27/03/2008: Comunicato sulla prima udienza del processo contro i compagni arrestati il 12/2/2007
Si è tenuta oggi presso la Corte di Assise di Milano la prima udienza del processo che vede imputati i compagni arrestati lo scorso 12/02/2007 nell’ambito della cosiddetta “Operazione Tramonto” che vede come accusatrice la pm Ilda Boccassini.
Davanti al tribunale, per tutta la durata dell’udienza si è tenuto un presidio di informazione e solidarietà organizzato dai familiari e dai compagni degli imputati, con la partecipazione di oltre un centinaio di compagni e compagne di varie regioni del paese e di delegazioni venute anche dall’estero (Francia, Belgio, Svizzera), con la presenza anche di compagni turchi. Nel pomeriggio, a Lille (in Francia) si è tenuto un presidio di fronte al consolato italiano, organizzato da compagni e organismi di solidarietà francesi.
Il presidio è stato attivo, visibile e determinato, con striscioni, slogan e volantini diffusi ai passanti e ha dimostrato, ancora una volta, che gli arrestati non sono isolati e che la solidarietà aumenta nonostante le intimidazioni ed è cresciuta superando le frontiere.
All’interno dell’aula, nonostante i compagni fossero rinchiusi in gabbie che lasciavano appena intravedere le fisionomie, è stato possibile testimoniare tutto il calore e la solidarietà delle decine e decine di compagni intervenuti. La solidarietà si è espressa con slogan e pugni alzati che chiedevano la libertà dei compagni. Oggi abbiamo avuto ulteriore conferma del morale alto e della forza che hanno sempre dimostrato i compagni prigionieri.
L’udienza, iniziata alle 9.30, è entrata subito nel vivo con la richiesta da parte di Pietro Ichino e del quotidiano Libero di essere ammessi come parti civili, in aggiunta a Forza Nuova che è stata già accettata in fase di udienza preliminare. Le argomentazioni a sostegno di queste richieste sono un capolavoro di ipocrisia e malafede: pur non avendo subito alcun danno, il signor Ichino ha asserito di aver patito un “danno esistenziale” per il solo fatto di essere stato citato in un presunto scambio di battute intercettate tra due imputati, e di aver dovuto per questo vivere blindato e sotto scorta. Peccato che la scorta Ichino ce l’abbia fin dal 2002, ben prima perciò dei presunti “reati” contestati ai compagni.
Più o meno simili le argomentazioni del giornale Libero. Gli avvocati della difesa hanno contestato tali richieste, da un punto di vista formale ma soprattutto di contenuto: né Ichino né Libero hanno subito alcun danno, anzi non hanno perso l’occasione di sfruttare questa vicenda per fare presenzialismo: infatti la richiesta di Ichino di essere accolto come “parte lesa” crediamo sia mossa più da fini elettorali (si candida infatti al Senato) che di altra natura, e probabilmente il personaggio ha tentato di trasformarsi da carnefice dei diritti dei lavoratori in presunta “vittima” da salvaguardare.
I difensori hanno posto nuovamente in discussione la decisione di ammettere Forza Nuova come parte civile, contestandone la natura di organizzazione neo-fascista che non dovrebbe avere titolo né di esistere, né tantomeno di richiedere risarcimenti di sorta.
Gli avvocati hanno presentato altre istanze, tra cui quella di poter portare in aula appunti manoscritti e di poter scegliere la gabbia in cui stare; di essere collocati in uno stesso carcere e comunque vicino Milano per poter garantire il diritto alla difesa; di permettere agli imputati ai domiciliari di recarsi in Università per gli esami o presentarsi alle udienze senza la scorta. La corte ha accettato solo la prima richiesta, anche per la ferma opposizione del pm che ha avuto il coraggio di sostenere che i carceri di Vicenza e Ferrara (ove sono stati messi alcuni compagni) siano vicini a Milano e che ha continuato a negare con veemenza isterica la natura politica del processo. Tanta è la furia anticomunista della Boccassini che, durante una pausa dell’udienza, ha espulso dall’aula senza averne titolo il compagno Davanzo, reo di aver osato aprire bocca con i giornalisti presenti, assieme agli altri imputati in gabbia con lui. Di fronte al castello di carte da lei costruito, del resto, la Boccassini deve gioco forza tentare di impressionare la corte e l’opinione pubblica cercando di presentare i compagni come dei pericolosi “delinquenti” comuni, nonostante che il reato da lei contestato agli imputati abbia una natura totalmente politica e negando loro il diritto di espressione persino in aula.
Come Associazione Solidarietà amici e parenti degli arrestati il 12/02/2007 ringraziamo tutti i compagni e le realtà venute dall’Italia e dall’estero a sostenere i compagni prigionieri e pensiamo che la mobilitazione di oggi sia stata un successo, nei numeri e nei contenuti. La prossima udienza è stata fissata al 15 aprile, invitiamo quanti possono a partecipare.
Libertà per i compagni!
Rilanciamo la solidarietà di classe!
Milano, 27-03-08
Associazione Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il 12/02/2007
parentieamici@libero.it
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