21/06/2008: Torino, 23/06: presidio davanti alla GTT (azienda dei trasporti pubblici)
«Noi non vogliamo multarli. Vogliamo che questi signori smettano di pensare d'essere invisibili sui nostri mezzi. Certo non faremo in tempo a beccarli tutti, questo è matematico, ma l'importante è che qualcuno di loro finisca nella rete. Ma, soprattutto, che si venga a sapere una cosa: non potranno mai più salire indisturbati».
Di cosa parla Giovanni Battista Razelli, direttore generale di Gtt? E con chi ce l'ha? Chi sono questi "invisibili" che non vuole multare ma solo "beccare", "disturbare", terrorizzare? Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, il manager non stava parlando dei rastrellamenti che sono stati recentemente segnalati a bordo di alcuni autobus dell'azienda che dirige: operazioni poliziesche in cui diversi agenti della polizia municipale salgono a bordo del mezzo, dividono le donne dagli uomini, gli italiani dagli stranieri, fanno allineare questi ultimi contro un muro e caricano su appositi autobus con sbarre ai finestrini quelli senza permesso di soggiorno, per portarli via.
Lasciandosi andare a frasi piene di odio e di disprezzo come «non ce ne frega niente della vostra carta di identità italiana», «è finita la pacchia», «l'Italia non è più il Paese delle meraviglie». Il tutto, e questo è forse il lato peggiore della vicenda, tra il plauso generale dei cittadini per bene, soddisfatti di una scena tra il raid nazista e il golpe sudamericano.
No, non parla di tutto questo, il manager della Gtt. La sua compagnia non ha nulla da dire riguardo alla caccia ai clandestini che quotidianamente si svolge sui suoi mezzi, ma che solo fortuitamente ha trovato spazio sulle colonne dei giornali. Nega tutto, la Gtt, limitandosi a dire che in quei giorni non erano previste operazioni di "Linee sicure", quel programma che prevede il controllo dei mezzi del trasporto pubblico da pattuglie congiunte di controllori e agenti della polizia municipale. Dimenticandosi che quando non sono previste operazioni di "Linee sicure", sono proprio i suoi solerti "assistenti alla clientela" a chiamare la polizia, quando si imbattono in uno straniero sprovvisto di biglietto, incuranti del fatto che il suo viaggio potrebbe finire al Cpt di corso Brunelleschi, il capolinea per gli indesiderabili in attesa di espulsione.
No, su tutto questo Giovanni Battista Razelli non ha nulla da dire.
Per la cronaca, parlava della sperimentazione del nuovo dispositivo elettronico in grado di rilevare la presenza di passeggeri sprovvisti di biglietto. I cosiddetti "abusivi", gli "scrocconi" o, per meglio dire dei "clandestini" a tutti gli effetti, indipendentemente dalla loro nazionalità. Come si vede, dal momento che sempre più italiani stretti nella morsa della povertà tentano di viaggiare senza obliterare il biglietto, sugli autobus italiani il vecchio slogan "siamo tutti clandestini" assume già un tono diverso. Perché ormai è chiaro che la guerra ai clandestini è solo un piccolo assaggio della guerra contro tutti quanti noi.
(Lunedì 23 giugno, alle 10 del mattino, ci sarà un presidio contro i rastrellamenti sui tram, di fronte alla sede della Gtt di Torino in C.so Turati 19/6. È inutile dirvi che vogliamo vedervi tutti lì puntuali, cari i nostri lettori e i nostri ascoltatori.)
ilsalasso@gmail.com
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Torino: presidio antirazzista alla GTT lunedì 23
Lunedì 23 giugno ore 10
presidio di fronte alla GTT, in corso Turati C.so Turati 19/6
Il presidio è organizzato all’interno dell’Assemblea Antirazzista.
Per contatti: assembleaantirazzistatorino@autistici.org
Di seguito uno dei volantini che verranno distribuiti
Rastrellamenti sul tram
In questi giorni si sono moltiplicate le retate e le incursioni di polizia e vigili urbani su tram e autobus, con l’ormai consueto contorno di insulti e intimidazioni ai danni di immigrati e immigrate.
