11/06/2008: Volantini sulla detassazione degli straordinari e sul nuovo modello di contrattazione nazionale
BENVENUTI A VELTRUSCONIA: + ORARIO – SALARIO
AL MOVIMENTO DEI LAVORATORI È STATO NECESSARIO UN SECOLO DI LOTTE PER ARRI-VARE AD UNA RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO CHE LO RENDESSE COMPATIBILE CON LA VITA E LA SALUTE. IL GOVERNO E CONFINDUSTRIA, GRAZIE AL COLLABORAZIONISMO SINDACALE INVERTE L’ORDINE DELLE COSE: SEMPRE PIÙ ORARIO, PEGGIORI CONDIZIONI DI LAVORO E DI SICUREZZA E, NATURALMENTE, SEMPRE MENO SALARIO.
Nonostante il tentativo di mascherarla, la realtà è questa: prima il Governo Prodi ha tolto, agli imprenditori che superavano il limite legale delle 40 ore, l’obbligo del pagamento di una contribuzio-ne aggiuntiva all’INPS, oggi il Governo Berlusconi aggiunge una detassazione che se pur misera nella consistenza (ai lavoratori si tassa al 10% lo straordinario, ciò significa poco più di 1 € l’ora) va comunque nella direzione di incentivare il surplus lavorativo.
Lavorando circa 1 giorno in più alla settimana (cioè 250 ore all’anno che è il massimo attualmente previsto dalla contrattazione) un lavoratore medio incrementerebbe di circa 300 € annui la sua re-tribuzione. A parte il prezzo che i lavoratori pagano dal punto di vista della salute, della socialità e dei rapporti familiari, della possibilità di recupero psico-fisico, il bello (per i padroni) è che questo non sarebbe pagato da chi guadagna sul lavoro supplementare, cioè dall’imprenditore, ma da una riduzione di quanto viene pagato all’erario. In parole povere il lavoratore dipendente, che ha sul groppone quasi il totale del carico fiscale, paga se stesso togliendo risorse allo Stato con ricadute certe su sanità, scuola, diritti sociali in generale.
Questo provvedimento si inserisce in un contesto che già tracima i limite legali dell’orario di lavoro attraverso le varie possibilità elusive esistenti: calcolo orario plurisettimanale, tipologie di orario aggiuntivo di forma di ibrida (considerate “libero professionali” e quindi non soggette a regole), lavoro extra pagato fuoribusta ecc..
IL LAVORATORE LAVORA E PAGA MENTRE L’IMPRENDITORE LUCRA
Il settore pubblico è stato escluso da questo provvedimento non in ragione del pur evidente di-sprezzo che il Governo mostra verso questi lavoratori, ma più semplicemente perché il lavoro pub-blico, per quello che tratta, offre servizi non volti alla costituzione di profitti privati, anzi, a volte, ne è concorrenziale (es. sanità pubblica/sanità privata o scuola pubblica/scuola privata ecc.). Dal momento che è intenzione dichiarata del Governo il suo parziale smobilizzo è chiaro che non c’è interesse ad incentivare lavoro supplementare.
Il papalino segretario generale della Cisl Bonanni ha detto, sfidando l’intelligenza e la pazienza dei lavoratori, che questo è un “provvedimento che finalmente affronta il problema del salario” in realtà favorisce solo le imprese che di fronte a lavoratori strangolati da salari sempre più bassi, potranno imporre lavoro aggiuntivo. A smentire questo bugiardo ci pensa il Governo stesso che defi-nisce come fine del provvedimento “l’incrementare la produttività del lavoro” e non certo l’incrementare le buste paga.
NO ALLA DITTATURA DI CONFINDUSTRIA
RIVENDICHIAMO AUMENTI SALARIALI VERI
ORGANIZZIAMOCI DAL BASSO
03/06/2008
RETE DEI LAVORATORI DEL VALDARNO
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NUOVO MODELLO CONTRATTUALE, CON DI FRONTE UNA CONFINDUSTRIA ARROGANTE E VIOLENTA I SINDACATI, ANCORA UNA VOLTA, VANNO A SVENDERE I RESIDUI DIRITTI DEI LAVORATORI.
