09/10/2007: Chi semina vento raccoglie tempesta
I licenziamenti politici di quest’ultimo periodo sono una manifestazione dell’incapacità del governo di dare soluzioni al malcontento operaio dovuto agli attacchi allo stato sociale, all’aumento dello sfruttamento e degli infortuni sul lavoro, a cassintegrazione e licenziamenti, allo smantellamento e delocalizzazione di interi impianti produttivi, alla crescente precarietà e all’insostenibile carovita.
La rapina del TFR, l’accordo su pensioni, precarietà e welfare, i molti e costosissimi fronti di guerra aperti per saccheggiare altri popoli e schiacciarne le resistenze, il nuovo e altrettanto costoso “pacchetto repressione” per contrastare il crescente malcontento popolare, insieme ad una propaganda che punta a distogliere l’attenzione dal vero nemico di classe e a favorire una guerra tra poveri mettendo le masse le une contro le altre, sono i mezzi che i padroni usano per procedere nei loro piani criminali.
In linea con il governo Berlusconi, infatti, il centro-“sinistra” sta portando avanti meglio la politica antipopolare e guerrafondaia dettata dai padroni in cerca di boccate d’aria nella tempestosa crisi economica in cui versa il sistema capitalista. L’aiuto principale viene dato loro proprio dai sindacati, fedeli cani da guardia e ottimi pompieri delle lotte dei lavoratori.
Con la parola d’ordine della concertazione, intesa come vero e proprio accordo di non belligeranza, si stanno mostrando più chiaramente come garanti degli interessi dei padroni; spengono le lotte dopo averle sfiancate con tanti piccoli e inconsistenti scioperi, armonizzano intese a discapito dei lavoratori presentandole come il minor male possibile.
In questa situazione chiunque alzi la testa e svolga il proprio compito di reale rappresentante dei lavoratori, viene pesantemente redarguito, infamato direttamente dai vertici sindacali all’azienda, espulso dal sindacato, licenziato. È il caso di moltissimi operai e delegati dal nord al sud, alle isole, da Pomigliano a Termoli, da Vibo Valenzia a Milano.
I vertici sindacali si sono così smascherati come strumenti nelle mani dei partiti borghesi in difesa degli interessi dei padroni.
Chi invece, tra i lavoratori, pone il problema della lotta operaia come parte della lotta di classe e la questione della necessità dell’organizzazione politica come strumento della lotta della classe operaia, viene chiamato “terrorista” e “infiltrato” nel sindacato. È il caso dei compagni arrestati lo scorso 12 febbraio nell’operazione denominata a mezzo stampa “contro le nuove brigate rosse”, in realtà contro compagni e stimati delegati onesti e combattivi che ponevano la questione della vittoria nelle singole lotte come parte inscindibile dalla lotta per il potere.
La solidarietà che questi compagni continuano a ricevere da tutt’Italia e in Europa, così come la solidarietà che si sta sviluppando in contrapposizione a questi ultimi licenziamenti politici, mostra, ancora una volta, la forza e la capacità della classe operaia di contrapporsi alle misure repressive ma d’altra parte anche la debolezza dei padroni.
Il prossimo periodo, con la nuova finanziaria di lacrime e sangue e i molti rinnovi contrattuali ancora da affrontare, si prospetta come un nuovo autunno caldo nel quale i lavoratori dovranno combattere per mantenere la vera unità operaia, e denunciare quella corporativa sindacal-padronale.
Facciamo pagare la crisi ai padroni!
NO AI LICENZIAMENTI POLITICI!
NO AGLI ACCORDI E AI CONTRATTI BIDONE!
CONTRO LA CONCERTAZIONE UNITÀ OPERAIA E ORGANIZZAZIONE!
centro di documentazione “Filorosso”
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