08/02/2008: 7.02.08 processo di Anversa e Sassari, presidio per Avni


Il 7 febbraio 2008 ad Anversa, in Belgio, si terrà il nuovo giudizio d’Appello per “il processo DHKP-C” mentre lo stesso giorno a Sassari la Corte d'Appello deciderà se estradare o meno in Turchia Avni Er condannato in secondo grado a Perugia il 23 di gennaio scorso, insieme alla sua compagna Zeynep Kiliç, per appartenenza all'organizzazione terroristica DHKP-C.
L'accusa per i compagni implicati nei procedimenti in Belgio e in Italia è sostanzialmente la stessa.
Vari tribunali hanno ritenuto “la simpatia” che questi compagni non nascondono per un'organizzazione che resiste a nostro parere leggittimamente al regime fascista turco, con “l'appartenenza” a tale organizzazione, riconoscendoli quindi colpevoli di terrorismo essendo il DHKC-P inserito nelle famigerate liste nere create dopo l'11 settembre.

Il 23.01.2008, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha affermato che le procedure impiegate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (CSNU) e dalla UE, al fine di iscrivere sulla lista nera i nomi di coloro che sono sospettati di avere presunti legami con il terrorismo, vìolano i diritti umani fondamentali e sono «completamente arbitrarie», e ha definito la loro applicazione da parte di istituzioni internazionali come l’ONU e la UE «indegna».
E ha riconosciuto i processi intentati per terrorismo come “non equi” e lesivi dei diritti della difesa.
La non equità dei processi ai compagni in Belgio e in Italia è evidente per tutti coloro che abbiano una conoscenza più approfondita di tali casi, come è evidente che le condanne ad essi comminate sono condanne politiche che tengono conto esclusivamente degli interessi politici ed economici degli Stati interessati.
In nome di questi interessi e della sudditanza all'imperialismo americano ogni legge viene spudoratamente violata fino a mettere a rischio la vita stessa degli inquisiti.

Avni, se non ci sarà una mobilitazione adeguata, verrà sacrificato agli aguzzini fascisti turchi, col silenzio complice dei mezzi d'informazione, compresi quelli “di sinistra”, e di quanti pur facendo dichiarazioni non si muovono come sarebbe nelle loro possibilità.
Sarà sacrificato, nonostante l'Italia sia un paese “civile”, che quest'anno festeggia i 60 anni di una Costituzione nata dalla guerra di Resistenza, nonostante la tanto sbandierata vittoria sull'approvazione della moratoria contro la pena di morte promossa dal nostro paese e nonostante vi siano leggi che non consentono di estradare verso paesi che praticano la tortura e violano i diritti democratici com'è appunto nel caso della Turchia.
Zeynep per cui forse è scongiurata l'estradizione in Germania, rischia a fine pena e quindi ad aprile 2008, l'espulsione dall'Italia e meccanicamente il rientro coatto in Turchia.
E se anche il belga Bahar Kimyongur non è gia stato consegnato ai carnefici turchi non è stato certo perchè le Autorità del suo paese non lo volessero. Anzi vi hanno provato contravvenendo anch'esse alle loro leggi scritte come dimostra il testo che vi alleghiamo.
Invitiamo tutti ad esprimere solidarietà ai compagni in Belgio e in Italia processati il 7 gennaio. E a partecipare al presidio in sostegno di Avni Er che per quel giorno si terrà a Sassari presso la Corte d'Appello dalle h. 9 in via Padre Ziranu (vicino a Piazza S. Maria)

Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
CP 380, 80133 Napoli – Italia

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Le SOIR, martedì 22 gennaio 2008
Marc METDEPENNINGEN
Giustizia
Il Belgio voleva consegnare Kimyongur

I Servizi di Sicurezza parlano di "piano machiavellico"
L'estradizione verso la Turchia del belga Bahar Kimyongur alla fine non ha avuto luogo.

