02/11/2007: CONTRO LA REPRESSIONE NON UN PASSO INDIETRO!!!
Il 16 ottobre 2007, su ordine della Procura di Potenza, la Digos ha perquisito tutte le sedi dello Slai Cobas per il sindacato di classe e le abitazioni di 25 lavoratori, tra cui 2 operai della SATA di Melfi, 1 operaio del suo indotto, e 1 ex operaio SATA. La direzione dell’azienda ha immediatamente licenziato i due indagati SATA quando ancora la notizia era nota solo a questi. Contemporaneamente ha colto l’occasione per licenziare anche un altro operaio per aver distribuito un volantino firmato FMLUniti-cub che denunciava l’arroganza antisindacale del responsabile del montaggio, tale Marchetta.
Per tutti gli inquisiti la notifica dell’avviso di garanzia riguarda reati connessi agli articoli 270 bis e 272 del codice penale, cioè associazione sovversiva e apologia di reato.
L’inchiesta punta l’indice sul materiale sindacale e in sostegno ai 21 giorni di blocchi nel 2004, segno che lo spettro di quella primavera non è stato ancora esorcizzato dai padroni e dai loro servi.
In quei giorni di sciopero con adesione totale, le tute blu spezzarono dieci anni d’immobilismo, presero in mano la direzione della lotta e fecero capire agli Agnelli che non sono più disposti ad essere considerati come dei muli da sfruttare.
Questo modificò anche la stima degli altri lavoratori che non pensano più agli operai di Melfi come a un esercito di pecore, ma che da allora in tutte le lotte adottano lo
slogan “fare come Melfi”.
Da quel momento i lavoratori del comparto industriale di Melfi hanno acquistato la coscienza di essere una forza e ad ogni fermento hanno sempre mantenuto una posizione combattiva, come mostra la bocciatura del protocollo del 26 luglio durante lo scorso referendum.
Il punto è che gli stabilimenti di Melfi sono d’importanza strategica per la produzione dell’intero gruppo Fiat e padron Montezemolo non vorrebbe mai ritrovarsi con il fermo produttivo che, come è successo durante i blocchi del 2004, può oltrepassare i confini italiani.
In questo contesto il blitz del 16 ottobre è un chiaro segnale intimidatorio in particolare contro i metalmeccanici che, in lotta per il rinnovo contrattuale, si mostrano ancora una volta l’avanguardia del malcontento popolare, poiché non accettano in silenzio il furto delle conquiste. Ne è esempio la contestazione ai vertici confederali a Mirafiori che ha impedito loro di proferire parola.
Il governo Prodi, fedele rappresentante di Confindustria, con la complicità confederale, ha approfittato del giusto risentimento verso il precedente esecutivo di Berlusconi per appropriarsi delle poltrone e portare avanti la stessa politica guerrafondaia e antipopolare. Infatti, nonostante i fautori della concertazione tentino d’ingabbiare le mobilitazioni, il malessere sociale avanza. Per questo, contro ogni fermento che esce fuori del loro controllo, la borghesia scatena tutte le sue armi repressive. Negli ultimi mesi il clima nei posti di lavoro sta raggiungendo quote di fascista memoria: chiunque alzi la testa viene attaccato, infamato dai capoccia del sindacato alla direzione aziendale, espulso dal sindacato, licenziato.
Governo, partiti, sindacati e organi di “disinformazione” hanno messo in piedi una campagna di criminalizzazione anche contro questi ultimi operai indagati, per isolarli dal tessuto sociale dove erano riconosciuti per la loro tenacia e la loro integrità nelle lotte. Tutti i giornali hanno titolato “infiltrazioni terroristiche tra gli operai FIAT di Melfi” ma è chiaro che i veri infiltrati sono proprio i vertici sindacali e i loro lacchè.
Inoltre, per fare terra bruciata intorno a chi viene colpito dalla repressione, si accaniscono contro ogni forma di sostegno contrastandola sul nascere.
L'operazione repressiva che dal 12 febbraio al 6 luglio ha portato all'arresto di 16 compagni, tra cui sei delegati CGIL, ha dovuto però sbattere il muso contro l’enorme solidarietà che questi compagni sin dal primo momento hanno ottenuto.
Dietro questo inasprimento della repressione e la caccia alle streghe si nasconde il terrore che la classe lavoratrice si doti di una propria organizzazione capace di unire ogni fermento, dando alle lotte economiche e sociali una prospettiva politica. Un partito comunista in grado di far diventare ogni battaglia un passo in avanti verso una società senza guerra e sfruttamento.
È importante stringersi attorno ai lavoratori colpiti dalla repressione e impugnare l’arma della solidarietà di classe per poter contrastare non solo la repressione ma anche tutti gli attacchi del padronato, oggi portati avanti dalla banda “democratica” di Prodi in combutta con la triplice confederale.
CON I LAVORATORI CHE ALZANO LA TESTA!
SOLIDARIETA' AGLI OPERAI COLPITI DALLA REPRESSIONE!
NESSUNA CONCERTAZIONE!
NESSUNA PACE!
CENTRO DI DOC. “FILOROSSO”
Via miracoli, 11 – 71100 Foggia
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