05/05/2008: Messaggio di Bahar Kimyongur per la manifestazione del XXV Aprile a Firenze


Cari compagni,
i rivoluzionari di Turchia salutano con gioia ed emozione la vittoria del popolo italiano contro la barbarie nazifascista.
Il sacrificio di migliaia di partigiani italiani per la libertà del loro popolo e dell'umanità è per noi una fonte inesauribile di ispirazione e di fierezza.
Oggi la Turchia conosce una forma di occupazione diversa da quella che insanguinò il vostro paese. La storia volle, infatti, che, nel momento in cui l'Europa si liberava dall'imperialismo tedesco, l'imperialismo americano gettasse l'ancora nel nostro paese attraverso il Piano Marshall e la dottrina Truman e attuasse quella che il rivoluzionario turco Mahir Cayan chiamò un'«occupazione occulta» dell'Anatolia.
Da paese sovrano dominato da una dittatura piccolo-borghese erede del kemalismo, la Turchia divenne a poco a poco una neocolonia dipendente economicamente, politicamente, militarmente e culturalmente dall'impero yankee e soggetta alla dittatura di una nuova oligarchia.
Quarant'anni fa, i nostri partigiani impugnarono le armi per fermare questo processo di colonizzazione e per liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della sottomissione. Due colpi di Stato furono orchestrati dalla CIA, uno nel 1971 e l'altro nel 1980, per sradicare il movimento rivoluzionario. I partigiani dell'Anatolia conobbero, di conseguenza, il patibolo, i plotoni di esecuzione e le stanze di tortura.
Ma questo terrore di Stato ha rafforzato la loro convinzione nella giustezza delle loro idee e accresciuto la loro combattività.
A un punto tale che il movimento rivoluzionario di Turchia continua oggi ad essere, ideologicamente, politicamente e militarmente, il bersaglio dell'imperialismo americano e dell'oligarchia turca.
A un punto tale che centinaia di rivoluzionari popolano le prigioni di Turchia, i giornali di sinistra sono sequestrati, le associazioni di sinistra vengono chiuse, gli studenti di sinistra sono linciati dalle milizie fasciste, gli operai, gli impiegati e i pensionati in lotta sono manganellati dalla polizia.
In questi ultimi mesi, il Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo (DHKP-C) ha intrapreso la costruzione di un vasto fronte antimperialista per l'indipendenza, la democrazia e il socialismo in Turchia. Il DHKP-C ritiene che la lotta antimperialista sia l'unica via che consentirà di rafforzare la fiducia e la fraternità tra il popolo turco e il popolo kurdo e permetterà al popolo kurdo di ottenere il suo legittimo diritto all'autodeterminazione.
Ma combattere l'imperialismo in Turchia significa anche combattere il suo più fedele alleato, che è attualmente il governo di Erdogan. Quest'ultimo si è assunto zelantemente il ruolo di missionario del Progetto del Grande Medio Oriente affidatogli dall'amministrazione Bush. Ha mostrato di essere uno dei governi più ultraliberisti che la Turchia abbia mai conosciuto, soprattutto dichiarando una guerra aperta alla classe operaia di Turchia. Infatti, oltre alle misure ultraliberiste che colpiscono il sistema sanitario, l'ordinamento scolastico, il potere d'acquisto e le pensioni, il 21 aprile scorso il Consiglio dei Ministri si è rifiutato di onorare come giorno festivo il giorno di unità, di solidarietà e di lotta dei lavoratori, mentre il 1° maggio è giorno festivo in 166 paesi. Erdogan ha affermato pretestuosamente che la Turchia è «un paese di ferie e di vacanze», mentre - dei trenta paesi del'OCDE - la Turchia è il 6° paese nel quale gli operai lavorano di più. Il 22 aprile il governo ha vietato ogni assembramento nella piazza Taksim di Istanbul, una piazza che riveste un'importanza altamente simbolica per il movimento operaio e rivoluzionario, perché in essa, il 1° maggio 1977, 34 manifestanti furono massacrati dai proiettili e dai blindati della polizia e dei servizi segreti turchi. Nonostante i divieti e le minacce del governo, la bandiera rossa della speranza e della libertà sarà nelle strade.
Quel giorno, un vento di libertà spazzerà le strade di Taksim, lo stesso vento che soffiò sul vostro paese il 25 aprile 1945 e che, un giorno, ci libererà dalla tirannia.

Bruxelles, 25 aprile 2008
Bahar Kimyongur

http://www.autprol.org/