alle sei dalla piazza, fanno un giro nel parco, poi s´infilano in via Imbonati. «Non facciamo i poliziotti - precisano - non va bene dire che "pattugliamo" la zona. Facciamo un monitoraggio, parliamo con la gente, spieghiamo come si deve comportare e cerchiamo di prevenire tante situazioni che possono degenerare». Loro camminano lenti, la gente li riconosce e li saluta. Mohamed, egiziano con la maglietta del Brasile, alle otto è già pieno di birra, li vede da lontano e li saluta con un urlo, un sorriso, le mani giunte a forma di pistola che spara. È davanti a uno dei bar che vende bottiglie di birra a un euro, la benzina che accende la miccia delle liti etniche, dei piccoli pretesti che esplodono e si placano solo a fendenti di coltello. «Davanti a un bar ci sono i peruviani, 50 metri più in là i magrebini. Se uno passa sul marciapiede sbagliato la guerriglia è assicurata». Ed ecco la violenza pura, senza controllo, coi cocci di bottiglia che diventano armi improprie che possono uccidere.
Gli uomini della ronda percorrono via Imbonati fino via Genesio, «la zona più pericolosa, con appena 15 famiglie italiane». Tornano verso la piazza e virano in viale Jenner. Al bar Alex & Franz i Blue Berets sono di casa. «Le cose sono migliorate, molti si comportano meglio - spiega il titolare - L´esercito? Magari. Italiani o stranieri, non importa. C´è chi vuole lavorare e chi non ne ha voglia». Poi entra Ashar, venti anni, egiziano, camicia bianca appena stirata e jeans. Clandestino. «Lui, per esempio, è bravo. Lavora, fa l´imbianchino. Mi ha anche ridipinto il bar. E ora vorrebbe sposare un´italiana per mettersi in regola». Lui sorride e conferma. Racconta: «Sono da voi da due anni, vivo con tre connazionali. Ognuno di noi ha un lavoro diverso. Oggi si lavora qui, domani lì. Ci avvisano e andiamo».
Maurizio e i suoi uomini lo conoscono. Sanno che è irregolare, ma anche che non è lui, Ashar, il problema di viale Jenner. Bevono tutti insieme un caffè e si spostano verso piazzale Nigra. All´angolo con via Legnone, molto prima di raggiungere la moschea, nel buio bucato dai fari delle auto, ci sono le prime prostitute. «Ragazze giovani. Due sono romene, di Craiova, 25 anni, le altre slave. Spesso ci chiamano, dobbiamo soccorrerle perché i clienti rubano la borsetta, o non pagano, o gli arabi le rapinano. Ormai si confidano».
ll suo vortice di pendolari che va verso casa non c´è più. Ora la strada è solo degli stranieri. Il cellulare di Maurizio squilla un´altra volta e le divise blu corrono in viale Imbonati per un gruppo di ubriachi che sbraita nel bar di un cinese, poi attraversano la strada fino a un altro bar pieno di peruviani. È arrivata mezzanotte. L´asfalto è anche stasera una distesa di bottiglie di birra e resti di cene improvvisate. Dove qualcuno ha lasciato un vecchio divano, qualche giorno fa un peruviano è stato a un passo dalla fine. Con la testa tagliata dal vetro di una bottiglia, vagava per la strada. Gli uomini delle ronde se lo sono visto crollare davanti, svenuto.
(26 giugno 2008)
http://www.informa-azione.info/milano_giungono_nuove_squadracce_sulla_strada_spianata_dai_media
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