19/11/2007: Contributo di Bogu dal carcere di Piacenza per l'assemblea di Napoli
Una lettera aperta a tutti i presenti
Parlare del sistema carcerario e di tutto ciò che sta fuori da queste mura lo trovo importante, quanto continuare a riflettere sulle nocività del sistema che stiamo affrontando quotidianamente.
Dal momento del risveglio iniziamo a fare parte di un lager. Soffocato da un sistema tecnologico, controlli sistematici, bombardamenti pubblicitari, continue incitazioni al consumismo, criminalizzazione di immigrati con linciaggi mediatici, la prepotenza della classe governante, le classi più basse costrette alla sopravvivenza. Se non hai un lavoro, non sei nessuno, se non hai i documenti sei un capo da abbattere. L’Italia di oggi non di ieri. Galera dentro e fuori le mura. Due società divise con i recinti. Una fuori, fascista, sofisticata, moderna e mimetica, in doppio petto, raffinata nel reprimere. L’altra dentro, tradizionale, nostalgica, arrogante, sempre pronta a colpire tutto ciò che è diverso o che non sia italiano. Della seconda fa parte la gente che scelse di non vivere la vita imposta dalla democrazia, infrangendo le regole sante o cercando la propria libertà, o per scelta o per caso. Dall’altra parte loro. Paladini della giustizia, arroganza, prepotenza, violenza, simbolo della Patria. Onesti sul loro lavoro a reprimere la feccia della società.
Visto che da fuori le galere si vedono in un modo, vorrei parlare un po’ di carcere visto da dentro, per non dire “denunciare” le preoccupanti condizioni di vita della “popolazione detenuta”, come ci chiamano. Alcuni dei presenti, lì tra di voi, di sicuro hano già visitato uno di questi “alberghi” gestiti dallo Stato italiano. Quello che segue riguarderà uno di questi. Quello di Piacenza.
Sarò breve per dare spazio anche agli altri, augurandomi che ce ne siano tanti.
Il carcere è uno di quei classici casermoni collocati nelle periferie delle città. Sedici anni di esistenza ed è già in restauro. Cemento dappertutto, prefabbricato, umidità padana che penetra senza scuse. Nebbia che riempie le celle. Quelli che lo fecero di scuro non hanno speso tanti pensieri per il futuro dei detenuti. Le mura frede e l’umidità perenne costringono tanti detenuti a continui malori, poi mai curati dalla sanità carceraria. Ignorati di giorno in giorno dall’arroganza del personale. Per una visita dal medico ti devi iscrivere il giorno precedente, con una scarsissima posibilità di esere visitati in tempo breve. Ad esempio le persone con infiammazioni all’orecchio non vengono visitate e sappiamo quanto dolorose sono, dopo 3/4 giorni di richieste ti mandano la “cura”. Ci sono dei continui casi di autolesionismo, con conseguenze di repressione. Isolamento. L’islamento quà è a due livelli, non credo legali. Il primo, quello più umano, è al piano terra, finestra oscurata, letto di cemento, una coperta, la tv blindata con lo sbirro che ti cambia i canali, tutti gli oggetti personali fuori dalla cella. L’altro è sotto terra, zero finestre, nudo, una coperta, letto di cemento, senza niente. Mi domando: siamo nel 1008 o nel 2008? Cibo, figuriamoci. Quello che si mangia è pauroso. Già nelle sezioni “normali”, mangiamo malissimo. Completa incompetenza del personale della cucina. Il cibo mal nutriente e scarso, lontano anni luce dai cosiddetti diritti dei detenuti. Per ammalati, vegetariani, vegan, crudisti ecc. non esiste nessuna alternativa. Gli ammalati di diabete si devono arrangiare. Ricordiamoci che non possono mangiare amido nè zucchero, quindi addio pane, pasta, patate, riso, dolci. Arrangiati!? Ci sono delle possibilità di acquisto delle verdure o della carne dall’esterno, ovviamente a prezzo triplicato e in quantità limitate. Per i pacchi da fuori, dipende dallo sbirro all’entrata. Spesso non passa nulla. Dopo varie richieste di colloqui con i responsabili riguardo al mio vegetarianesimo, mi è arrivata la risposta, senza colloquio ...SUPRADIN... con il messaggio da parte del medico che non posso vivere tutta la vita di Supradin... grazie, ci vuole la laurea. Figuriamoci per i problemi seri come i denti o la vista o malattie varie. Per avere i propri occhiali da vista, siccome all’entrata te li sequestrano, devi fare prima la visita medica. L’oculista viene una volta al mese, se viene. I denti? Bella storia, se ti va bene ti danno l’Aulin.
