29/04/2008: Egitto: Mubarak reprime, l'azienda Italia investe


Lunedì 8 aprile la polizia egiziana ha disperso a fucilate a Mahallah una manifestazione di operai tessili in sciopero per chiedere un aumento salariale; il bilancio è di 2 morti e almeno cento feriti, seguiti da numerosi arresti. Gli operai della Misr Spinning and Weaving - fabbrica dello stato egiziano con oltre 27mila dipendenti che lavora per appaltatori europei e nordamericani - erano già scesi in sciopero a settembre, ottenendo un minimo aumento salariale; ma il continuo lievitare del costo della vita erode sempre più i loro salari.
L’azione della polizia è in contemporanea ad una più generale campagna di repressione che ha visto un’ondata di arresti contro gli attivisti politici legati ai Fratelli Musulmani in vista delle elezioni municipali svoltesi (con poca partecipazione) martedì 8 aprile.
Una repressione tesa a controllare le tensioni sociali aggravate dal crescente prezzo dei generi di prima necessità: l’aumento di oltre il 25% di pane, pasta e riso in un paese dove oltre un quinto della popolazione vive sotto la soglia di povertà ha fatto diventare sempre più raro il pane a prezzo calmierato e ai forni le code spesso sfociano in risse, poi saccheggi, poi sommosse e repressioni che hanno causato fin ora 12 morti. La crescita del prezzo di questi alimentari è comune a tutto il mercato mondiale, ma ha risvolti sociali devastanti nei paesi dove sono l’alimento principale della maggioranza della popolazione, soprattutto nelle masse urbane e proletarie che non li producono, ma li consumano.

Mentre il governo egiziano schiaccia gli scioperi e addomestica le elezioni, la democraticissima Italia partecipa in forze al duro sfruttamento del proletariato egiziano: proprio il 9 aprile si è conclusa la visita al Cairo del Presidente del Consiglio Prodi che aveva al proprio seguito Emma Bonino e Luca Cordero di Montezemolo, parte di una delegazione di 300 imprenditori italiani. Fra questi Corrado Passera, Consigliere delegato del gruppo Intesa Sanpaolo che ha annunciato tre accordi per il finanziamento di progetti nel settore pubblico e per l’apertura linee di credito ad aziende italiane ed egiziane allo scopo di favorire le relazioni commerciali fra i due paesi. La missione di prodi porta a casa anche un accordo con le Ferrovie dello Stato per il supporto alla ristrutturazione delle ferrovie egiziane, uno tra l'Enel ed Egas per la fornitura di gas all’Italia e un'altro tra Eni e ministero del petrolio egiziano per il riammodernamento di alcune centrali elettriche (l’Eni è oggi il principale operatore petrolifero straniero in Egitto).
Nessuno di loro ha chiesto il rispetto dei diritti umani in Egitto. L’imperialismo italiano, che si fregia del titolo di sostenitore della democrazia e di paese “equivicino” ai popoli arabi come a quello israeliano, nei fatti è “equivicino”… al portafoglio di qualsiasi borghesia voglia offrirgli di compartecipare allo sfruttamento del proletariato locale. Il profitto val bene qualche morto in più di lavoro in Italia e qualche morto in più per fame o repressione in Egitto.
Del resto, l’intesa italo-egiziana non è una novità: da tempo l’Egitto – dove i lavoratori guadagnano 60 € al mese – è un terreno di investimento dell’azienda Italia oltre che un punto di riferimento per le relazioni mediorientali, tanto che ha stretto un’alleanza militare con il “nostro” paese; gli intensi rapporti culturali - l’Egitto doveva essere ospite d’onore alla Fiera del Libro di Torino, sostituito poi da Israele – fanno da cornice a questa intesa.
Nemmeno le lotte del proletariato e delle masse affamate egiziane sono una novità: già nel gennaio del 1977 vi fu una rivolta contro l’aumento del prezzo del pane (la “rivolta dei ladri”, la definì il presidente “progressista” Sadat); nel 2006 e nel 2007 vi furono diversi scioperi.
Se la borghesia italiana solidarizza coi tiranni e gli sfruttatori di tutto il medio oriente, noi siamo al fianco dei lavoratori: arabi, ebrei, iraniani o di qualsiasi paese siano, sono nostri alleati in un’unica lotta.
Per questo siamo contro i loro sfruttatori, autoctoni o stranieri che siano, e innanzitutto contro l’imperialismo italiano, sia che stringa alleanze ed accordi economici col regime di Mubarak o di altri satrapi mediorientali sia che lo faccia con lo stato di Israele.

Pagine Marxiste

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