20/12/2007: Lettera di Antonio Rubiales Puerto dal carcere di Puerto III


Lettera aperta dal centro di sterminio di Puerto III, più concretamente dal Modulo di “ISOLAMENTO ESTREMO”, DEL PUTREFATTO, IRRAZIONALE, IMMORALE E FRAUDOLENTO VENTRE DELLA BESTIA MECCANICA, nel quale mi trovo.

In questo modulo di isolamento ci sono dieci gallerie. Cinque di queste costruite per accogliere persone prigioniere di primo grado, modalità 91.3 del regolamento carcerario. C’è da dire inizialmente che sono persone rivendicative, che non si lasciano – MAI – intimidire e convertire in “Prigionieri sottomessi”; e per questo motivo si trovano in questa modalità di vita o per meglio dire, forma di sopravvivenza. Io mi trovo classificato nel I° grado ed in FIES 1 Controllo Diretto, evidentemente il citato articolo 91.3 R.C.. Noi siamo quelli che mai vorrebbero tenere a scontare la condanna nei “LORO CARCERI” (demolitori e trituratori di menti e quasi sempre anche di corpi e vite). Per questo motivo non duriamo molto nello stesso carcere. Ci tengono alla larga e là dove ci tengono, siamo nei luoghi più reconditi del carcere di turno, là dove gli abusi, i pestaggi fisici e psicologici si possono dare senza motivo e in completa impunità, perchè il passo successivo ai pestaggi, è quello di essere messi in croce sulla fredda rete di un letto, e tutto sarà messo a tacere. Nessuno ascolterà i lamenti e le grida quando sentirai le costole scricchiolare. In questi lugubri posti tutto ciò che capita non sarà conosciuto dalla maggior parte dei mortali. L’impunità è sempre vigente e con la complicità dei giudici di vigilanza penitenziaria, creando tra tutti un atrama impermeabile che nasconde tutto con un semplice foglio stereotipato, approvando l’uso della forza in base a quello che sono i suoi metodi di sottile insabbiamento chiamati MEZZI COERCITIVI o UTILIZZO MINIMO IMPRESCINDIBILE... PER EVITARE CHE ALL’INTERNO SI CAUSINO DANNI O PROBLEMI AI PIU’.
Però, che mancanza di vergogna!

I prigionieri nel 91.3 R.C. potranno uscire solo “al massimo in due” insieme all’aria (quello che non si proibisce per il vuoto legale esistente, che ti rimandano solo al patio... che di solito è quello che succede più volte del normale). Di fatto qui in Porto III a quelli che come me sono nel FIES 1 C.D. (e ai prigionieri politici baschi), quando c’era spazio ci mantenevano in distinte gallerie, ognuno di noi alloggiava in gallerie di 4 celle (completamente soli). Il cortile nel quale ci portavano fuori e continuano a farlo misura 18 passi di lunghezza per 9 passi di larghezza, il cemento circonda tutta la tua vista tranne una vetrata che incrocia il corridoio centrale del modulo e in fondo vedi il patio delle strutture creato (dalla stessa mente contorta) per i prigionieri “più flesibili” (art. 91.2 R.C.). Il cortile delle pene dure che vedi di fronte al tuo è ugualmente stretto però di circa 25 metri di lunghezza, non so, 10 metri in più di quello più piccolo, minuscolo e ridicolo di quello che tocca a me.

Le tre gallerie del I° grado (art. 91.3) attualmente sono occupate da tre prigionieri in suddetta modalità; ognuna tiene tre prigionieri. le due restanti, fino a cinque, a quanto pare le utilizzano affinchè i sanzionati di secondo grado paghino le punizioni. (Parlo dele gallerie corte di 4 celle ognuna).
Le gallerie lunghe (art. 91.2), di 10 celle per galleria, i cui patii sono più lunghi dei nostri, 4 di questi sono occupati da prigionieri dell’ETA. In alcune di queste ci sono solo 2 prigionieri dell’Eta e nell’altra 3 Prigionieri dell’ETA: però dico che questi compagni prigionieri si trovano in una modalità di vita “teoricamente” (e così dovrebbe essere e non dico che lo sia) più flessibile per il mero fatto di stare nell’art. 91.2. I prigionieri nell’art. 91.2 hanno 4 ore di uscita giornaliere in cortile, potrebbero uscire 5 persone insieme e un gruppo più numeroso di questo per realizzare attività programmate. Nessuna di queste cose (del regolamento carcerario) si sta attuando e non mi importa ripeterlo perchè è già chiaro”il luogo esplicito” dove la direzione del carcere si deve mettere l’ordinamento penitenziario per vedere se per una volta comincino a considerarci e farle. Le attività che secondo il regolamento penitenziario devono essere realizzate e non le fanno sono uguali alle culturali, sportive, ricreative o formative, lavorative e occupazionali. Ripeto, nessuna di quelle si sta realizzando. I compagni del 91.2 nemmeno le stanno realizzano perchè “è il centro che non le programma”.

