03/06/2008: Quarta udienza arresti del 12/2/07: CORRISPONDENZA DALLE GABBIE
28 Maggio 2008. La 5° udienza del processo ai compagni arrestati il 12/02/07 si apre affrontando lo sciopero dei lavoratori delle società cooperative in lotta contro la mancata retribuzione di diversi mesi di stipendio. Anzichè far spostare l'udienza in rispetto alle loro giuste rivendicazioni, la giustizia borghese preferisce infischiarsene e procedere nel processo ai militanti comunisti e alle avanguardie operaie inquisite nominando un perito ad hoc (da noi chiamasi chiaramente "crumiro") per la registrazione e la trascrizione dell'udienza. Ancora un piccolo episodio che conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, come la giustizia borghese sia totalmente insensibile e infastidita dalle rivendicazioni dei lavoratori e delle masse popolari. La stessa giustizia borghese che, al contrario, è quanto mai solerte ad affiancare la repressione poliziesca nel reprimere le lotte come di recente succede contro le popolazioni campane in lotta contro il degrado dell'ambiente e come è sempre successo nella storia del movimento operaio e proletario quando questo decide di valicare i confini della legalità borghese per affermare le sue giuste rivendicazioni. L'udienza è quindi proceduta con le costituzioni delle parti civili. In questa fase, oltre alla richiesta di costituzione di parte civile da parte dello Stato, motivo di rinvio, nella precedente udienza, alla data odierna stralciando ben quattro udienze, vi è stata la sorpresa della richiesta di costituzione di parte civile da parte della CGIL. A parte la "sospetta" tardività (regolamento di conti interno con la FIOM in vista delle opposizioni che questa conduce sulla nuova contrattazione con governo e confindustria, visto che gli imputati per la maggior parte erano iscritti a questa categoria) con cui la CGIL si è mossa, è interessante vedere i motivi che sono alla base della sua pretesa che sono tutti derivanti da violazioni dello statuto interno e da danni d'immagine. Sulla prima motivazione, visto che la CGIL dispone appunto di uno statuto e che proprio sulla base di esso i compagni iscritti a tale sindacato sono stati sospesi o espulsi, non si capisce cosa voglia. Intende forse sostituire il suo statuto al codice penale? Sappiamo quanto essa si sia prodigata a far propri gli interessi dello stato borghese e delle classi dominanti che lo controllano ma questo, forse, è troppo persino per la giustizia borghese. Ma la più interessante è la seconda, che svela tutta l'ipocrisia propria di un sindacato come la CGIL. E' proprio sicura che abbia ricevuto un danno dai compagni imputati? Perchè non prova un po' a riflettere su se stessa e sui danni che in tanti anni ha causato ai lavoratori? Forse pensa che aver consegnato il TFR dei lavoratori alla speculazione finanziaria, fatto passare ogni tipo di attacchi a pensioni e salari, contribuito con il proprio assenso ad infami accordi che hanno fatto e stanno facendo tabula rasa di tanti diritti conquistati nel passato, faccia bene alla sua immagine? Ancora non ha capito perchè tanti suoi iscritti hanno votato partiti di destra alle ultime elezioni o perchè l'UGL sta crescendo in modo preoccupante nei luoghi di lavoro? Beh! Consigliamo alla cara CGIL di riflettere sulle lesioni che lei ha causato al mondo del lavoro prima di presentarsi a chiedere i danni ad un gruppo di compagni e di reali avanguardie di fabbrica impegnate tutti i giorni a difendere i lavoratori dal duplice attacco padronale e sindacale. Un impegno che li ha portati, coerentemente agli interessi generali della classe operaia e del proletariato, a sviluppare l'idea che il sistema capitalista non può essere riformabile nè migliorato ma che deve solo essere abbattuto. Comunque, sicuramente non in base a queste motivazioni, la corte ha respinto la CGIL come parte civile per tardiva presentazione della richiesta. Mentre, come previsto, è stato accolto lo Stato ponendo fine, se ancora ce ne fosse stato bisogno, ad ogni pretesa dell'accusa di depoliticizzare il più possibile il processo con l'obiettivo di condannare i compagni come semplici delinquenti e criminali. Riepilogando la questione della costituzione delle parti civili giunta al termine vediamo come ad affiancare l'accusa si siano aggiunti Forza Nuova, il giuslavorista Pietro Ichino e lo Stato. Un bel quadretto che riassume nelle aule giudiziarie l'essenza contro-rivoluzionaria dello Stato imperialista. Il processo è quindi proceduto con la sentenza della corte in merito alle numerose eccezioni di nullità presentate dalla difesa. Qui nessuna sorpresa: tutte respinte. A questo punto il giudice ha dichiarato aperto il dibattimento. I compagni hanno chiesto immediatamente di intervenire, decisi a farsi espellere dall'aula qualora la richiesta non fosse stata accolta. Dopo alcuni tentativi la parola è stata data. L'obiettivo dei compagni era quello di gestire lo sciopero della fame iniziato il 21 maggio, e che è durato sino al giorno dell'udienza, per denunciare la situazione di fattivo isolamento cui è sottoposto il compagno Sisi Vincenzo presso il carcere di Ferrara. In merito i compagni hanno fatto mettere agli atti un breve comunicato e il compagno in questione ha affermato di ritenere responsabile la corte qualora dovesse succedere "qualcosa di spiacevole" nella sezione in cui si trova dove è costretto alla presenza di infami, di pedofili, nonchè di assassini di bambini. Inoltre i compagni si sono accordati sul fatto che se la situazione del compagno non dovesse cambiare cercheranno di complicare le procedure processuali rifiutandosi di presenziare ad alcune udienze da definire senza rinunciare al trasferimento, il che comporta o il trasferimento con la forza con la conseguente protesta in aula o l'annullamento dell'udienza. Salvo naturalmente il ricorso ad artifici burocratico processuali cui comunque la corte dovrà ricorrere. L'udienza si è poi conclusa con l'integrazione di nuovi elementi probatori da parte della difesa e dell'accusa. Come al solito non è mancato il caloroso e deciso sostegno da parte del pubblico con il quale i compagni imputati, a udienza chiusa, hanno terminato la giornata intonando "Bandiera Rossa" causando un repentino ritiro dall'aula di giudici e PM. Con questo simpatico epilogo si è chiusa la giornata per cui non ci resta che salutare tutti e rinviare alla prossima udienza del 17 giugno.
A pugno chiuso,
gli imputati
http://www.autprol.org/