11/01/2008: Contratti moderni... schiavitu’ antica! Multiservizi: un altro scempio


Nel lungo e travagliato declino ormai storico dell’intero panorama sindacale italiano non è mai finita l’ora di stupirsi; c’è sempre un orizzonte da superare e nuovi “grandi” traguardi da raggiungere soprattutto nel quadro politico di recente attuazione dominato dal governo “amico”.
In quest’ultimo periodo abbiamo assistito all’ipocrisia piu’ sfacciata ed alla falsità piu’evidente da parte di chi svolgeva il suo ruolo “responsabile” nelle passerelle televisive.
Soggetti che più o meno hanno avvallato di tutto in termini di precarietà, flessibilità e contenimento salariale ora pretendono di stracciarsi le vesti di fronte a situazioni di estrema indigenza sociale e/o di profonda insicurezza nei luoghi di lavoro. Ma tant’è: non sempre ciò che si afferma davanti alle platee televisive corrisponde a quanto si firma nelle anguste sale ministeriali dove certi interessi finanziari e forti vocazioni governative la fanno da padrone e dettano leggi ed indirizzi in maniera nient’affatto ambigua ma coerente con quanto fin qui si è sostenuto ed eseguito.
Nella scorsa metà di dicembre è stato infatti firmato il rinnovo del CCNL Multiservizi che coinvolge un totale di circa 50.0000 lavoratori su 40.000 imprese; un settore devastato da una sempre più crescente flessibilità e soprattutto da una condizione di miseria salariale addirittura imbarazzante per chi scrive.
Alla presenza del ministro del lavoro Damiano e della “sinistra-radicale” Rosa Rinaldi sottosegretaria dello stesso ministero si è “finalmente” (a modo loro ovviamente) conclusa una vertenza che durava da 30(!) mesi e che ha visto scioperare per ben 4 volte i lavoratori del settore nel solo ultimo anno.
I risultati conseguiti sono gran poca cosa anche considerati i tempi che corrono: il CCNL multiservizi era scaduto nel maggio 2005 e come d’incanto il tempo trascorso letteralmente scompare.
La “quadriennalità” decorrerà dal gennaio di quest’anno e quindi dal punto di vista economico gli aumenti salariali sono stati calcolati sul primo biennio 2008-2009 facendo perdere un bel po’ di soldi a questi lavoratori.
Partiamo dall’analisi dell’aumento salariale perchè in un settore come questo, dove nella “normalità” fatta di orari “spezzati”, contratti part-time stagionali e licenziamenti continui dovuti ai cambi d’appalto delle diverse imprese operanti nel sistema multiservizi, è purtroppo ciò che emerge più negativamente nella sua diretta drammaticità.
Si è arrivati a concordare un aumento al II livello di “ben”... 115 euro a regime (giugno 2009), di cui 95 effettivi e 20 come EDAR (elemento distinto aggiuntivo della retribuzione) che a detta dei firmatari rappresenterebbe una novità assoluta in quanto, configurandosi come recupero relativo al periodo di vacanza contrattuale, andrebbe a recuperare quanto perduto negli ultimi due anni e mezzo ma non sarebbe computabile per i diversi istituti salariali presenti in busta paga (Tfr, Ferie, malattia, ecc).
In 50 mesi 95 euro di aumento (a regime) più 20 di EDAR!
E questo viene dipinto come un risultato ragguardevole attraverso le alchimie parolaie dei Damiano e Rinaldi di turno dove non manca mai un tenero sguardo ai bilanci delle migliaia di imprese che, attraverso il contenimento salariale dei propri lavoratori, con la pubblica amministrazione fanno affari d’oro.
Nella fumosa tecnicità del linguaggio contrattuale si scorge però qualcos’altro nell’accordo: è stata concessa per 4 volte l’anno la libertà alle imprese di poter far saltare i riposi ai propri dipendenti dando loro la possibilità di poterli recuperare nelle due settimane successive.
Di fatto si è riusciti a peggiorare anche la legge 66 sugli orari in cui si riporta l’obbligo di dare i riposi su una media settimanale oraria.
Considerando quanto difficile sia imbastire una giornata su più turni lavorativi con orari che partono dalle prime ore del mattino e per lo più in presenza di moltissimo personale femminile nel settore non è necessario fare grossi sforzi per etichettare come “moderna schiavitù” tutti questi lavoratori sui quali troppe volte vengono scaricati i costi “superflui” di moltissime imprese (il pulimento è una delle prime voci che generalmente si “comprimono” nei vari bilanci).
Nelle assemblee sindacali (le poche che probabilmente si faranno) verrà glorificato il mantenimento dell’art 4 (obbligo di riassunzione del personale in regime d’appalto; in realtà più che formale) e soprattutto il non aver ceduto sul fronte del diritto alla malattia, ma di fatto estendendo a circa sei anni e mezzo la durata contrattuale si è arrivati addirittura a rimpiangere quanto di peggiore si era visto in altri settori negli ultimi anni.
Non manca nemmeno la solita spolverata demagogica sul lavoro degli immigrati ai quali viene concesso di prendersi più giorni di ferie o di permesso per ricongiungersi ai loro familiari anche se non ...maturati.
Un rinnovo, dunque, senza alcun dubbio pessimo e che ulteriormente dimostra quanto in basso sia finita la qualità della gestione CGIL negli ultimi anni.
Unica nota lieta: la mancata firma sull’accordo del rappresentante FILCAMS di Venezia al quale in segno di forte solidarietà è giusto reputare la più profonda stima.

Enrico Pellegrini
Esecutivo nazionale Rete 28 aprile Filcams CGIL

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