02/04/2008: 27 Marzo 2008: prima udienza del processo ai compagni arrestati il 12-02-07. CORRISPONDENZA DALLE GABBIE
Il processo ai compagni arrestati il 12 febbraio 2007 si apre davanti alla prima sezione della corte d'Assise di Milano il 27 Marzo 2008 con tutte le questioni che sono rimaste aperte nella udienza preliminare di fine dicembre.
La costituzione della parti civili rivela il carattere politico del processo più di quanto possono fare le dichiarazioni fin qui impedite agli imputati e a dispetto della risoluta e reiterata negazione dello stesso carattere da parte della pubblica accusa. Tra le numerose parti lese individuate da quest'ultima solo tre hanno formalizzato la costituzione a parte civile.
L'organizzazione Forza Nuova, la cui istanza era stata già accolta dal Gup nell'ambito dell'udienza preliminare, il giornale Libero e il giuslavorista prof. Ichino.
La prima è un'organizzazione dichiaratamente nazi-fascista nota per le sue posizioni ultrareazionarie e razziste oltre che per l'uso sistematico della violenza contro gli immigrati e le aggressioni ai movimenti di sinistra. Questi teorici del superuomo lamentano una sede danneggiata da una azione antifascista a Padova.
Il giornale Libero, fogliaccio della più bassa propaganda reazionaria, antiproletaria e antioperaia, il cui vicedirettore è stato condannato per aver prestato, sotto lauto pagamento, la sua opera per le oscure trame dei servizi segreti nostrani e della CIA, si lamenta del danno di un potenziale attentato di fatto mai subito.
Infame il prof. Ichino, noto capofila dei peggiori attacchi ai lavoratori, ideologo della "liberalizzazione" dei rapporti di sfruttamento e della precarizzazione del lavoro, distintosi in particolare per le sue prese di posizione contro gli operai metalmeccanici in lotta per il rinnovo del CCNL e per la sua veemenza contro i presunti fannulloni del pubblico impiego e ora promotore del cosiddetto contratto unico che, se approvato, getterebbe nella precarietà dell'assenza dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori l'intera classe lavoratrice, lamenta anche lui il danno di un attentato mai subito. E, cosa ancora più incredibile lamenta il danno psico-fisico dovuto al servizio di scorta che come datazione è stato da lui richiesto ben prima dell'inizio delle indagini contro gli imputati.
D'altronde viviamo in un'epoca in cui c'è poco da stupirsi di questi paradossi.
Lo stesso liberalismo, le cosiddette leggi del mercato, ad esempio, valgono di fatto solo per i lavoratori che possono essere licenziati, per i popoli oppressi che possono essere affamati, o per i titolari di mutui che possono essere strozzati e costretti all'insolvenza e quindi privati della casa, ma non certo per le grandi banche d'affari come la Bears Stern di Wall Street che quando subisce un crollo e per le leggi di mercato dovrebbe essere liquidata, invece viene "salvata" favoreggiandola con linee di credito a fondo perduto fino a 30 mld di dollari di denaro pubblico. Chissà come mai il prof. Ichino non trova il tempo di esprimersi con la sua nota veemenza liberista anche contro questa operazione da "conservatori" che qualche suo collega di intellettualità borghese ha già definito come "socialismo dei ricchi".
Tornando al processo, Libero e Ichino devono attendere cosa ne pensa la corte che si è riservata di rispondere in seguito con un'ordinanza, mentre i fascisti di Forza Nuova possono fin da ora affiancare la dott.ssa Bocassini nell'accusa contro gli imputati a perfetta dimostrazione che fascismo e revisionismo vanno a braccetto.
D'altronde è pur vero che i nostri "bravi ragazzi" della missione di pace e umanitaria in Afghanistan sponsorizzata dai revisionisti cantano "faccetta nera" e dipingono le effigi dell'Africa Corps di Rommel sui loro carri armati.
Il capitolo "condizioni di trattamento degli imputati" riserva altri interessanti paradossi. Imputati agli arresti domiciliari che, quando sono usciti dal carcere, hanno potuto raggiungere il loro domicilio da soli, ora devono essere accompagnati al processo da scorte della polizia penitenziaria con il conseguente notevole spreco di denaro pubblico sull'altare della scenografia emergenziale.
Imputati detenuti sparsi in tutto il nord Italia, da Asti a Vicenza che ad ogni udienza devono essere tradotti a Milano, con il caso particolare di un compagno trasferito da Cuneo, per avvicinamento al processo, niente popò di meno nel carcere di Ferrara.
Naturalmente non si tratta di una questione di ignoranza geografica da parte dei funzionari del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria ma di una nuova strategia della vessazione basata su torture a bassa intensità, levatacce nel cuore della notte e su ore di sballottamento ammanettati e chiusi dentro sarcofagi di metallo di 70x70x170 centimetri, cosa da far venire i capelli dritti ai benpensanti della protezione animali.
Ma il problema non si pone perchè in definitiva si tratta solo di nemici dello Stato.
A parte le teste frastornate e gli stomaci rovesciati, la cosa assume toni drammatici quando un compagno sofferente di discopatia lombare viene costretto a 4-5 ore di questo supplizio, da Ferrara a Milano e ritorno, su furgoni di cui l'efficienza degli ammortizzatori è un lontano ricordo.
Il capitolo "possibilità di espressione degli imputati" la dice lunga sul grado di fascistizzazione raggiunta.
La debolezza dell'impianto processuale si riscontra nell'inevitabile carattere politico del processo definito dallo stesso reato contestato (associazione sovversiva) e dalla contestuale necessità di negare tale carattere. Il processo è politico ma nello stesso tempo non può esserlo.
E' politico per l'impianto dell'accusa ma non può esserlo per quello della difesa.
Non può esserlo perchè il sistema è troppo carico di contraddizioni e l'espressione politica dei militanti comunisti imputati è foriera di un costo politico troppo alto per la borghesia.
Il risultato è la negazione del diritto di parola sia scritta che orale.
Un bavaglio che inizia con le perquisizioni prima di salire in furgone per essere tradotti al tribunale dove viene sequestrato qualsiasi testo scritto e continua con le interruzioni degli interventi degli imputati e il divieto di espressione degli stessi in aula e si conclude con le espulsioni collettive dall'aula quando questo divieto non viene rispettato.
Un copione che si è irrimediabilmente ripetuto oltre che nelle udienze preliminari anche in questa prima udienza in Corte d'Assise.
Ma i fatti hanno la testa dura e che il processo sia politico è un fatto che neppure la stampa borghese può negare facendo notare come il divieto del PM Bocassini a far divenire il processo un "agone politico" risulti alquanto vano ed inefficace.
Un fatto che trova il suo riscontro oltre che nell'impostazione politica dell'accusa, anche nella figura sociale degli imputati per la maggior parte reali avanguardie operaie e proletarie.
Militanti comunisti che considerano la via rivoluzionaria l'unica strada per difendere realmente gli interessi della loro classe.
Un fatto che si è manifestato anche nella splendida e massiccia partecipazione tra il pubblico di operai e operaie, proletari e proletarie e compagni e compagne di movimento che ci ha fatto sentire anche dentro alle gabbie il calore della solidarietà di classe.
RESISTIR ES VENCER
Alla prossima
MILITANTI COMUNISTI PRIGIONIERI
http://www.autprol.org/