Tutti, tenendo ferma il modo di vivere nella quale ti trovi, quando stiamo nel patio e vogliamo vedere il cielo noi ci imbattiamo in una lastra di grate che ci copre tutto il soffitto del patio e ti recintano il cielo. Queste grate si trovano sopra alcune travi come i binari della ferrovia, saldate e assicurate (non so con quale finalità). Sembra che è un qualche tipo di tortura psicologica con l’idea che anche i sogni che fai abbiano le inferriate posto che le succitate grate stanno ad 8 o 9 metri da terra; voler arrivare a quelle sarebbe pressochè impossibile; arrampicarsi, utilizzare qualche appoggio, etc. E’ letteralmente impossibile tenendo conto che le pareti sono completamente lisce (lastre di cemento). Apparte che anche appoggiandosi un compagno sopra un’altro sarebbe più che un sogno, non si arriverebbe neanche alla metà dell’altezza da dove stanno le grate di ferro che impediscono di vedere liberamente il cielo.

Personalmente ho poco a che fare con i carcerieri, mi trovo dal 6 di novembre in sciopero rivendicando in modo passivo, negandomi di uscire all’aria. Così siamo stati finchè non aprirono la porta del cortile che congiunge con quella di una piccola sala che ha ogni galeria del modulo (ha soltanto un tavolo ed alcune sedie di plastica). Abbiamo ottenuto che ambo le porte si mantenesero aperte fino alla fine dell’ora d’aria e di potere stare dove uno ha voglia, sia nel patio che nella sala. Oltre a questo e vedere dimostrazioni di quello che si stava cominciando a costruire una palestra (questo hanno detto), si decise di lasciare lo sciopero del patio (particolarmente penso che molti dei FIES 1 non avessero nessuna idea di ciò che realmente si chiedeva con questo sciopero). Io personalmente e in solidarietà con i prigionieri e prigioniere in sciopero della fame in Italia per cercare di raggiungere l’abolizione dell’ERGASTOLO, ho deciso per conto mio di continuare con questo. Sono troppo fannullone o “debole” per farlo della fame, così che solidarizzerò con loro tramite uno sciopero del patio indefinito e a volte boicottando il programma quotidiano dei carcerieri rifiutandomi di uscire dalla mia cella (di 2,5 m di larghezza per 5 m di lunghezza).

Spero, inoltre di solidarizzare con i miei compagni italiani, e di farlo anche con “Musta” Gabriel Pombo da Silva, con il compagno Rafael Martinez Zea (che recentemente è stato operato per due tumori ed ha iniziato con la chemio terapia), così come con tutti e ognuna dei miei compagni/e antisistema, anarchici, ribelli sociali che ognuno a suo modo lottano per un mondo migliore. Se ognuno/a porta la sua pietra se ne possono mettere da parte un bel po’ per tirarle al sistema stabilito e accecarlo per sempre fino a farlo diventare inutile... più di quanto lo sia già.

Io, il “Plaga de Sevilla”, Antonio Rubiales Puerto, non ho paura delle rappresaglie minacciate da qualche guardia, poichè senza saperlo questi “qualcuno” non sono di più che il penultimo anello della catena... e in fin dei conti, con tutti i loro stipendi e la loro divisa stirata, non sono più di me, nè io più che essi. Senza prigionieri non ci sarebbe carcere, senza carceri molti starebbero disoccupati. Disoccupati non si accoppierebbero, niente figli, come neanche io li tengo. Delle volte pensano come penso io, (ma pensare come penso io non li trasforma in persone come a me) però qui nessuno dimentica il suo ruolo (quelli non sono più di me, però sono meno senza me). Ripeto che se non ci fossero prigionieri non ci sarebbero prigioni e senza prigionieri non ci sarebbe chi li deve custodire.

Salute e libertà per tutti i compagni e le compagne ovunque essi siano. Ah! Non ti ho dimenticato, un forte abbraccio libertario a Roberto Catrino, prigioniero fuori dalla Spagna, non so dove.

Abbracci libertari

Antonio Rubiales Puerto
Puerto III (modulo 15) - 4/12/2007

Cassa Anarchica di Solidarietà Anticarceraria

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