La relazione annuale del Comitato R (di controllo dei servizi segreti) conferma che il Belgio avrebbe voluto realmente consegnare uno dei suoi cittadini, Bahar Kimyongur, alla Turchia contravvenendo ad ogni norma di diritto. Nel settembre 2006, il giornale Le Soir rivelava che, in una riunione segreta, il 26 aprile 2006, si riunivano presso l'unità di crisi del Ministero degli Interni 25 magistrati e funzionari in rappresentanza del Ministero di Giustizia, degli Interni e del Primo Ministro. All'ordine del giorno di questa riunione la sorte di Bahar Kimyongur, un cittadino belga simpatizzante dell'organizzazione dell'estrema sinistra turca DHKP-C, condannato a quattro anni di prigione dal tribunale correzionale di Bruges.
Un mese prima, "alcuni servizi segreti amici" (nota: i servizi segreti turchi, secondo le nostre informazioni), dice la relazione, segnalano che Kimyongur potrebbe fuggire e sottrarsi al processo d'Appello di Gand. I servizi non credono a questa eventualità. L'informazione arriva al Ministro della Giustizia ed alla Corte federale che organizzano la famosa riunione segreta del 26 aprile. Nel corso di questa, si chiede che la OA3 (la polizia antiterrorismo) e la Procura federale prendano contatto con la Procura olandese perchè proceda all'arresto di Kimyongur, che si recherà nei Paesi Bassi per un concerto, e lo consegni quindi alla Turchia che ha spiccato un mandato di arresto internazionale.
Il resoconto di questa riunione viene modificato su richiesta della Procura federale, poiché l'illegalità dell'operazione è stata sottolineata da molti partecipanti - il Belgio non può consegnare un suo cittadino ad un paese straniero. In un resoconto, non modificato dalla Procura federale, uno degli agenti dei Servizi di Sicurezza nota: "Una soluzione sarebbe organizzare la sorveglianza con la speranza che il soggetto (Kimyongur) si rechi nei Paesi Bassi." La polizia olandese potrebbe bloccarlo e metterlo, se necessario, a disposizione delle autorità turche". Alcuni membri dei Servizi di Sicurezza si lamentano dell'illegalità di questo metodo. Uno di loro, deponendo dinanzi al Comitato R, aveva espresso così il suo stupore: "lo scenario proposto nel corso della riunione era machiavellico!".
Applicando quanto deciso nel corso di questa riunione, la polizia antiterrorismo e i Servizi di Sicurezza organizzano la sorveglianza di Kimyongur. I loro omologhi olandesi erano tenuti al corrente. E la Procura federale, secondo la relazione, chiede al giudice d'istruzione incaricato dell'inchiesta sulla scomparsa della militante Fehryie Erdal, di consegnare mandato alla DSU (l'unità speciale della polizia federale) per effettuare una"sorveglianza transfrontaliera".
Durante tutta l'operazione, i servizi turchi e olandesi sono tenuti al corrente dai loro omologhi belgi. E così la vettura di Kimyongur fu fermata da un'auto civetta della polizia olandese. Alla fine la sua estradizione verso la Turchia è stata rifiutata.
Nella sua relazione, il Comitato R esprime delle severe perplessità: "la presunta finalità giudiziaria dell'operazione suscita degli interrogativi", scrive il Comitato R che deplora che "i Servizi di Sicurezza non abbiano effettuato un'analisi giuridica seria sulla legalità della loro missione". Rileva che "i servizi segreti non sono legalmente competenti per controllare delle persone". Nel suo rapporto si interroga anche sulla legalità della trasmissione avvenuta tramite i Servizi di Sicurezza alla AIVD (i servizi olandesi) di dati personali relativi a un cittadino belga. Informazioni sugli spostamenti del sig. Kimyongur, secondo le nostre informazioni, sono state trasmesse anche ai Turchi.
Il ministro della Giustizia di allora Laurette Onkelinx aveva negato che il Belgio avesse intenzione di consegnare Kimyongür alla Turchia consegnandolo inizialmente agli Olandesi. La relazione dei Servizi di Sicurezza la smentisce. Il dibattito parlamentare su questo affare di Stato non ha mai avuto luogo. "Anne-Marie Lizin, allora Presidente del Senato, non ha mai voluto riunire una commissione d'inchiesta a tale riguardo", deplora la senatrice Christine Defraigne.

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Interrogazione orale di Josy Dubié al ministro della Giustizia "sulle rivelazioni del rapporto del Comitato R riguardanti il caso Kimyongür" (nº4-109)

Josy Dubié (Verdi). - Signor Ministro, in occasione della legislatura precedente, da questa tribuna, e sulla base della relazione segreta di una riunione di alti funzionari di cui ero stato messo al corrente, ho accusato il vostro predecessore, la signora Onkelinx, di avere organizzato l'arresto nei Paesi Bassi di un cittadino belga. Questa relazione è in mio possesso e posso dunque trasmetterla alle persone interessate.

Il presidente. - Questa relazione è segreta, signor Dubié.

Josy Dubié (Verdi). - Effettivamente, signor presidente ma, in questo paese, i segreti finiscono sempre per cadere nelle mani di coloro che possono usarli per denunciare cose inaccettabili.

Il presidente. - Una commissione parlamentare è stata organizzata a tal fine, signor Dubié. Ma voi non ne fate parte e questo documento non dovrebbe essere in vostro possesso.

