28/10/2007: 17/18 novembre incontro anticarcerario a Napoli
ABOLIRE L’ERGASTOLO SI PUO’, DISTRUGGERE IL CARCERE SI DEVE!
CONVOCAZIONE PER UNA DUE GIORNI DI COMUNICAZIONE ANTICARCERARIA
In queste ultime settimane sta sorgendo una questione che a parer nostro non può essere sottovalutata. C’è infatti una nuova ondata di fermento nelle carceri italiane nata intorno al problema dell’ergastolo. Una protesta che scaturisce direttamente quanto spontaneamente proprio dagli ergastolani che in gran numero inizieranno, dal 1 dicembre, uno sciopero della fame per ottenere l’abolizione del “fine pena mai”. Per il momento ci sono circa 700 adesioni tra gli ergastolani e più di 4200 tra i detenuti non ergastolani, familiari, amici e altri solidali in genere. Tra i detenuti che hanno annunciato di partecipare a tale protesta c’è inoltre un certo numero che dichiara di voler intraprendere lo sciopero della fame fino a quando non venga accettata la loro richiesta, se necessario fino alla morte.
Per la connotazione radicale e di spontaneità che per molti versi sta caratterizzando questa protesta, solidarizziamo con i detenuti che stanno lottando.
Chiaramente alcune riflessioni più approfondite sui fini e sui metodi di questa lotta si fanno necessarie, anche per capire meglio se e in che modo possiamo appoggiarla. Ciò che chiaramente non possiamo ignorare, in quanto anarchici, è il carattere specifico e rivendicativo di questa protesta. È quasi superfluo ribadire l’intento che da sempre anima la nostra lotta contro tutte le carceri: vederle rase al suolo insieme all’intero sistema di prevaricazione-repressione-reclusione che caratterizza tutta la società. In questo senso una lotta che vuole apportare dei cambiamenti parziali (per così dire delle migliorie) all’interno di questo marciume, come ad esempio abolire l’ergastolo in modo da avere un termine certo per ogni condanna, sembra essere in contraddizione con quelli che sono i nostri desideri. Uno dei dubbi che quindi sorgono nell’accingerci ad appoggiarla è rappresentato dal fatto che potremmo in un futuro arrivare, forse, a dei risultati che nulla hanno a che fare con la distruzione del sistema carcerario ma piuttosto con un rafforzamento della facciata democratica dello Stato, che potrebbe giovarsi del fatto di aver eliminato una forma di punizione inumana come il carcere a vita, trasformandola magari in un numero di anni di detenzione definito, quanto enorme. In questa maniera nulla sarebbe risolto a parer nostro poichè resterebbe comunque sempre viva la contraddizione che il carcere rappresenta in quanto tale. Detto questo non possiamo non renderci conto che, per chi questa lotta la sta promuovendo con l’intenzione di portarla avanti, le cose non stanno propriamente così, quantomeno da un punto di vista pratico, poichè per un ergastolano sapere che prima o poi uscirà dal carcere in cui è rinchiuso è invece un cambiamento di prospettiva non indifferente e può rappresentare un valido motivo per lottare con tutte le proprie forze e per tornare insomma a vivere. Nutriamo una profonda stima per questi individui che riescono, nonostante la propria condizione di detenuti a vita, a trovare delle motivazioni che gli permettano di continuare a non chinare il capo, di continuare a ribellarsi ad una realtà che li vuole invece sottomessi automi, morti viventi senza più neanche la consapevolezza di essere vivi. Ciò che riteniamo di fondamentale importanza infatti è che ci siano degli individui dentro le carceri che nutrono una profonda rabbia nei confronti di chi li rinchiude e che con determinazione si muovano per riappropriarsi della propria vita. Questo sì che può rappresentare, dal nostro punto di vista, un buon punto di partenza perchè si manifestino le condizioni per un cambiamento non parziale ma radicale di tutto l’esistente e non solo del sistema carcerario. Inoltre bisogna dire che in questo momento in cui l’amministrazione della giustizia e l’opinione pubblica fomentata dai media, che ribadiamo essere un solido strumento del dominio, si fanno sempre più “forcaiole”, una protesta come questa, nonostante il suo carattere specifico, può rappresentare un consistente momento di rottura con la logica corrente della necessità della punizione come soluzione deterrente al perpetuarsi dei reati.
