15/03/2008: Dal carcere di Catanzaro
A gennaio 2008 è stata aperta una nuova sezione EIV (Elevato Indice di Vigilanza) a Benevento composta di soli prigionieri islamici, una decina in tutto, tra cui un anziano palestinese (Khaled) imprigionato da molti anni in Italia per l’Achille Lauro.
La struttura della sezione è già di per sé significativa: bocche di lupo alle finestre, reti sopra il passeggio ecc.
Il regime di detenzione si è subito rivelato di tipo intimidatorio e teso ad imporre una disciplina vessatoria a militaresca; a titolo di esempio tra le altre angherie si impone ai prigionieri di stare in piedi, in silenzio e di spegnere il televisore durante la quotidiana battitura delle sbarre della finestra in cella.
Mercoledì 27 febbraio, in seguito ad una protesta verbale in risposta ad un ennesima provocazione, una guardia ha dato una violenta spinta ed un pugno a Amine Bouhrama che ha reagito.
Dopo alcune ore viene portato in infermeria e lì, di fronte ad un ispettore ed allo stesso medico, viene aggredito a freddo da una decina di guardie.
Gli altri prigionieri sentendo quanto stava accadendo hanno fatto subito una battitura di protesta.
Amine viene subito portato alle celle di isolamento. Infine viene riportato al carcere di Catanzaro nella sezione EIV per soli prigionieri politici; ora sta scontando il resto dell’isolamento alle celle.
Precisiamo che queste poche righe non sono un comunicato ma la semplice informazione di un atto grave, l’ennesimo, perpetrato dal personale carcerario nei confronti di un prigioniero.
N.B: a Benevento sono in via di ristrutturazione al tre due sezioni presumibilmente EIV con la stessa struttura (bocche di lupo ecc.).
6 marzo 2008
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Cenni biografici su Khaled Hussein
Nel 1985 viene dirottata, al largo delle coste egiziane di Bur Said, una nave da crociera italiana, l’Achille Lauro, a bordo c’era un commando di quattro combattenti palestinesi del Fronte di Liberazione Palestinese, che in realtà si stavano attrezzando per scendere al porto israeliano di Ishdud e quindi rapire dei soldati israeliani per chiedere in cambio la liberazione di alcuni prigionieri palestinesi.
Qualcosa di fronte alle coste egiziane è andato storto e viene scoperto il commando, che reagisce per autodifesa, annunciando il dirottamento della nave. Sembra che sulla nave ci siano stati dei problemi con un ebreo americano che verrà poi gettato in mare.
Dopo una serie di trattative che hanno coinvolto Arafat, Abu El Abbas (segretario del Fronte di Liberazione Palestinese) e il governo egiziano e quello italiano, i Feddayn vengono consegnati al Cairo alla Dirigenza Palestinese di Arafat e Abu El Abbas e la nave viene lasciata libera anche perché non era nelle intenzioni del commando dirottarla.
Il commando il giorno successivo prende il volo Cairo-Tunisi accompagnato da Abu El Abbas e nel cielo sul Mediterraneo i Caccia americani della VI Flotta obbligano l’aereo di linea egiziana ad atterrare nella base di Sigonella in Sicilia.
Qui vengono arrestati i quattro palestinesi del commando dagli italiani, mentre Abu El Abbas viene trasferito a Roma e da qui su un volo militare a Belgrado. Al tempo gli americani volevano sia il commando che Abu El Abbas.
I quattro palestinesi hanno passato un po’ di anni nelle carceri italiane e poi sono usciti, uno di loro si è pentito e ha iniziato a collaborare con la magistratura italiana e in base a questa collaborazione viene imbastito un processo nel 1989 in cui vengono condannati all’ergastolo in contumacia Abu El Abbas come responsabile politico dell’Organizzazione e Khaled Hussein come responsabile operativo del commando (Khaled Hussein aveva accompagnato il commando sulla nave da Genova fino ad Alessandria dove era sceso, prima del dirottamento).
Nel 1991 Khaled Hussein si trovava in Grecia presso l’abitazione di compagni e viene arrestato insieme a questi. Nel 1996 l’Italia chiede l’estradizione e Khaled finisce nelle carceri italiane per lo piu’ a Parma.
Intanto Abu El Abbas, che avendo buoni rapporti con gli Iracheni spesso risiedeva in Iraq, nel 2003, subito dopo l’occupazione di Baghdad da parte degli Americani, è catturato dagli Americani e trasferito ad Abu Grahib, dove morirà dopo due mesi di detenzione.
Chiaramente un assassinio premeditato da parte dell’amministrazione americana.
Khaled Hussein sicuramente è nel mirino della Cia e degli Americani, che se potessero lo ucciderebbero.
Da qualche anno è iniziata una campagna per la liberazione di Khaled, ma come al solito ci si è trovati davanti ad un ostruzionismo totale del sistema carcerario, giuridico italiano su dettame degli Americani.
A Khaled in tutti questi anni è stato negato il diritto ad avere un tutore, ad avere colloqui con qualcuno e, quando la campagna ha iniziato a fare piu’pressioni, Khaled è stato trasferito a Benevento in condizioni paragonabili a Guantanamo nella data del 18-1-2008.
Cosi’ ci scrive: “...Vivo in questa sezione con otto detenuti arabi, islamici, accusati di terrorismo islamico, cinque algerini, due iracheni e un egiziano. Le condizioni generali nostre sono di isolamento totale, sono in cella da solo, riesco a vedere gli altri solo nell’ora d’aria…”.
Nelle sue lettere Khaled evita di parlare troppo delle sue condizioni carcerarie perché è tutto sotto censura e ha paura che le lettere vengano bloccate.
Mandargli le cartoline diventa quindi un modo per solidarizzare con lui e allontanare lo spettro della Cia.
Khaled ha 74 anni e un ha un po’ di problemi di salute. Ha iniziato a scrivere un libro sull’Achille Lauro, e l’ha intitolato “Arcobaleno”.
febbraio 2008
olga2005@autistici.org
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