Josy Dubié (Verdi). - Signor presidente, se non avessi avuto questo documento, nessuno sarebbe stato messo al corrente di questo caso. Ma, ciò di cui parlo mi sembra sempre più un affare di Stato, e peso le mie parole.
L'arresto del sig. Bahar Kimyongür è stato organizzato in previsione dell'estradizione di quest'ultimo verso la Turchia dove rischiava di essere torturato, o peggio.
Alla mia richiesta di chiarimenti, la signora Onkelinx aveva risposto dicendomi che parlavo in maniera insensata.
Oggi, alla luce della relazione del comitato R di cui dispongo, è evidente che le mie accuse erano fondate. Sono del resto riprese per esteso e negli stessi termini nella relazione. Da una frase aggiunta: "Numerosi membri della Sicurezza dello Stato, che hanno partecipato in un modo o in un altro all'operazione, hanno dichiarato in occasione della loro audizione da parte del servizio d'inchiesta R di essere rimasti stupiti dalla natura della loro missione." Una persona ha espresso il suo stupore come segue: lo scenario proposto nel corso della riunione all'unità di crisi era machiavellico."
In relazione a questa vicenda avevo chiesto varie volte che venisse avviata dal Comitato R un'indagine. Il presidente lo ricorderà.
Dunque, il 26 aprile 2006, c'è stata effettivamente una riunione di alti funzionari che intendevano violare la legge, visto che l'estradizione di un cittadino belga, come nel caso del sig. Bahar Kimyongür, è vietata. Preciso che non condivido assolutamente le idee politiche di quest'ultimo, ma si tratta di un cittadino belga che ha rischiato di essere estradato, attraverso i Paesi Bassi, in Turchia dove, come sappiamo, si pratica la tortura.
La riunione segreta alla quale faccio allusione era presieduta dal capo di gabinetto aggiunto del ministro della giustizia dell'epoca, la signora Pascale Vandernacht. Voi, signor ministro, concordate con le decisioni prese in questa riunione?
Quali misure intendete adottare di fronte a questa evidente violazione della legge da parte di funzionari, violazione che avrebbe potuto comportare conseguenze drammatiche per uno dei nostri concittadini?

Jo Vandeurzen, ministro della giustizia. - Non spetta a me concordare o meno con decisioni prese nel corso di una riunione svoltasi quando non ero ministro della giustizia e alla quale non ho partecipato.
Secondo le mie informazioni, questa riunione non era presieduta dal direttore aggiunto del gabinetto precedente di Giustizia.
Affermate, signor Dubié, che la riunione del 26 aprile 2006 si è svolta con l'intento di violare la legge, con particolare riferimento a quella che vieta di estradare un cittadino belga. E' vero che il Belgio proibisce l'estradizione dei suoi cittadini, ma esistono delle eccezioni.
Dalla lettura della relazione del 2006 del Comitato permanente R, in particolare del verbale della riunione del 26 aprile 2006, devo constatare che non si trattava di violare la norma che impedisce l'estradizione bensì di informare le autorità olandesi dell'eventuale presenza del sig. Bahar Kimyongür sul loro territorio e della possibilità di procedere al suo arresto provvisorio in previsione della sua estradizione.
Vorrei ricordare il contesto di allora. Bahar Kimyongür era stato condannato a quattro anni di prigione, senza condizionale, come membro di un'associazione responsabile di attentati e di partecipazione alle attività di un gruppo terroristico.
Se noi non avessimo fatto nulla, le autorità olandesi ci avrebbero rimproverato l'assenza di comunicazione. Si tratta chiaramente di un conflitto di interessi tra, da un lato, la protezione che il Belgio deve garantire ai suoi cittadini e, dall'altro il dovere di comunicazione con uno Stato membro dell'Unione europea con il quale il Belgio intrattiene relazioni molto strette.
Nelle loro conclusioni comuni, i comitati R e P hanno ritenuto che i servizi di polizia belgi non avevano commesso alcun errore, che non c'era stata la minima irregolarità nelle loro azioni, che queste rispettavano assolutamente le leggi e i regolamenti in vigore e che la Sicurezza di Stato aveva un interesse legittimo nel controllare il sig. Bahar Kimyongür.
La suddetta relazione riconosce tuttavia che le condizioni di comunicazione e di informazione ai servizi stranieri non sono definite e questo può mettere la Sicurezza di Stato in una situazione difficile quando essa è obbligata a collaborare con tali servizi. È certamente questo il nodo del problema. Se, come ho detto, la Sicurezza e, ancor più, le autorità belghe non avessero informato le autorità olandesi della presenza imminente del sig. Bahar Kimyongür nei Paesi Bassi, queste ce lo avrebbero certamente rimproverato.

Josy Dubié (Verdi). - Ringrazio il ministro, ma sono spiacente di dover smentire le vostre affermazioni.
Cito una frase tratta della relazione del comitato R: « OA - cioè la polizia antiterrorista - e la Procura federale contatteranno le autorità olandesi al fine di indicare loro l'eventuale presenza di Kimyongür nei Paesi Bassi e farlo arrestare provvisoriamente in base alla segnalazione interpol delle autorità turche in vista della sua estradizione verso la Turchia ».
È scritto nero su bianco nel rapporto.
Resto dunque sulle mie posizioni, si trattava di consegnare il nostro concittadino ai Paesi Bassi per estradarlo verso la Turchia. Questo è assolutamente inaccettabile.
Infine, vi smentisco quando dite che la riunione non era presieduta dalla signora Vandernacht. Vi leggo la prima frase del rapporto: « Questa riunione ha avuto luogo per iniziativa del ministero della Giustizia. L'ADCC mette a disposizione la sua infrastruttura per rendere possibile una riunione di coordinamento. La presidente della riunione è la direttrice-delegata del ministero della Giustizia, la signora P. Vandernacht».
Contrariamente a quel che affermate, è reale che vi sia stato un coordinamento tra funzionari allo scopo di consegnare uno dei nostri concittadini alla Turchia, attraverso i Paesi Bassi.

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