16/10/2007: Per la pratica del conflitto e il rifiuto della concertazione!
Repressione non è semplicemente l’essere rinchiusi dentro i confini di una cella. Come le decine di compagni accusati nella sostanza di voler sovvertire quest’ordinamento sociale becero e malandato. Repressione, è anche quella, messa in atto dallo Stato e dai padroni nei posti di lavoro, dove in nome della produzione si cerca di mettere gli uni contro gli altri, le nuove e le vecchie generazioni di lavoratori, attraverso il ricatto contrattuale, lo spettro della perdita del lavoro, i referendum (vedi protocollo welfare) che non offrono altro se non la scelta del cappio al collo. Questa repressione si chiama precariato, profitto del capitale, flessibilità, salari bassi, legge Biagi.
Si vuole investita di una pretesa legittimazione popolare, evocando i fantasmi e le “congiunture economiche” della competizione globale. Ma, altro non è che il solito balletto intorno al quale ruota l’ingiusta redistribuzione del privilegio e della fatica.
L’odissea della Legler, non è diversa da altre esperienze lavorative e di lotta, più o meno grandi, che hanno segnato la provincia di Nuoro negli ultimi anni.
Fuori dalla cronistoria della crisi, colpisce l’assoluta impunità dei padroni e dei loro lacchè locali, le cifre da capogiro che avrebbero fatto prima a consegnare direttamente ai lavoratori, soprattutto, che la responsabilità della crisi del tessile venga letta come un problema tutto interno alla classe operaia. Sia essa sarda, lombarda, marocchina o cinese, tutto è ascrivibile al Mercato internazionale. Quella “mano invisibile” che agisce per caso e inerzia, le cui difficoltà colpiscono sempre chi lavora e mai chi comanda. Non ci riferiamo solo ai padroni. Ma, anche a quelli che nelle istituzioni hanno giocato alle tre scimmiette, chiudendo occhi, bocca, orecchie, e che adesso si presentano quali “salvatori della patria”. Ci sono ben 63 milioni di ragioni per render conto del loro operato.
Che dire poi della triconfederale+1 del nulla. CGIL, CISL, UIL+UGL.
Un sindacalismo che della torta prospetta sempre le briciole. Pronto unicamente a soccorrere e giustificare le strategie fallimentari di altri (padroni, politicanti suoi referenti, dirigenti) e a guardarsi bene dall’assecondare il conflitto, anche quando necessario. Provino gli operai della Legler a inasprire la lotta e le rivendicazioni, e vedranno le meste ombre della triplice ritirarsi oltre le divise blu di chi è in servizio univocamente per contenere la protesta.
No cari lavoratori. Non fatevi ulteriormente ingannare dalle chiacchiere e dalla promesse. Non fatevi carico delle responsabilità e problemi creati dagli altri. Se l’obiettivo è il posto di lavoro, che la lotta per conservarlo sia diretta e immediata. Senza concessioni. Di tempo, di attese, di tregua. Avrete dietro, la rabbia di altri che come voi, quotidianamente, sono preda del dileggio del padronato e dei suoi rappresentanti. Un tempo si diceva che l’unione fa la forza; e allora, la faceva. Oggi potreste essere, per numero, l’anima di una protesta che valichi i confini della Legler per estendersi al territorio.
Trascinatori di istanze che diventano una sola. Lavoro sicuro, giustizia sociale, difesa del salario. Noialtri, antagonisti da sempre al dominio del capitale, non vogliamo essere né profeti né cassandre. Solamente, riteniamo che l’alternativa alla politica dei padroni, risieda nella volontà di lotta e unità dei lavoratori e delle lavoratrici. Da lavoratori, precari, disoccupati, flessibilizzati, quali siamo, vorremo, vedere tremare le sicurezze dei padroni di fronte alle istanze dei proletari. Come pure le poltrone dei politici strapagati e quelle dei sindacalisti che dimessa la tuta blu hanno visto bene di godere dei privilegi della loro nuova posizione... di venduti e comprati.
LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ARMA!
Comitato permanente Contro la Repressione – Nuoro
lasolidarietaeunarma@libero.it
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