05/05/2008: Resoconto della manifestazione del 25 aprile a Verona


Di certo se l'obiettivo del sindaco Tosi, il leghista con la pistola nonchè noto camerata di merende dell'estrema destra scaligera, era quello di festeggiare il 25 aprile all'insegna del revisionismo antiresistenziale, gli è andata male, perchè comunque la città ha mostrato anche un'altra realtà, articolata in diverse iniziative sia di mobilitazione che di difesa della memoria antifascista.
Una realtà che alla mattina si è fatta vedere e sentire con bordate di fischi alla commemorazione ufficiale, nonostante la militarizzazione di piazza Bra e il divieto poliziesco di accedere al palazzo comunale nei confronti di ogni sospetto contestatore, compresa la figlia di un partigiano decorato al valore.
Sfuggendo al controllo della polizia, gruppi di compagn* hanno guastato la festa al sindaco Tosi che nel '99, come gli è stato ricordato, partecipò allora nel ruolo di segretario provinciale della Lega Nord alla marcia antimmigrazione promossa dai nazi.
Nel primo pomeriggio, quindi, piazza Bra mostrava un volto del tutto contrastante con l'idea di Liberazione: circa 40 tra veicoli, camionette, blindati delle forze dell'ordine in assetto antisommossa, mentre cominciava a muoversi dalla stazione il previsto corteo dei migranti a cui hanno partecipato diverse migliaia di persone, dietro gli striscioni dei comitati degli immigrati, della RdB-Cub, dei centri sociali, degli antirazzisti, delle soggettività Lgbt.
Il corteo era stato deciso dall'area disobbediente e praticamente imposto alle realtà veronesi che l'hanno sentito come un'imposizione politica.
Stranamente però, agli osservatori più attenti non è sfuggita la strana assenza di capi e capetti disob. di Padova-Mestre-Venezia.
Al termine di tale vivace corteo c'è stata una breve e immotivata carica della polizia, con due manifestanti feriti a manganellate, che voleva impedire ad ogni costo l'accesso a piazza Bra dove si stava svolgendo il presidio presso la lapide dedicata alle vittime dei lager nazisti indetto dal Circolo Pink e da La Chimica, con l'adesione di varie realtà tra cui quella della Fai-Venezia.
Durante tale partecipato presidio (inizialmente vietato dalla questura) voluto per ricordare le vittime dimenticate del nazifascismo e, in particolare, i gay e le lesbiche, rispettivamente contrassegnate dai nazisti col triangolo rosa e quello nero degli asociali, sono state lette testimonianze della deportazione.
Conseguentemente, sulla targa coi nomi dei campi di concentramento e sterminio, è stato deposto un triangolo floreale con gli stessi colori: rosa e nero.
Presenti anche le bandiere anarchiche, in solidarietà con tutte le vittime del nazifascismo e in ricordo del compagno veronese Giovanni Domaschi, morto a Dachau.
Durante la giornata si sono tenute pure altre due iniziative antifasciste ma decentrate: una festa promossa dall'Istituto storico della Resistenza (a cui era stata negata una piazza) e un comizio indetto da ciò che resta della Sinistra-Arcobaleno.
Purtroppo, a parte i compagni della Biblioteca Domaschi e qualcuno arrivato dal veneziano e da Vicenza, la presenza libertaria è stata davvero inadeguata: un vero peccato, considerato il riconoscimento e la simpatia nei confronti degli anarchici ancora una volta mostrati da parte delle realtà promotrici (Circolo Pink, La Chimica, etc.) sia del presidio pomeridiano che della giornata di approfondimento sulla persecuzione nazista contro le lesbiche e sul ruolo delle donne partigiane, che si è tenuta il giorno seguente presso il circolo Pink con un'ottima partecipazione di persone.

(marco)

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