Docce? Incrostate e ammuffite. Due per cinquanta detenuti, con acqua calda solo al mattino. Di conseguenza devi perdere l’ora d’aria, se ti fai la doccia e viceversa. Riguardo l’igiene personale, la cosa che mi lascia veramente allibbito è che ognuno di noi detenuti è costretto a consumare più o meno 250/300 litri d’acqua al giorno, solo per uso personale nella cella, senza doccie o lavaggio dei panni. I rubinetti funzionano a pressione. Prima dell’arresto fuoriescono più o meno 15 litri d’acqua. Quindi, se vuoi berti un bicchiere d’acqua sei costretto ad usarne 15 litri ogni volta, più per l’igiene, più per lavare i piatti, ecc. Vedete un po’ voi. Siamo più o meno 270 nel carcere. Cifre da far girare la testa. Poi dicono che il riscaldamento non funziona, perchè i soldi se ne vanno in bollette. Beh, ci credo. L’assistente culturale, un elemento che esiste solo qua, credo, mi disse che l’UE per noi sborsa 300 euro al giorno allo Stato, 300 euro a testa, per ogni detenuto???
Qua dentro le regole le fanno gli sbirri. Cambiano tutti i giorni, dipende come si svegliano gli invertebrati. È una tombola.
Comunque qualsiasi cosa vada denunciata, deve essere fatto in modo anonimo, altrimenti... isolamento.
Ecco, mi fermo perchè se dovessi denunciare tutto, finirei domani... forse.
Insomma, tutti noi conosciamo già le situazioni oltre le mura, mi auguro che quelli che non le conoscono rimangano su questa lettera, senza dover ispezionare l’interno. Parlano e sparlano delle carceri, che sono sopraffollate. Ne alzano di nuove perchè il problema è lo spazio. Il problema non è che basta essere senza permesso di soggiorno per finire dentro, il problema non è che basta essere indicato da qualsiasi italiano come spacciatore per prendersi 4/5/6 mesi, anche se non ti trovano niente addosso, il problema non è che basta che uno la pensi in modo diverso per prendersi “associazione sovversiva con ignoti”, il problema non è che lo Stato ha paura di se stesso. No! Il problema è lo spazio. Oppure credono veramente che il carcere rieduca e fa reinserire le persone? Se lo credono hanno capito ben poco. Non hanno capito che la gente ha la dignità e non si fa piegare sotto la repressione. Perchè ha la testa alta, perchè è uno stile di vita, perchè è una scelta quella di non stare al passo del qualunquismo dell’italiano medio.
Una cosa è poco ma sicura. Tanti di noi, prima o poi, usciranno ad affrontare di nuovo la galera esterna. Ognuno a modo proprio, ricordandosi per sempre dei compagni rimasti dentro. Tanti di noi usciranno, ma loro restano dentro – per sempre.
Esattamente 40 anni fa a Trento tiravano via i bolognini (sampietrini) da piazza Venezia, per scagliarli contro lo Stato. Tremava Sociologia dalle grida per la libertà. Trento, Milano, Roma... tanti di loro sono la gentaglia che adesso governa e reprime.
Nella speranza di un risveglio positivo dal qualunquismo e conformismo odierno, contro le regole imposte, fianco a fianco per la libertà di ogni individuo, con forte solidarietà a tutti gli scioperanti.
Un forte abbraccio a tutti voi.
Bogu
Stralci della lettera che accompagnava questo scritto.
... Qua nel carcere siamo più o meno 270 persone. Quelli che sono riuscito ad incontrare sapevano già dello sciopero e credo che parteciperanno. Tra me e me, contavo di farlo ma in questi giorni abbiamo scoperto che mi potrebbe mettere in grave pericolo un digiuno, essendo sotto la cura di pasticche necessarie per la mia salute e che provocherebbero un grave danno in assenza di pasti. Insomma, che cazzo, mi hanno trovato il diabete altissimo. Quindi... ciccia. Già non posso mangiare nè pasta, nè pane, nè riso, nè dolci, praticamente nulla di quello che c’è qui. Probabilmente dovrò interrompere il mio vegetarianesimo dopo 20 anni. Merda.
Carcere di piacenza, novembre 2007
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