27/11/2007: Comunicato di Giuliano e Doriano
Questo comunicato era stato pensato in vista dell'udienza del processo che doveva tenersi il 21 novembre scorso. L'udienza, poi, non è stata confermata, ma abbiamo deciso di diffondere ugualmente il comunicato come forma di solidarietà con i prigionieri che il 1° dicembre scenderanno in lotta con uno sciopero della fame per l'abolizione dell'ergastolo
25 novembre 2007
Giuliano Marchetti
Doriano Marcucci
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Fino all'ultimo respiro continueremo a sognare e lottare per una società libera da sbarre e prigioni, fili spinati e frontiere, liberata dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sulla natura e sugli animali.
Se abbastanza facile è stringere le manette attorno ai polsi, è impossibile rinchiudere e arrestare tensioni e volontà di chi si rifiuta di diventare secondino di sé stesso, carceriere dei propri sogni.
La bruciante passione di rivoltare l'esistente continua a scaldarci il cuore esattamente nella misura in cui vogliamo e desideriamo.
La bellezza di questa pulsione, la nostra vita, non può trovare argini e limitazioni tra grigie pagine di un codice penale, tanto meno trovare un misero epilogo in un'aula di tribunale, ridotta forzatamente a questioni di arringhe e codici, rinchiusa tra informative poliziesche e volontà repressive, impaurita da giudizi, giudici e verdetti.
Di fronte ai massacri legalizzati e alle guerre, alle devastazioni e ai disastri ambientali, all'inquinamento e all'avvelenamento, parziale spaccato quotidiano di una realtà ben più ampia che trasuda di violenza, sangue e morte, la cosa peggiore che sarebbe potuta capitarci sarebbe stata quella di piagnucolare per dimostrare, davanti a chi questa società rappresenta, difende e tutela, la nostra apatia, l'innocenza, la rassegnazione, la complicità, l'indifferenza; affannarci nel rinnegare o svilire il coraggio di non aver chiuso gli occhi di fronte alle violenze e ai crimini, alle crudeltà e alle ingiustizie; ammettere di non aver cercato ostinatamente di sentire anche le urla più lontane, soffocate e disperate dei dannati della terra, degli oppressi e degli sfruttati, grida di rivolta e di accusa che abbiamo raccolto e lanciato contro l'esistente.
E' questo sentire che si vorrebbe reprimere, impaurire, soffocare.
L'identità, la solidarietà come pratica, la sfacciata e irriverente ostinazione di vivere sovversivamente l'anarchia, qui e ora, senza rassegnarla a un domani già senza futuro se privo della rivolta dell'oggi.
E' questo che vorreste rinchiudere a chiave per sempre, aldilà delle accuse specifiche, degli attacchi che ci attribuite.
Ma non siete stupidi, la vostra preoccupazione sta nella consapevolezza che non si può ridurre tutto questo a uno o due esecutori, ma che quello che fa muovere dovunque e comunque braccia ignote sono le mille richieste di solidarietà e di aiuto dei dannati della terra, sono i mille cuori in rivolta contro un'organizzazione sociale già incamminata verso la catastrofe ecologica per mantenersi privilegi e interessi, sono l'amore e la lotta per la vita e la libertà di tutti/e, fuori e dentro le galere, sono i desideri e le tensioni che armano il coraggio di esigere giustizia sociale per ogni abitante del pianeta.
Dentro questo sentire, non possiamo sentirci colpevoli, e di sicuro non siamo innocenti perché, anche qualora estranei alle azioni dirette contestateci, di sicuro c'è anche il nostro cuore a battere alla luce pallida della luna, dovunque, nel momento in cui i sentieri della libertà si accendono con la resistenza.
Dentro questo sentire, solidarietà e vicinanza con i prigionieri che il 1° dicembre scenderanno in lotta, in sciopero della fame, per l'abolizione del "fine pena mai", per riprendersi un orizzonte di vita, lotte e resistenza, pur nella loro diversità e specificità, che siano contro l'aberrante crudeltà dell'ergastolo che condanna a morte interiore prima ancora di quella biologica e/o contro l'annientamento e la tortura del 41 bis, contro la deprivazione sociale ed affettiva e/o contro la quotidianità carceraria intrisa di violenza, soprusi, angherie d'ogni sorta, sono importantissime per sensibilizzare coscienze anti-autoritarie, per smascherare la schifosa ipocrisia che vorrebbe spacciare il possibile "reinserimento e recupero" attraverso il privare, l'isolare, il punire, il soffocare, per diffondere valori e contenuti che contrastino richieste e logiche forcaiole e repressive sempre più dilaganti. Col desiderio che tutte queste scintille, anche inizialmente distanti tra loro, si alimentino a vicenda per trasformarsi nella critica e nella lotta determinata e radicale al carcere e alla società che ne ha bisogno.
Amore e rabbia, vicinenza e solidarietà a tutti i prigionieri, dovunque, che resistono e lottano; tutto il nostro odio ai loro carcerieri.
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