08/11/2007: lettera DALLA DOZZA - UN BLOCCO DI CEMENTO DI CUI DOVRANNO RIMANERE SOLO MACERIE


La nostra è una storia assolutamente ordinaria, come tante altre; parla di carcere e psichiatria, due strumenti diversi nella forma ma identici nella pratica, atti a garantire la “normalità”, l’alienazione e lo sfruttamento sugli esseri viventi. Sono due disegni dello stesso progetto repressivo, che imprigiona i corpi e le menti di chi non vuole (o non riesce per tanti motivi) adattarsi ai meccanismi di questa so-cietà avvelenata, schiacciante, modellata secondo i canonici interessi dei potenti, delle multinazionali, dell’industria farmaceutica, della guerra, della vivisezione, della devastazione ambientale e chi più ne ha più ne metta.

La categoria degli psichiatri è delegata a stabilire e giudicare quali comportamenti, azioni, stati d’animo e soprattutto quali persone siano “sane”, idonee e socialmente accettabili. Chi non è confor-me alla loro visione del mondo può essere tranquillamente ricoverato, legato al letto, addormentato i-ninterrottamente per mesi, anni. Sui cosiddetti “malati” vengono sperimentati cocktail di psicofarma-ci, barbiturici, a beneficio della scienza, il cui effetto è in realtà sempre prevedibile: annullamento del-le facoltà mentali o cancri nella fattispecie. Tutto questo è sfacciatamente occultato, basti pensare che nei luoghi della tortura scientifico/sanitaria vengono perfino negate le visite dei familiari ed altri a-spetti umani basilari che sarebbero oltretutto previsti da coloro che professano la “legalità”! D’altronde la sospensione della legalità è una caratteristica tipica di tutte le istituzioni totali e i totali-tarismi. Questo circolo vizioso non interessa a chi, come noi, non crede nella legalità; ribadiamo però come la “democrazia” e o “stato di diritto” siano illusioni demagogiche inventate strumentalmente dal dominio per il controllo capillare economico/sociale.

Vi sono però comportamenti che pur essendo fastidiosi per l’ordine costituito sono invece lucidi e lo-gici. Si giustifica la “malattia mentale” anche per condannare le azioni di chi, non sopportando questo stato di cose si difende, ruba o spaccia. Motore di tutto ciò è la reclusione, il carcere, le cui mura odio-se tentano invano di nascondere un ancor più para-normale riflesso di questo abietto esistente. Molte persone sono di fatto condannate alla galera fin dalla nascita per la loro storia familiare, altri vengono screditati perché non vogliono sottomettersi alle nefandezze del lavoro salariato, altri ancora essendo nati nel continente “sbagliato” vengono deportati o obbligati a stare rinchiusi nei lager-C.P.T. perché rei di non avere un documento. Anche la loro dissidenza è un motivo di prigionia, chi disprezza lo sta-to è pazzo, criminale, mari anche fondamentalista…

Dietro le vertiginose muraglie delle gabbie viene quotidianamente praticata la tortura psicologica e non, attraverso l’isolamento, E.I.V., 41 bis, 14 bis (meno conosciuto ma applicato a chi viene considerato pericoloso). Il tutto farcito da condizioni igieniche e sanitarie disastrose. Senza dimenticarci dell’arroganza dei secondini, i quali fomentano il razzismo e l’infamia per disumanizzare le possibili complicità fra detenuti/e, utilizzando gli stessi… Ma non tutti cadono nella trappola! Se ci si conquista una vita indomabile e senza paura, la dignità brucia ogni ostacolo. Dignità e determinazione ostile dentro e fuori il ricatto prepotente del patriarcato, autoritarismo o qualsivoglia dimensione specista per essere tutti liberamente esseri, per vivere come scegliamo di vivere.

Per questo consideriamo fondamentale metter in luce tutto ciò che il potere da sempre nasconde all’opinione pubblica, ipnotizzata dalla televisione, dalle vetrine del centro, dal controllo sociale nelle sue mille forme, dalla “legalità”: ottimo sedativo-lassativo di carattere impersonale.

Compagni di chi pensa, complici di chi agisce
Fieri di non avere potere, felici di distruggere quello degli altri

Fede e Faco
27/10/07

http://www.autprol.org/