12/10/2007: In città così sicure... noi difendiamo gli spazi liberati
Da un po’ di giorni il comune di Torino ha individuato lo stabile occupato dall’Asilo squat come possibile sede di un’associazione di immigrati rumeni. Grazie alla “disinteressata sollecitazione” del centro destra, di colpo il comune si è trovato a voler donare una sede ad un’associazione, capofila di altre, che ha bisogno di uno spazio in città per le proprie attività. Non vogliamo entrare nel merito delle attività dell’associazione come è stato fatto, certo è che fa strano vedere tal impegno da parte dell’amministrazione a trovare una sede ad un’associazione di immigrati e ad individuarla nello stabile dove vive una casa occupata. Fa strano, perché non abbiamo visto lo stesso impegno quando mesi fa alcuni rifugiati del Darfour, ridotti a fame, dormivano al Valentino. Non l’abbiamo proprio vista e solo la mobilitazione degli immigrati stessi, dei centri sociali e di alcune associazioni hanno obbligato il comune a dare un tetto a chi era fuggito da guerre e morte.
Oggi invece il comune si scopre “accogliente”, e si sta impegnando a trovare una sede ad un’associazione che ne ha bisogno. Fin qui nulla da dire se questo avvenisse sempre e non solo per chi magari rappresenta voti alle prossime elezioni e che magari ha organizzato il capodanno in piazza l’anno scorso con il sindaco sul palco.
Non ci sarebbe nulla da dire se, guarda caso, l’unico stabile individuato è una casa occupata, che vive da più di una decina d’anni.
Non diremmo nulla se non fosse che il comune da tempo si è devoto alla speculazione edilizia vendendo i propri stabili alle banche e ai soliti palazzinari che delle città stanno diventando proprietari, padroni e sfruttattatori.
Non diremmo niente in altri casi, ma qui qualcosa da dire lo abbiamo. Leggiamo in questa strategia un modo democratico di sgomberare una casa occupata, opponendogli forme di accoglienza sociale necessaria; inclusione e solidarietà che puzzano tanto di farsa.
Conosciamo bene la nostra città e sappiamo quanti stabili dimessi esistono.Sappiamo quanto valgono a livello elettorale gli immigrati che ne hanno diritto, e conosciamo i modi che i politici hanno per arruffianarseli.
Sappiamo altrettanto bene che nelle città securitarie, non c’è spazio per centri sociali e case occupate. Figurarsi, non c’è spazio per chi non ha una casa, per chi non ha un lavoro, per chi fa fatica a vivere nei paletti di questa società, perché diverso o solo perché non italiano.
Sappiamo che in questo modo Chiamparino risolve due problemi in una volta sola, utilizzando questa vicenda.
Noi non ci stiamo, da sempre difendiamo gli spazi sociali, anche se diversi dai nostri, con altre prerogative, con le giuste differenze, ma noi li difendiamo, e con l’Asilo siamo solidali e non lasceremo che venga sgomberato.
Nelle città, i centri sociali e le case occupate rappresentano forme di antagonismo, di conflitto, di anti-istituzionalità o semplicemente di alternatività, che vanno difesi, valorizzati e rilanciati. Anche se fosse solo il difendere il diritto ad abitare gli spazi sarebbe di per se, in metropoli messe a valore a tal punto, giusto e praticabile.
Solidarietà all’Asilo Squat
Difendiamo gli spazi di libertà nelle metropoli.
I centri sociali Askatasuna e Murazzi
fonte: www.infoaut.org
http://www.autprol.org/