Per questi motivi prendere a priori le distanze da questa lotta, in quanto rivendicativa, potrebbe essere a nostro avviso un grave errore; si potrebbe perdere la possibilità di interagire e crescere come riferimento per una realtà che comunque dentro le carceri agisce e combatte contro il sitema carcerario. Per quanto riguarda lo strumento dello sciopero della fame, pur non amando il martirio e l’autolesionismo come pratica intenzionale, rispettiamo le scelte di lotta individuali. Certo dal canto nostro preferiamo che chi lotta per raggiungere la libertà si mantenga sempre in buona forma fisica e mentale e che, se ci devono essere dei morti, non siano tra gli sfruttati che si ribellano. Tuttavia non possiamo ignorare o negare il fatto che per una forma di potere statale democratico, come quello italiano, può diventare scomodo o addirittura molto fastidioso dover giustificare un certo quantitativo di persone che si lasciano morire nelle carceri. Questo dimostrerebbe che lo Stato non riesce a controllare in maniera perfetta neanche i luoghi in cui istituzionalmente il controllo dovrebbe essere totale, ma soprattutto smaschererebbe la sua facciata democratica che vuole il carcere come luogo di rieducazione e reinserimento e non come campo di sterminio.
Ci sembra opportuno quindi considerare la possibilità di appoggiare la lotta degli ergastolani ed è nostra intenzione allargare questa discussione in un incontro di due giorni, in cui potersi confrontare liberamente su tale ipotesi e sui modi più opportuni in cui eventualmente è auspicabile portare il nostro contributo. Volendoci confrontare con chi condivide la nostra stessa tensione verso la distruzione di tutte le carceri e di tutti gli autoritarismi, rivolgiamo il nostro invito ad intervenire all’assemblea a tutte le individualità anarchiche ed antiautoritarie che vogliano partecipare. Invitiamo anche tutti i detenuti interessati a partecipare con un contributo scritto ad inviarcelo in tempo utile in modo da poterne discutere con gli altri partecipanti.
L’incontro si svolgerà a Napoli i giorni 17 e 18 novembre presso la sede di via Ventaglieri (queste date sono improrogabili, vista la vicinanza dell’inizio dello sciopero della fame). L’appuntamento è alle 12.00 di sabato 17 e proseguirà fino alla domenica e comunque fino a quando ci saranno buoni argomenti per discutere. Per organizzarci adeguatamente con il cibo, le bevande ed i posti per dormire invitiamo chi ha intenzione di partecipare a farcelo sapere in anticipo, se possibile, contattando i numeri telefonici: 081-5496062 il martedì e il giovedì dalle 19.00 alle 21.30, oppure il 338-2739975 tutti i giorni. Ci raccomandiamo di non portare con se il proprio cane per evitare situazioni difficilmente gestibili che creerebbero difficoltà “superflue” tanto ai cani quanto a tutti noi.
Per arrivare sul luogo dell’incontro, dalla stazione centrale prendere la metro a p.zza Garibaldi e scendere alla fermata Montesanto. Usciti dalla metro andare verso sinistra, prendere vico II° Montesanto e arrivare a via Ventaglieri; di fronte al vicolo c’è la sede.
Per le amiche e amici, compagni e compagne prigioniere, ribadiamo l’importanza di un vostro contributo scritto per poterlo socializzare durante la due giorni.
Eventuali scritti andranno spediti a:
Cassa di Solidarietà, via dei Messapi 51, 04100 Latina.
Latina, 25/10/2007
Cassa Anarchica di Solidarietà Anticarceraria
Anarchici Napoletani
agitazione@hotmail.com
http://www.autprol.org/