01/11/2007: Ergastolani in lotta. Lettera dal carcere di Spoleto
Ci siamo! La data del 1° di dicembre dell’inizio dello sciopero della fame per l’abolizione dell’ergastolo è vicina.
Digiuniamo, e alcuni di noi lo faranno ad oltranza, perché l’ergastolo non funziona, non è un deterrente, alimenta il male ed è ingiusto. Se in un paese c’è troppo crimine spesso non è colpa del criminale ma nella maggioranza dei casi è colpa dello stato. Il momento non è dei più propizi: cresce la richiesta di lotta alla criminalità confusa con migranti e poveri, ma che abbiamo da perdere?
È ovvio che non otterremo un granché ma gli uomini e le donne che combattono e lottano vincono sempre anche quando perdono. L’ergasolano può perdere la speranza, molti l’hanno già persa ma alcuni non perderanno mai la forza di lottare. Fra gli ergastolani in questo periodo tira un aria diversa, non siamo più complici silenziosi e supini dei nostri guardiani. Molti di noi sono dentro, senza mai uscire, da 20, 30 anni: il tempo passa, i primi anni di carcere non ci fai molto caso, continui a pensare che tanto c’è sempre tempo, ma ora ci siamo svegliati perché abbiamo visto che di tempo non ne abbiamo più. Vogliamo realizzare da soli, con le nostre forze, le nostre speranze e per questo alcuni di noi sono disposti a morire di fame.
La lotta mantiene giovani e vivi, siamo stanchi d’invecchiare senza fare nulla, vogliamo semplicemente sapere quando finiremo la nostra pena. Anche noi siamo per la certezza della pena ma non ci fermiamo solo qui. Siamo anche per la certezza della fine pena. Anche noi ergastolani vogliamo un calendario nella cella per segnare con una crocetta i giorni, i mesi, gli anni che passano. Non si può essere responsabili per sempre: qualsiasi cosa dovrebbe avere un inizio e una fine. Legge viene dal greco nomos: distribuire, ordinare e misurare ma come si fa a misurare l’ergastolo? L’ergastolo non ha nessuna funzione, è la vendetta dei forti, dei vincitori, della moltitudine. Probabilmente la maggioranza politica e quella del paese è contraria all’abolizione dell’ergastolo ma la storia è piena di maggioranza che sbagliano. Essere in molti non significa di per sé che si abbia ragione. Gli ergastolani hanno pensato: che se continuano a non fare nulla, se continuano solo a mangiare non avremo mai un domani.
Gli ergastolani hanno pensato: che se non sanno più chi sono, dove sono né dove vanno, non hanno nessun domani, hanno solo un passato che non passa e corrono con la morte per la morte. Gli ergastolani hanno scritto:
- adesso davanti a noi abbiamo la prova più difficile, voglia il diavolo che l’impegno e le sofferenze che ci aspettano vengano in qualche modo ripagate. Ti immagini se tutti gli ergastolani sciopereranno insieme a noi ad oltranza che casino scoppierebbe in questo sporco paese! Maledette zucche vuote, questa è un’occasione più unica che rara per ottenere qualcosa di concreto e molti invece pensano alla loro inuile integrità fisica. Eppure, visto i tempi che corrono è facile prevedere che con questo sistema le probabilità maggiori che abbiamo sono quelle di uscire da un loculo di cemento e ferro per entrare subito dopo in uno di legno.
- la speranza per gli ergastolani non esiste, la speranza per noi è lotta.
- Pensa, se ci va bene e muoriamo t’immagini come si incazzano gli altri detenuti che ci vedono ucire prima di loro. In bocca al lupo a tutti.
- Chi ha commesso un reato non deve soffocare troppo tempo nel fango di una prigone dove con il passare del tempo non ha più la forza di alzarsi in piedi.
Gabriel pombo da Silva scrive:
- ...bisogna fare quello che si deve fare: con coraggio, sentimenti, con la testa… Se oggi non iniziamo a vivere quello che la nostra coscienza e i nostri cuori ci dicono quando lo faremo? Se oggi non cominciamo ad essere liberi, di quale libertà potremo parlare? ...se oggi non lottiamo per noi stessi e per quelli che sono nella stessa o simile condizione, non potremmo mai parlare di amore o vita o libertà senza sentirci dentro cinici e miserabili come chi ci opprime...
Carcere di spoleto novembre 2007
Gli ergastolani in lotta
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