15/06/2008: Da taranto: criminalizzare per isolare


La tendenza seguita in maniera trasversale da qualunque corrente politica, con l'appoggio della digos, della magistratura e di alcune testate giornalistiche a criminalizzare qualunque forma di alterirtà sociale é ormai sempre più evidente.
La campagna stampa partita dopo il rinvio a giudizio degli imputati per il processo per associazione sovversiva locale costruito a Taranto contro 19 compagni ne é un chiaro esempio.
Assistiamo ancora una volta ad una campagna diffamatoria ed intimidatoria che mira esclusivamente ad allontanare qualunque forma di alternativa dalla gente comune. Anche questa volta la stampa dimentica di presentare il contesto in cui si svolgono i presunti reati su cui si basa l'impianto accusatorio, trascrive reati ormai derubricati o prosciolti, allo scopo di definire terroristi e criminali gli imputati di questo processo. Dimenticando per esempio di dire che sull'omicidio Carlo Giuliano non é stata fatta ancora nessuna chiarezza; che le torture di Bolzaneto sono state lasciate pressoché impunite, che la macelleria messicana vista nella scuola Diaz non ha ancora mostrato nessuna responsabilità
ufficiale. Dimentica che sono questi i temi principali di ogni manifestazione a noi contestata, che ogni cosa fatta é stata svolta alla luce del sole; dimentica di inquadrare i veri criminali (chi perpetra i massacri di piazza, chi devasta e saccheggia interi territori) e si accontenta di allinearsi a un sistema che distrugge ogni diritto in favore del profitto. Dimentica, scientificamente, di ricordare che alcuni di questi imputati si sono visti assolti in primo grado dal tribunale di Cosenza per il reato di associazione sovversiva, in quanto "il fatto non sussiste". Dimentica che gli unici veri artefici di un turbamento economico politico e sociale della città di Taranto sono coloro che ne hanno provocato il dissesto finanziario e che girano liberamente per la città.

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