12/05/2008: Lettera dal carcere di San Michele (Alessandria)


Ciao compagni, mi chiedete come me la passo qui.
Benissimo... o meglio, non posso lamentarmi. Lavoro quasi ogni mese così da potermi mantenere senza gravare su nessuno; posso fare 4 ore d'aria al giorno e 2 di socialità; ho 2 telefonate e 6 ore di colloquio al mese (4 ordinarie e 2 straordinarie) nelle quali ho il permesso di vedere i miei parenti e anche una compagna. Penso di essere quello messo meglio tra gli arrestati del 12-02-07.
In compenso però la sezione EIV del carcere di Alessandria fa cagare.
Siamo in 7, numero troppo esiguo perchè la direzione si degni di avviare un qualsiasi tipo di attività, quindi la mezzoretta di lavoro quotidiano è l'unica distrazione. Naturalmente siamo isolati dai comuni e così non possiamo andare al "loro" campo da calcio; l'aria la facciamo in un passeggio da isolati (5x5 metri per 7 persone) e la socialità si ritrova in spazi altrettanto chiusi e ristretti e va a finire che si esce dalla cella al massimo 1 o 2 ore al giorno.
Prima di arrivare in questo paradiso però i miei 2 mesetti di isolamento gratis me li sono fatti anch'io. Ero a Bollate in una sezione di 16 celle; io alla n° 16 e l'unico altro "coinquilino" alla n° 1. Lui era lavorante e gli avevano messo dello scotch a metà corridoio ordinandogli di non pulire oltre e di starsene lontano dalla mia cella dato che avevo il divieto di incontro con tutta la popolazione detenuta. Così sono rimasto fino a metà Aprile, con tutte le relative provocazioni, battutine e dispettucci delle guardie, col divieto di tenere in cella fornello, accendino, lacci delle scarpe, rasoi, etc...
In quei due mesi non ho fatto 1 ora d'aria.
Questo era Bollate, carcere modello del Milanese... fatti conto gli altri!
Anche gli altri compagni arrestati, nei vari carceri, dovevano fare i conti con i più fantasiosi soprusi. Tutti in isolamento e con la censura che spesso faceva sparire la posta, c'era chi veniva lasciato tutto il giorno con il blindo chiuso, chi non poteva fare l'aria, chi veniva messo nei reparti psichiatrici; c'era a chi vietavano i colloqui rispedendo a casa i familiari e a chi trattenevano per ore in sale d'attesa mogli e figli piccoli con già molte ore di viaggio alle spalle; chi non ha potuto telefonare neanche all'avvocato e chi in cella non poteva tenere nemmeno la penna per scrivere. A molti non facevano passare materiali politici per posta (per qualcuno è tuttora così) e parecchi di noi sono stati spediti in carceri distanti da casa, con trasferimenti improvvisi spesso scoperti da avvocati o parenti arrivati ignari a colloquio.
Ad oggi un paio di noi hanno ancora la censura alla posta e solo da poche settimane un compagno è uscito dall'isolamento in cui è stato costretto per oltre un anno. In occasione del processo poi alcuni compagni sono stati appoggiati per "avvicinamento" in carceri anche a 250 km di distanza dal tribunale e dove non ci sono sezioni EIV. Questo è un pretesto per tenere due di loro di nuovo isolati e uno in una sezione "riservata" ai pedofili.
Degne di nota sono anche le condizioni dei domiciliati che per assurdo sono ancora più isolati di noi dal mondo esterno dato il loro divieto anche solo di inviare o ricevere posta, cosa che in carcere era permesso.
Naturalmente il trattamento che ci è riservato non è casuale.
Siamo in sezioni EIV, regime che non è regolamentato da nessuna legge e che perciò si presta meglio a qualsiasi sopruso o decisione arbitraria da parte di magistrati e Amministrazione Penitenziaria col pretesto della salvaguardia della sicurezza.
La nostra carcerazione è un aspetto della repressione e del processo politico che stiamo affrontando. Per la borghesia è un adeguato trattamento che spetta ai suoi nemici di classe. Cercano così di fiaccare la resistenza dei compagni in carcere, dopo che non sono riusciti a fermare la solidarietà che ci ha sostenuti sin dall'arresto.
Vogliono colpirci duramente perchè siamo dei comunisti.
Vogliono dare una lezione a avanguardie operaie, studentesche e di movimento, e a compagni che portano avanti fino in fondo una politica rivoluzionaria, affrontando i diversi piani dello scontro in cui si sviluppa la lotta di classe, unica strada, questa, capace di porre fine alle barbarie e allo sfruttamento della borghesia.

Alessandria, 24-04-08
Max

http://www.autprol.org/