L’autobus n. 47 è stato al centro di uno dei tanti episodi che avvengono ogni giorno sui mezzi pubblici cittadini: solo per caso è rimbalzato nelle cronache.
Sono le 8,30 del mattino del 4 giugno e al capolinea del 67 a Moncalieri il pullman è pieno di gente che va al lavoro o a scuola. Sale una pattuglia della polizia e intima a tutti gli stranieri di scendere, divide maschi e femmine, chiede il permesso di soggiorno. Molte persone avevano con sé solo la carta di identità italiana, altri il permesso di soggiorno, altri ancora né l'uno né l'altro.
I poliziotti condiscono il tutto con frasi quali: “non ce ne frega niente della vostra carta di identità italiana”, “è finita la pacchia”, ‘l’Italia non è più il Paese delle meraviglie”.
Gli agenti fanno salire tutti gli uomini su un cellulare e li portano via: il rastrellamento è finito.
Nessuno dei passeggeri rimasti sull'autobus è intervenuto. Molti, anche dai balconi delle case e dai marciapiedi, hanno applaudito.
Storie come queste, seppur raramente denunciate, sono frequenti. Alle incursioni razziste di polizia e vigili urbani si unisce l’azione di stampo poliziesco dei controllori della GTT.
I controllori sono da molto tempo complici delle espulsioni: non si limitano a multare chi non ha il biglietto ma, se il viaggiatore è straniero, chiamano la polizia. Spesso il viaggio in tram ha il suo capolinea al CPT.
Il CPT è la prigione dove i senza documenti vengono rinchiusi prima della deportazione. Sono uomini e donne emigrati dai loro paesi per fuggire la fame, la guerra, le persecuzioni, venuti in Italia per cercare un’opportunità di vita, per dare un futuro a se ed ai propri figli. Sono uomini e donne come i nostri padri che migrarono in Italia e nel mondo, sono uomini e donne che le leggi razziste di questo paese relegano nel limbo della clandestinità. Sono persone senza tutele né diritti che lavorano in condizioni bestiali e per campare la vita la rischiano ogni giorno, perché i padroni non regolarizzano per poter mantenere forte il ricatto. Anche i pochi che hanno le carte possono perdere tutto, perché chi perde il lavoro, perde anche le carte. Senza carte si finisce nel limbo degli irregolari e persino un banale viaggio in autobus diventa pericoloso.
Quelli che non pagano sono tanti, tantissimi: arrivare alla fine del mese non è facile e il costo del biglietti pesa sempre più sui bilanci di troppi, sia italiani che immigrati.
I trasporti pubblici dovrebbero essere gratuiti ed accessibili a tutti.
Non è un’utopia. Basterebbe tagliare la spesa di guerra, ritirando le truppe dall’Afganistan. Sul fonte interno decine di milioni verranno spesi per i soldati che pattuglieranno le città, uno spot milionario per un governo che sulla – falsa - emergenza sicurezza ha fondato le sue fortune.
L’emergenza, quella vera, quella del lavoro che non c’è, del lavoro che uccide, della precarietà a vita, dei servizi solo per chi paga, viene messa in secondo piano, nascosta dalla propaganda razzista, la propaganda che alimenta e propaga il fuoco della guerra tra poveri.
Esercito e polizia per le vie e sui tram servono solo a tenerci tutti, italiani e immigrati, sotto il tallone di chi, ogni giorno, lucra sulle nostre vite. I padroni e i governanti scommettono sulla guerra tra poveri, per imporre il loro ordine – un ordine fatto di violenza e sfruttamento bestiale. Sta a noi tutti, i senza potere, riallacciare i fili spezzati della solidarietà, resistendo ai soprusi, alle violenze, alle deportazioni.
Fermare i rastrellamenti sui tram è possibile. Basta volerlo.
Se saremo in tanti a metterci in mezzo, a protestare, a chiedere spiegazioni, i razzisti avranno la vita più difficile.
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46 Torino – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21.
fat@inrete.it 338 6594361
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