13/11/2007: Sui licenziamenti politici e la repressione delle lotte


Mercoledì 14 novembre si terrà, presso il Tribunale del Lavoro di Milano, la prima udienza della causa promossa da una delle due lavoratrici licenziate lo scorso febbraio grazie all’ondata criminalizzatrice della “lotta al terrorismo”.
Le due lavoratrici, una delle quali anche delegata RSU della Vodafone di Milano, furono arrestate sulla base di un reato abolito e poi rilasciate per un semplice attacchinaggio, avvenuto a pochi giorni dagli arresti dei presunti “neobrigatisti” del 12 febbraio scorso. Con questo pretesto le loro rispettive aziende le licenziarono mettendo in atto un comportamento illegittimo, ma ben sorretto dal clima di caccia alle streghe appena rinfocolato.

I licenziamenti politici delle due lavoratrici non sono casi isolati: molti delegati e lavoratori combattivi (Melfi, Taranto, Pomigliano d’Arco, Milano ecc.) sono stati negli ultimi mesi colpiti o licenziati con le scuse più svariate, la più potente delle quali resta la famigerata “lotta al terrorismo”, che si rivela sempre più uno strumento utile a nascondere il vero obiettivo di questi attacchi: isolare i lavoratori che lottano con coerenza e coraggio contro le politiche padronali, governative e anche sindacali-concertative. Non a caso, questo aumento della criminalizzazione dei lavoratori e delegati più combattivi avviene con un governo di centro-sinistra e con un sindacato confederale appiattito sulla necessità che “non si muova foglia” per non disturbare il governo amico mentre smantella le pensioni, non combatte la precarietà, aumenta le spese militari e si fa beffa di quanti lo hanno votato credendo alle promesse elettorali.

Nella lotta per conquistare migliori condizioni di lavoro rientra anche quella per difendere i lavoratori che vengono colpiti dalla repressione: l’obiettivo di quest’ultima è infatti quello di indebolire il campo dei lavoratori, eliminando quei soggetti che per determinazione e spirito di sacrificio si mettono in prima linea nelle lotte. Vodafone c’è in parte riuscita, escludendo per tempo una persona che avrebbe potuto contribuire dall’interno alla lotta contro la cessione di ramo d’azienda che ha coinvolto 914 lavoratori. Ha continuato tentando di isolare altri delegati combattivi e mandando contestazioni disciplinari a decine di lavoratori che avevano aderito a uno “sciopero selvaggio”. Ma i lavoratori si sono saputi difendere da queste manovre mettendo in campo le loro armi: la solidarietà, il riconoscersi tra compagni di lotta, l’unità contro il padrone, e il tentativo di isolamento dei delegati combattivi e dei lavoratori che lottano operato da Vodafone e dai vertici sindacali sono andati a vuoto.

Invitiamo tutti i lavoratori a usare queste stesse armi in tutti i casi in cui un loro compagno di lotta viene colpito dalla repressione!
Invitiamo inoltre a riflettere sul pericoloso precedente che può rappresentare la causa contro Vodafone per il reintegro della lavoratrice licenziata sulla base di “sospetti” e per motivi politici; anche su questo terreno occorre collegare le diverse vicende e mettere a frutto le esperienze altrui, per difenderci tutti meglio.

Invitiamo per questo chi è interessato a presenziare all’udienza presso il Tribunale del Lavoro di Milano in via Pace, mercoledì 14 novembre ore 9.00.

Compagni e compagne contro la repressione nei luoghi di lavoro

http://www.autprol.org/