SOTTO LA PRESSIONE DI CONFINDUSTRIA E DEL GOVERNO VELTRUSCONI, CGIL-CISL E UIL SI SONO ACCORDATE SU UN TESTO TESO AD ESPRIMERE UNA POSIZIONE COMUNE NELLA TRATTATIVA CHE MODIFICHERÀ (IN PEGGIO) GLI ACCORDI DEL LUGLIO 1993. I PADRONI SI SENTONO PIÙ FORTI E VOGLIONO SEMPRE DI PIÙ, I SINDACATI DI STATO (CGIL-CISL-UIL-UGL), SCREDITATI, SI MOSTRANO SOLO INTERESSATI A CONSOLIDARE POSIZIONI DI PRIVILEGIO (GESTIONE DI SOLDI E POSTI). NOI LAVORATORI, CHE TIRIAMO LA CARRETTA, CI TROVIAMO NELLA NECESSITÀ DI DIFENDERCI DA SOLI.
OBIETTIVO sul quale si accordano cgil-cisl-uil e sul quale vanno a trattare con Confindustria è la crescita della “qualità, competitività e produttività delle imprese” (ma il sindacato deve difendere i lavoratori o gli imprenditori?) attraverso la modifica della struttura della contrattazione stabilita nei famigerati accordi del 1993 che ven-gono così superati in peggio.
Vogliono, insieme a Confindustria, limitare il ruolo del Contratto Nazionale in modo da poter permettere la massima frammentazione delle condizioni di lavoro e di salario (es. tornano le gabbie salariali). Al CCNL rimane il ruolo di recupero la “inflazione realisticamente prevedibile”, concetto quanto mai incerto e indefinito, e di definire l’ammontare delle risorse disponibili per la contrattazione di secondo livello.
Vogliono spostare la contrattazione salariale sul “secondo livello” in modo da rendere il salario sempre più variabile, tendenzialmente verso un sistema a salario minimo garantito e il resto condizionato da parametri tali “la produttività”, “la meritocrazia”, “i risultati aziendali”, il raggiungimento di obiettivi, “l’efficienza e l’efficacia”, la situazione dell’azienda, l’anzianità, la situazione più generale del mercato e anche specifiche condizioni individuali .
Vogliono la triennalizzazzione della durata del CCNL in modo da accentuare l’erosione salariale come dimostra la storia di questi anni quando ogni rinnovo non ha mai coperto per intero il periodo di riferimento.
Vogliono rafforzare il “welfare contrattuale” indebolendo quello “egualitario e universalistico” così da fran-tumarne l’unitarietà e favorire l’inserimento delle lobbies (padronali, clericali ma anche sindacali) che fanno business sulla vita e sui diritti delle persone.
Vogliono l’accentuazione del ruolo di “servizio” del sindacato quale gestore di quattrini e clientele attraverso il rafforzamento degli enti bilaterali, fondi interprofessionali ecc..
Vogliono la riscrittura delle regole della rappresentanza e quindi della democrazia sindacale in modo da ga-rantirne il monopolio ai sindacati di stato (cgil-cisl-uil-ugl-autonomi) e, attraverso finte consultazioni come ne abbiamo viste in questi anni, togliere ogni margine di autonomia ai lavoratori.
CONFINDUSTRIA, NON A CASO, APPREZZA CONDIVIDENDONE L’ASSETTO GENERALE
Confindustria vorrebbe certo più concessioni ancora: non vorrebbe l’esistenza di qualcosa che potrebbe alludere ad un recupero automatico di salario fosse pure “l’inflazione realisticamente prevedibile”; non vorrebbe vincoli sulla contrattazione di “secondo livello” (che in realtà non esiste nella stragrande maggioranza delle imprese); vorrebbe maggiormente individualizzare le condizioni contrattuali (sul piano salariale, ad esempio, non premi collettivi tipo “premio di risultato” ma soldi dati al singolo lavoratore su scelta dal padrone); non vorrebbe farsi carico di costi “sociali” per i lavoratori nel caso di outsourcing, appalti, cessioni di rami d’Azienda, vorrebbe sca-ricare sulla fiscalità (detassazione) gli aumenti salariali … ecc.
NESSUN DUBBIO: TROVERANNO L’ACCORDO E LO SPACCERANO COME VITTORIA
TRA SINDACATI DI STATO E CONFINDUSTRIA C’È CONTIGUITÀ
BOCCIAMO L’ALLEANZA TRA PADRONI E BUROCRAZIE SINDACALI
NO ALLA DISTRUZIONE DEL CONTRATTO NAZIONALE
ORGANIZZIAMO DAL BASSO LA NOSTRA AUTONOMIA
Valdarno 04/06/08
RETE LAVORATORI DEL VALDARNO
http://www.autprol.org/