07/12/2007: Breve resoconto sulle giornate del 3 e 10 novembre 2007 a Viterbo contro il carcere, la differenziazione, l'isolamento e il 41bis


A Viterbo diverse individualità e collettivi di compagne e compagni lo scorso novembre hanno dato vita a due giorni di mobilitazione: il 3 con un'assemblea e il 10 con un corteo in città e un presidio sotto il carcere Mammagialla.
Questi appuntamenti di lotta sono stati preceduti da volantinaggi compiuti più volte nei giorni dei colloqui davanti al carcere e in città. Gli incontri con i familiari, pur se non sfociati in un loro impegno diretto nell'assemblea e nel presidio, sono comunque stati occasione di conoscenza reciproca e condizione di sviluppi futuri. Noi abbiamo potuto in particolare approfondire la conoscenza reale del carcere, consolidando il dato che quella è una galera di punizione già di per sé e che trova nella presenza della sezione del 41bis un'ulteriore determinazione nella funzione assegnatale dal ministero.
All'assemblea erano presenti circa 70 tra compagne e compagni, che, dopo una breve introduzione sul significato del corteo e del presidio, hanno discusso sulla repressione in generale. Il significato da dare al corteo e al presidio sono stati sintetizzati in due punti: 1) dare continuità alla mobilitazione contro il 41bis iniziata a Parma nel marzo 2006, proseguita il 3 giugno 2007 nel corteo e nel presidio a L'Aquila; 2) ricreare visibilità e agibilità politica in un territorio fortemente colpito dalla repressione quale è stato quello di Viterbo negli ultimi anni.
Nel dibattito sono emerse differenti posizioni, per esempio, relative al posto che nel sistema carcerario ha il 41bis, alla connessione fra carcere, guerra, immigrazione e lavoro. Tali differenze hanno trovato tuttavia omogeneità nel dare continuità al percorso intrapreso quindi nell'organizzazione della giornata del 10.

Al corteo erano presenti circa 160 persone, tutte militanti, provenienti da diverse città. Questa ridotta presenza, prendendo a riferimento la giornata di L'Aquila, è conseguenza di vari fattori che devono essere valutati a fondo. Nell'immediato riconosciamo una scarsa elaborazione e diffusione dei contenuti nei territori.
Per quanto riguarda la partecipazione della città c'è da dire che la presenza di gente in strada è stata ridottissima, dunque l'intento di essere comunicativi è venuto meno. D'altronde la manifestazione era stata preceduta da una campagna intimidatoria sull'arrivo di "migliaia di anarchici insurrezionalisti" orchestrata da questura e carabinieri attraverso i media locali. Così il corteo si è snodato in un pezzo di città desertificato o quasi. Inoltre, nei giorni precedenti la Digos aveva esplicitamente invitato i negozianti ad abbassare le serrande di bar e botteghe nelle ore del corteo; ciò che è avvenuto. Un'ulteriore intimidazione era resa manifesta dal dispiegamento nutrito di polizia e carabinieri.
Al contrario, il presidio sotto il carcere, raggiunto subito dopo il corteo, è stata una manifestazione estremamente comunicativa e partecipata fra prigionieri e manifestanti. Dalle finestre sbarrate le persone rinchiuse hanno potuto esprimere il piacere per quanto stava accadendo unito all'odio verso carcerieri e carcere. Per un pomeriggio la quotidiana macina dell'annientamento ha ruotato a vuoto. Questa compenetrazione fra interno e esterno non è stata digerita dai carcerieri che hanno intimato, senza riuscirci, ai prigionieri di abbandonare le finestre pena "conseguenze".

Le giornate di Viterbo hanno messo in evidenza la necessità di un bilancio sul percorso di lotta contro carcere, isolamento, annientamento, 41bis. La discussione e la pratica attorno allo sciopero della fame per l'abolizione dell'ergastolo, può diventare occasione per dare concretezza alla discussione, al confronto e alla continuità del percorso contro il carcere e la società che lo crea.

6 dicembre 2007
Compagne e compagni contro il carcere e la società che ne ha bisogno

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