08/02/2008: LA NECESSITÀ DELLA TRASFORMAZIONE RIVOLUZIONARIA NON SI PROCESSA!
In questi ultimi mesi sono piovute denunce di vario tipo a 25 compagni che hanno partecipato alla manifestazione contro l'isolamento carcerario di L'Aquila del 3 giugno 2007. Le denunce vanno da "apologia di terrorismo", "istigazione a delinquere", "invasione di terreni", etc.
Prima di tutto bisogna precisare perché la manifestazione di L'Aquila contro l'isolamento carcerario. L'iniziativa fa parte di una campagna contro l'isolamento carcerario, come il regime EIV (elevato indice di vigilanza) e il 41bis a cui sono sottoposti circa 600 detenuti nelle carceri italiane, di cui 4 rivoluzionari.
I regimi d'isolamento nel carcere prevedono condizioni particolari di detenzione: una sola visita mensile con i familiari con la separazione del vetro divisorio, la censura della corrispondenza, la predisposizione in reparti sorvegliati dai GOM (Gruppi Operativi Mobili, gli stessi responsabili delle torture a Genova) e in alcuni casi il divieto per l'imputato detenuto di partecipare al proprio processo in tribunale.
L'isolamento carcerario in Italia è utilizzato da tempo, dall'art. 90 e le carceri speciali degli anni 80, all'art. 41bis attuale, così come negli altri paesi imperialisti come in Germania negli anni 70 con la cosiddetta tortura bianca che ha portato all'assassinio dei compagni nel carcere di Stammain, come in Turchia con le celle di tipo F e in Spagna con i moduli FIES. Questa particolare forma di detenzione, che è una vera e propria tortura, è utilizzata dallo stato borghese con il chiaro intento di annientare l'identità politica e sociale dei detenuti, la capacità dei rivoluzionari di resistenza tenace che incarnano.
Questa tortura rappresenta il livello più alto raggiunto dalla controrivoluzione nelle carceri, in particolare la regolamentazione della differenziazione che tende a spaccare il corpo prigioniero e ad indurre all'abiura della propria lotta rivoluzionaria e di classe.
È ciò che succede nell'arco di tutta la società con la differenziazione tra i vari settori della classe, tra lavoratori precari e fissi, tra lavoratori e disoccupati, tra lavoratori italiani e immigrati, etc.
In questo senso era stata indetta la manifestazione di L'Aquila. La difesa dei rivoluzionari e la lotta all'isolamento carcerario hanno sempre rappresentato uno dei punti cardini della lotta più generale che il proletariato e le sue avanguardie hanno condotto contro le politiche statali, atte all'arricchimento dei padroni e al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratori e proletari.
Le accuse rivolte ai compagni denunciate sono logiche per i vari giudici e pubblici ministeri che difendono gli interessi di una sola classe, la borghesia imperialista. Noi, come compagni e compagne, come lavoratori e lavoratrici, come precari e come disoccupati e disoccupate, con la stessa convinzione e consapevolezza della giustezza della manifestazione di L'Aquila, respingiamo quelle accuse.
Non possiamo fare altro che respingerle, stringendoci intorno ai compagni e alle compagne colpiti dagli ulteriori tentativi di incastrare la capacità e la possibilità che negli ultimi anni si sta sviluppando di organizzarsi in forme diverse contro il sistema capitalista, che è atto solo ad arricchire uno sparuto pugno di uomini e donne, sfruttandone milioni in tutto il paese, in Europa e nel mondo intero.
La condizione necessaria per difendere quella solidarietà espressa con la campagna contro l'isolamento carcerario, è quella di continuare ad esprimerla, esercitandola e diffondendola.
La solidarietà è un'arma, usiamola!
Compagni e compagne contro la persecuzione dei rivoluzionari
http://www.autprol.org/