06/01/2008: Scontri in Cina


2008, Olimpiadi in Cina. Riuscirà il regime cinese ad utilizzare i giochi per la propria propaganda, allo scopo di mostrarsi quale "banco capitalistico da lavoro del mondo" e garante di un ordine mondiale stabile? Molto dipende da come si svilupperanno le lotte sociali in Cina.
In Cina le riforme degli ultimi anni hanno creato una polveriera sociale. Anche se le condizioni di vita di tante persone sono migliorate, un poco di più nelle città, la forbice del reddito (fra "poveri" e "ricchi") si è aperta enormemente. L'immigrazione nelle città ha superato 100 milioni di persone, l'esproprio delle terre, la spremitura da parte dei quadri del partito, lo sfruttamento nelle fabbriche delle multinazionali, i licenziamenti in massa dai vecchi centri industriali ... i tagli alla spesa sociale hanno creato un clima in cui ogni giorno contadini e operai scendono in strada, scioperano o si difendono in modo militante contro gli attacchi degli sbirri o dai picchiatori inviati dai quadri di partito e dai direttori di fabbrica. Il regime certamente deve sempre fare concessioni a chi lotta, tuttavia non si tira indietro nell'impiegare le sue unità antisommossa.
Esempio ne è l'impiego degli sbirri contro le operaie ed gli operai in sciopero di una fabbrica elettronica a Dongguan, Guandong, nel novembre scorso. La direzione della fabbrica voleva aumentare le trattenuta per la mensa, gli 8.000 operai e operaie sono entrate in sciopero e volevano abbandonare gli impianti. Mille sbirri si sono opposti loro.
Lotte come queste mostrano la crescente consapevolezza delle operaie e degli operai migranti. Solo un paio di anni fa erano gli (ex) operai delle imprese statali a lottare contro la chiusura delle fabbriche e i licenziamenti. Nel frattempo la gran parte delle giovani operaie e dei giovani operai migranti, provenienti dalle campagne, ha capito di riuscire a lottare contro le misere condizioni di lavoro, il furto sui salari, le mense schifose. In cantiere o in fabbrica aumentano gli scioperi (che in Cina sono fuorilegge) e le dimostrazioni. Innanzitutto a scioperare sono le "dagongmei", le sorelle operaie, giovani donne della campagna, le quali lavorano nelle fabbriche elettroniche, tessili, dei giocattoli e di altri articoli di consumo nei centri industriali costruite nel delta del fiume Per (Shenzen, Guanzhou, Dongguan) o nel delta dello Yangtze (Shanghai...).
Adesso all'estero tanti sindacalisti e membri delle ONG sbraitano a favore di un riconoscimento di "sindacati indipendenti" e di una "democratizzazione" della società, in gran parte lanciando appelli al Partito Comunista della Cina.
Molti credono che questo significhi, per la prima volta, un miglioramento delle condizioni di vita di tante persone in Cina. Dietro queste richieste spesso si nascondono le prefigurazioni di una "amministrazione" delle rivendicazioni delle operaie e degli operai attraverso le istituzioni borghesi unita alla loro integrazione in uno "stato del benessere" capitalistico funzionante, il quale ripartisce più briciole della torta della ricchezza e impone la costrizione del lavoro.
Ma che cosa vogliono le lavoratrici e i lavoratori che lottano? Vogliono una forma di sfruttamento mitigata (con migliori condizioni di miseria ed un consiglio di fabbrica), o nelle lotte espongono impostazioni di una nuova socialità al di là dei rapporti capitalistici? A questo possono rispondere soltanto i movimenti stessi.
Una valutazione dei sovvertimenti e delle lotte in Cina è apparsa nel quaderno "Unruhen in China" (Disordini in Cina), pubblicato come supplemento alla rivista Wildcat. L'articolo e l'intervista prendono in considerazione le "tre classi pericolose", i vecchi lavoratori delle grandi imprese statali e lavoratrici e lavoratori migranti, le loro condizioni e le loro lotte.
A questi contributi sono aggiunte considerazioni sulla rivolta in Tienanmen del 1989, una recensione di Giovanni Arrighi, un confronto con l'Indonesia, l'indice, altri contributi, indicazioni di manifestazioni e altro (www.wildcat-www.de/dossiers/china).

di Rosette, indymedia 28.12.2007

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