11/01/2008: Processo 18/98: Centinaia di anni per attività commerciali, sociali, politiche e culturali


La Audiencia Nacional, dopo avere fatto trapelare sulla stampa gran parte dei suoi contenuti, il 19 dicembre scorso ha finalmente reso nota la sentenza del Processo 18/98; in seguito ad essa, sono state dichiarati illegali e sciolti varie imprese commerciali, i mezzi di comunicazione Egin ed Egin Irratia, l’organizzazione politica Ekin, l’Associazione Europea per la solidarietà internazionale Xaki e la Fondazione per lo sviluppo del movimento associativo basco Joxemi Zumalabe, inoltre 47 persone sono state condannate, in quanto membri delle suddette imprese o associazioni, a pene per un totale di 525 anni di prigione per essere state considerate partecipanti, dirigenti o collaboratori della banda terrorista ETA.
La sentenza, oltre a contenere interi paragrafi costituiti da rapporti di polizia, è costellata di apriorismi, pregiudizi, interpretazioni distorte ed interessate, per giustificare la conclusione che, come affermato da Garzón in istruttoria, “tutto è ETA”: «né KAS, né Ekin, né Xaki, costituiscono un’organizzazione armata; non hanno armi, poiché il loro utilizzo non era compito loro ma del braccio armato di ETA, ma dette strutture partecipano pienamente all’unità organizzativa e strutturale dell’organizzazione terrorista ETA». Inoltre, su coloro che erano sotto processo in relazione alle imprese del Gruppo Orain, editore di Egin e di Egin Irratia, sono cadute le pene più alte; il tribunale tenta di giustificare la sua decisione legando le attività volte a pubblicare un giornale e quelle destinate ad eludere l’asfissia economica della quale era vittima ad una supposta dipendenza da ETA e la relatrice della sentenza, Angela Murillo, in proposito, afferma che per sostenere le accuse non ha neppure avuto bisogno di prove: “basta sapere leggere”.
Come già pubblicamente affermato da osservatori internazionali, questa sentenza “significa la normalizzazione di una cultura giuridica d’emergenza o d’eccezione, nella quale si stabiliscono responsabilità penali diffuse e collettive, assolutamente incompatibile con un sistema democratico”; dunque, per essi, la sentenza “si inquadra in una strategia più globale e di lunga durata di criminalizzazione dell’esercizio del diritto di opinione, di riunione, di manifestazione, ed altri, di un settore consistente della società basca”.

Da http://www.behatokia.info/docs/boletinak/boletinberria/28isladait.htm#analisis

http://www.autprol.org/