13/11/2007: Dalla sardegna - PROPOSTA DI INCONTRO PER TAVOLO DI MOBILITAZIONE CONTRO D10


SEUS TOTUS DISTERRAUS!
Dopo l’annuncio sullo svolgimento del G8 nel 2009 a La Maddalena è giunto a ruota l’annuncio che la Sardigna “ospiterà” nella prima o nella seconda settimana di dicembre un altro vertice internazionale, il cosiddetto “D10”.
I ministri della difesa dell’Area Mediterranea (Algeria, Francia, Libia, Malta, Marocco, Mauritania, Spagna, Portogallo, Tunisia e Italia) discuteranno ufficialmente di “pace”, “sicurezza” e “cooperazione militare”. Ma è facilmente prevedibile che, vista la composizione degli stati partecipanti, l’argomento principale possa essere quello dell’emigrazione clandestina. In questo senso appare molto chiara l’opera di preparazione svolta in questi ultimi mesi dagli organi di stampa sardi che hanno creato ad hoc un clima di caccia all’untore verso gli immigrati. Ad ogni sbarco di qualche decina di “disperati” è seguito un tam tam di voci allarmistiche, di paventate ondate di “terroristi islamici”, di richieste di potenzionamento del già ingente apparato di occupazione militare e di polizia presente sul territorio sardo ed infine è stata proposta la costruzione di un Centro di Prima Accoglienza (CPA), ovvero di una di quelle strutture illegali dove gli immigrati vengono imprigionati senza avere commesso nessun reato e tristemente famosi per essere continuamente teatro della violazione dei più elementari diritti umani.

Ma perché l’italia sceglie la Sardigna, il suo “cortile interno”, come sede di importanti vertici internazionali che è chiamata ad organizzare?
Le risposte sono varie, ma tutte legate alla dimensione coloniale della nostra terra. Infatti sulla base di questa situazione oggettiva la Sardigna rappresenta per lo stato italiano la soluzione migliore.
Dopo “Genova” non è più conveniente organizzare questo tipo di vertici nel proprio territorio “continentale”, troppo alto il rischio di manifestazioni di protesta e troppo pericolosa, in termini di gestione della reazione dell’opinione pubblica, la repressione del dissenso.
In colonia invece esiste già un elevato e quotidiano controllo militare del territorio. La Sardigna vive quella che, agli occhi di un osservatore obbiettivo, non può che apparire come una vera e propria occupazione militare: 2/3 delle servitù militari italiane si trovano nella nostra isola, che “ospita” basi nato, italiane e i due più grandi poligoni d’addestramento d’europa; nella nostra terra vi è una presenza di forze di polizia spropositata con caserme dei vari corpi armati italiani in ogni paese. Infine la Sardigna è un isola, per cui l’ingresso nel nostro territorio nazionale è molto più facilmente controllabile.
Queste poche considerazioni svelano l’ipocrisia che si cela dietro le dichiarazioni ufficiali sia di esponenti della locale classe politica compradora, impegnati quotidianamente nella gestione e nella mediazione degli interessi “italiani” in colonia, che degli alti vertici dello stato italiano, tutte tendenti a sottolineare la bontà e l’affetto paternalistico italiano nei confronti dei “poveri sardi”.

Il nostro intento è quello di fare emergere un’altro punto di vista sull’emigrazione. Ci interessa innanzi tutto sottolineare l’origine di questo fenomeno e le reali motivazioni che spingono migliaia di persone a lasciare la propria terra, i propri affetti e ogni certezza per approdare nel cosiddetto mondo occidentale. Sono le stesse motivazioni (povertà, miseria, fame, disoccupazione, assenza di un futuro, repressione, persecuzione politica, sociale ed etnica, etc.) che hanno spinto in passato e spingono tuttora centinaia di migliaia di sardi ad emigrare in cerca di lavoro e a scontrarsi spesso con un razzismo violento mescolato ad uno sfruttamento sul lavoro altrettanto feroce.
Ci rivolgiamo a tutte le organizzazioni politiche, ai movimenti, alle associazioni culturali e sociali e ai singoli che non condividono le scelte dello stato coloniale e della borghesia compradora di “ospitare” questo D10 e che non credono alle manipolazioni dei quotidiani locali sull’ “emergenza immigrazione” e alla campagna xenofoba e razzista che dilaga in questi giorni.
Proponiamo un incontro pubblico che si terrà domenica 11 novembre alle ore 15.30 presso l’hotel Isa, in P.zza Mariano ad Oristano, per costruire insieme una mobilitazione popolare capace di dimostrare al mondo che la Sardigna è stata, è tuttora e continuerà ad essere terra di accoglienza e di ospitalità per i migranti.

Cagliari, 6 novembre 2007

A' manca pro s'indipendentzia
Adesioni: A Foras - Atòbiu Casteddayu Contras a s'Ocupadura Militari de sa Sardinnya

http://www.autprol.org/