26/04/2008: Nuova sentenza per Mumia. Non è morte ma è una pessima sentenza
Oggi, a Philadelphia, il Terzo distretto della Corte d’Appello ha finalmente emesso la sua sentenza sul caso di Mumia Abu Jamal. Quella che a una prima lettura poteva sembrare una decisione positiva si rivela invece molto preoccupante. Il collegio composto da tre giudici ha deciso due a uno: il giudice Thomas Ambro ha espresso il suo dissenso condannando la composizione della giuria originale, tutti bianchi.
Prima di tutto la Corte ha confermato la condanna di Mumia per l’uccisione del poliziotto Daniel Faulkner, ignorando tutti gli argomenti presentati dalla difesa su come si è svolto il processo originale: dalla posizione del giudice Sabo alle mancate testimonianze delle persone presenti al momento della sparatoria, dalla falsa confessione di Mumia alle prove balistiche contraddittorie. Nel riaffermare la condanna di Mumia, la Corte non ha considerato nessuno di questi argomenti e ha negato la possibilità di un nuovo processo. Quello che la Corte ha deciso, dando ragione al giudice federale Young, la cui sentenza risale al 2001, è che l’udienza prevista per tutti i casi in cui sia applicabile la pena di morte è stata viziata dalle istruzioni del procuratore alla giuria.
Infatti il pubblico ministero aveva ingiunto alla giuria di non prendere in considerazione le circostanze a favore dell'imputato nel decidere se applicare la condanna a morte. Il procuratore aveva lasciato intendere ai giurati che esisteva un altro livello di giudizio durante il quale quei dubbi o quelle circostanze sarebbero stati presi in considerazione. Il comportamento illegale del procuratore è alla base della decisione della Corte di Appello che ha invitato lo stato della Pennsylvania a concedere una nuova udienza entro 180 giorni. Se lo stato della Pennsylvania scegliesse di non farlo, la condanna si trasformerà automaticamente in ergastolo.
La decisione della Corte di Appello manca di coraggio e rappresenta un passo indietro nella lotta per ottenere verità e giustizia nel caso di Mumia. Non per nulla i suoi sostenitori hanno indetto una manifestazione il prossimo lunedì a Philadelphia, e il suo legale, Robert R. Ryan, ha chiesto di essere udito di fronte a tutti i membri della Corte. Rimettere la decisione allo Stato della Pennsylvania, senza dare peso agli argomenti sollevati dalla difesa, significa dare il potere di decidere allo stesso sistema giudiziario che si è adoperato dal 1982 per giustiziare Mumia. Nei venticinque anni trascorsi dal suo arresto Mumia non ha mai avuto l'opportunità di difendersi.
La decisione della Corte di Appello conferma l'incapacità del sistema giudiziario americano di tutelare i diritti di coloro che si oppongono alla violenza delle forze dell'ordine e difendono se stessi e la comunità afroamericana. Più che mai è necessario mostrare la nostra solidarietà e opporsi a questa nuova ingiustizia.
Silvia Baraldini
Fonte: www.liberazione.it
28.03.08
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