21/10/2007: UNITÀ E SOLIDARIETÀ


E’ sempre più evidente come il fenomeno sicurezza stia diventando per entrambi gli schieramenti politici un punto fondamentale sul quale impostare la linea politica e che le impostazioni di entrambi gli schieramenti rispetto a questo fenomeno siano praticamente le stesse. Ultima chicca riservata dalla sinistra, nello specifico dal ministro Rutelli, è la progettazione della banca dati del Dna, in modo che, testuali parole, “i reati non rimarranno insoluti”.
Quest’ultima proposta ci fa constatare ancor di più che ormai le differenze politiche tra i governanti non esistono più e che invece viene sempre più alla luce la contrapposizione tra chi comanda e chi giorno dopo giorno viene sfruttato e represso. Ormai con il generico allarme sicurezza lo Stato ha carta bianca per promulgare leggi che fuoriescono da qualsiasi logica umana. Ultime eclatanti sono quelle sui lavavetri o sui graffiti sui muri ad opera di due sindaci evidentemente ormai ubriacati dal potere che esercitano.
Queste disposizioni permettono di effettuare l’arresto nei confronti di chi è colto in flagrante con ancora addosso la pericolosa “arma” della spazzola o della bomboletta spray. Per non parlare di chi fermato da una volante e, avendo commesso “l’odioso” reato di non essere provvisto di documenti e in più avendo l’aggravante di essere originario di un altro paese, deve essere necessariamente arrestato e portato nei centri di detenzione temporanea.
Questi esempi sono sintomatici di quale sia ormai il grado di accettazione che il potere ha verso qualsiasi forma di disagio sociale.
A corollario di questa situazione ci sono gli organi di stampa asserviti che imbeccati fomentano terrore e voglia di sicurezza tra la gente.
I reati che vengono commessi, quelli che poi sono di maggior allarme tra la popolazione, sono quasi sempre legati alla proprietà privata. Non viene allora in mente che forse c’è qualcosa che non va in questa società se c’è gente che naviga nell’oro e chi per scelta o per necessità è costretto a rubare per poter sopravvivere?
Chi pensa che la soluzione stia nel reprimere, nel limitare sempre più le già esigue libertà personali, ha una benda davanti agli occhi. Pensare che la soluzione stia nel costruire carceri sempre più sicure ha del paranoico.

In questo contesto come compagne e compagni stiamo portando avanti un percorso contro il carcere, la differenziazione, il 41 bis ed ogni forma di coercizione.
Crediamo che il carcere sia ormai sempre più esteso all’interno della società, ogni azione che si commette e vada in direzione contraria a quella imposta obbligatoriamente ti porta in questi luoghi di morte. E’ già la società stessa per come ormai è strutturata ad essere un carcere a cielo aperto.
Per questo crediamo che il carcere non abbia senso di esistere e lottare contro di esso significa lottare per lo stravolgimento radicale della società stessa. Perciò abbiamo intrapreso questo percorso contro il carcere, la differenziazione e l’isolamento. Momenti importanti sono stati i presidi sotto le carceri di Biella, Parma, Alessandria e L’Aquila.

Prossime iniziative che stiamo organizzando sono gli appuntamenti che si terranno a Viterbo il 3 e il 10 Novembre, dove saremo solidali con i detenuti rinchiusi nel carcere Mammagialla di Viterbo.
In questo carcere la situazione non è certo delle migliori, sovraffollamento, alto tasso di autolesionismo. Nel 41 bis di Viterbo, come conferma una lettera spedita dai prigionieri lì ristretti, vengono denunciati al garante dei detenuti del Lazio, colloqui con l’esterno negati, precarie condizioni igienico sanitarie, presunti abusi, sezioni prive di finestre e sempre al buio, cessi da cui straboccano escrementi, sporcizia in generale e isolamento pressoché totale. Questa figura del garante ci conferma chiaramente l’ipocrisia sfacciata dello Stato che prima istituisce un organo di presunta difesa dei detenuti e allo stesso tempo ne proibisce l’ingresso per accertare le effettive condizioni degli stessi.
In totale i carcerati rinchiusi nel Mammagialla sono circa 600 di cui 60 al 41 bis e, di questi, 4 o 5 sono all’area riservata. Non c’é la sezione femminile se non per momenti di transito. La maggior parte dei detenuti vengono da fuori, da Roma e Napoli. Gli immigrati sono circa 250 di cui la maggior parte rumeni. Nelle sezioni comuni non passa quasi nulla, libri, vestiti debbono essere di un certo tipo altrimenti vengono rimandati indietro.
Ad aggravare la situazione c’è anche la sofferenza che devono subire i familiari oltre che per la carcerazione in sé dei congiunti anche per l’inefficienza dei mezzi pubblici che lasciano i familiari stessi ad un chilometro di distanza dall’ingresso dell’istituto e in balia degli eventi atmosferici.
Quindi ci viene spontaneo, estranei a logiche vittimistiche e scevri da spirito assistenzialista, di continuare una lotta contro il carcere, come continuare a lottare contro le devastazioni ambientali, contro la repressione, contro le guerre di saccheggio che distruggendo le abitazioni e i luoghi di sostentamento costringono le popolazioni a emigrare, contro ogni autoritarismo.

Per questo diciamo che siamo contro il carcere perché il senso del giusto non lo sì troverà in nessun codice, perché il carcere è nato e si è sviluppato per difendere i privilegi dei ricchi e il potere dello Stato. Siamo contro il carcere perché una società che ha bisogno del carcere è essa stessa carcere.

Invitiamo perciò tutti e tutte a partecipare alle giornate di informazione, di mobilitazione e di lotta:

SABATO 3 NOVEMBRE: ASSEMBLEA
a partire dalle ore 16.00
presso la sala dell’Università della Terza Età di Viterbo
in via del Giglio (traversa di Corso Italia)
nel corso della giornata verrà anche proiettato un video sulle ultime rivolte carcerarie in Grecia

SABATO 10 NOVEMBRE: MANIFESTAZIONE
in solidarietà ai detenuti che terminerà in un presidio
sotto il carcere Mammagialla di Viterbo.
Il ritrovo è fissato alle ore 12.00 presso piazza del Teatro.

ottobre 2007
compagne e compagni contro la società carceraria

http://www.autprol.org/