24/05/2008: Antirazzismo e lotte dei migranti
Da sempre i migranti hanno a che fare con il razzismo. Perciò i migranti sono antirazzisti. Non hanno bisogno di un governo nuovo, dei giornali, del parlamento europeo per sapere che esiste il razzismo, perché lo vivono quotidianamente: sugli autobus e sui posti di lavoro, nelle piazze e nei supermercati, nelle scuole e negli uffici pubblici.
Molti ora hanno riscoperto che in Italia c'è il razzismo. È un razzismo che considera i rom come scorie da eliminare, e oggi lo manifesta con particolare virulenza sebbene, purtroppo, non sia una novità in questa "civile" Italia.
Pochi paiono invece avere scoperto che l'immigrato clandestino non è una vittima della cultura razzista, ma un lavoratore senza permesso di soggiorno. Sarebbe interessante se per una sola settimana si togliessero tutti i clandestini a padroni e padroncini di fabbriche, fabbrichette, campi, cantieri e cooperative di vario tipo. Allora la base elettorale della Lega si arrabbierebbe davvero e non saprebbe più cosa farsene del suo razzismo.
Noi diciamo che la giusta indignazione degli antirazzisti non può cancellare anni di lotte dei migranti, condotte in prima persona sotto tutti i governi e in tutte le condizioni.
In questi anni - anche in questi ultimi due anni, quando molti hanno taciuto aspettando la salvezza antirazzista dal governo - i migranti hanno praticato costantemente l'antirazzismo. Lo hanno fatto gridando forte che la loro condizione, lo sfruttamento del lavoro migrante, è una condizione che riguarda tutto il lavoro, perché tutti i lavoratori sono attaccati quando alcuni sono costretti ad accettare l'inaccettabile per rinnovare il permesso di soggiorno. Lo hanno fatto denunciando che la sicurezza è quella di non morire sul posto di lavoro quando si è in nero, con la pelle nera, e senza documenti, ma anche quando si è bianchi e con tutte le carte in regola. Lo hanno fatto sapendo che sono i più precari tra i precari e cercando collegamenti con le altre lotte. Lo hanno fatto dicendo che clandestino non è criminale, e d'altra parte lo sa pure il governo se oggi si preoccupa di "fare emergere" il lavoro delle badanti, perché "servono".
Che cosa significa oggi essere antirazzisti? La Spagna si proclama antirazzista. Infatti espelle i migranti nel rispetto dei diritti umani. Li sfrutta con una Bossi-Fini mascherata di politicamente corretto, contrattando coi governi nordafricani l'importazione temporanea di forza lavoro a basso costo! Meglio dunque non gridare allo scandalo, se quest'urlo rischia di ridurre al silenzio ciò che i migranti dicono chiaramente da tempo, come pure l'antirazzismo che essi praticano essendo protagonisti delle loro lotte senza aspettare il risveglio delle buone intenzioni.
La mobilitazione dei migranti a livello transnazionale contro le politiche europee sull'immigrazione mostra l'arretratezza di chi si è affidato a un presunto governo antirazzista contro un governo certamente razzista.
L'antirazzismo non può essere ridotto alle buone intenzioni degli italiani scandalizzati. Si tratta di fare. E questo fare non può prescindere dalle pratiche politiche che si sono consolidate e che hanno visto i migranti protagonisti. Non può prescindere dalle rivendicazioni che in questi anni i migranti hanno portato nelle assemblee e nelle piazze. Rivendicazioni che denunciano il confine sempre più labile tra regolarità e irregolarità, la rapina delle Poste, la politica dei flussi e il furto dei contributi. Non può prescindere dalla rivendicazione della regolarizzazione slegata dal lavoro e dal salario, e della chiusura di tutti i centri di detenzione amministrativa.
A volte, però, ritornano i professionisti dell'antirazzismo, persino europarlamentari, convocando a mezzo stampa urgenti incontri o manifestazioni nazionali con tanto di data prevista. Significa forse che si sono ravveduti quelli che fino all'ultimo hanno promesso l'abolizione della Bossi-Fini anche se poi non sono riusciti neppure a mitigare il protocollo con le poste. Probabilmente hanno capito di aver sbagliato i conti quelli che si sono affidati al "governo amico", anche se proponeva una legge che non cancellava il legame tra soggiorno e lavoro né aboliva i Cpt. Devono essersi accorti di non poter continuare a tacere coloro che vantano centinaia di migliaia di migranti iscritti, ma finora si son scordati di parlare di lavoro. Non si sono forse accorti, però, dei percorsi che in più parti d'Italia hanno mobilitato migliaia di migranti in questi anni e delle domande che quei migranti hanno portato avanti. Questo non è buon modo di fare antirazzismo. L'urlo antirazzista deve continuare, ma non può mettere a tacere il protagonismo dei migranti che hanno continuato a parlare prendendo in mano il loro destino spesso nel silenzio di molti.
Noi riconosciamo che si è aperta una nuova fase talmente difficile che è impossibile e inutile rispondere con iniziative simboliche o spettacolari, o lasciandosi dettare i tempi dalle emergenze. Siamo disposti a cooperare contro la legge Bossi-Fini, contro il razzismo, contro lo sfruttamento del lavoro migrante con chiunque si assuma la responsabilità di farlo. Noi non alziamo steccati, ma nemmeno ci facciamo dettare le scadenze come se dipendessimo dalle buone intenzioni degli altri.
Laboratorio Antirazzista e delle resistenze sociali "L'incontro" - La Spezia
Coordinamento immigrati Brescia
Coordinamento migranti Bologna
Coordinamento migranti Vicenza
Gruppo migranti Torino
http://www.autprol.org/