31/08/2007: VERITà E GIUSTIZIA SUI CPT


Il 29 luglio la fuga di 36 persone illegittimamente detenute nel Cpt di Bari dal Governo italiano e la rivolta organizzata per sostenere tale fuga ed il desiderio di libertà ha fatto tremare il quadro politico istituzionale pugliese e nazionale, oltre che assurgere alle cronache mediatiche.
La questione aperta dalla rivolta barese rappresenta ancora una ferita aperta sulla condizione di privazione dei diritti dei migranti e non si può dire che sia stata risolta.
Continuano, in terra di Bari come in tutta Italia ed Europa, i soprusi che si sostanziano innanzitutto nella privazione di libertà per chi non ha commesso alcun crimine e, quindi, in quel complesso di condizioni che scaturiscono dalla attuale legislazione e prassi nazionale ed europea: impossibilità sostanziale nel presentare le richieste d'asilo politico da parte dei detenuti nei centri, condizioni igienico sanitarie scandalose, presenza di minori nei Cpt e quant'altro è stato denunciato a partire dal 1998, con la stesura della legge Turco Napolitano.
L'attuale governo è ancora sostanzialmente allineato alle politiche degli anni precedenti e, se possibile, ha peggiorato alcune delle condizioni specifiche che vivono i migranti.
Le amministrazioni locali sono spesso insensibili alle questioni poste dai movimenti sociali in Italia: al di la delle parole, infatti, ritengono di potere fare politica senza stanziare risorse economiche in ambito sociale.
La stessa regione Puglia, amministrata da un Presidente di Rifondazione Comunista, non fa passi avanti e, anzi, le strutture detentive aumentano.

Ma quanto successo a Bari – rivolta, fuga, repressione, rimpatri – pone una grande questione relativa all'identificazione dei soggetti e delle responsabilità.
Da un lato è necessaria l'identificazione dei soggetti politicamente responsabili della feroce repressione all'interno del Cpt, consumatasi attraverso l'esplosione di colpi di pistola, l'investimento con defender di un migrante che cercava di fuggire (ci riuscirà comunque scappando dall'ospedale), manganellate, ritorsioni avvenute nei giorni successivi, rimpatri collettivi.
D'altro lato il problema è l'identificazione dei migranti all'interno dei Cpt.
Allo stato attuale le procedure di identificazione dei migranti avvengono prevalentemente sulla base delle dichiarazioni rese dagli interpreti dei Centri che dalla lingua parlata da ciascuno ritengono di potere risalire al loro luogo di provenienza. Sulla base di tanto si contattano le varie ambasciate ed i consolati in Italia. A questo proposito, come avevamo denunciato sin dal primo momento, occorre smascherare il meccanismo degli accordi bilaterali tra Italia ed altri Paesi rivolti a garantire il rimpatrio delle persone.
Il recente accordo tra Italia ed Egitto in tale senso ha trasformato tutte le persone rinchiuse nel Cpt di Bari che parlino la lingua araba in cittadini egiziani!
Inutile dichiararsi di altro paese, inutile chiedere di fare domanda di asilo inutile tutto. Tranne la fuga.

Questa solo ha svelato un clima di ipocrisia generale che è quanto mai diffuso a partire dalla nascita del nuovo governo di centro sinistra.
Nonostante quanto successo, le rivolte, i colpi di pistola esplosi e così via, un velo di silenzio ammanta il Ministero dell'Interno e quello della Solidarietà sociale, principali protagonisti delle politiche in materia.
Rispetto a questioni così gravi chiediamo che vengano accertate le dinamiche degli accadimenti del 29 luglio nel Cpt di Bari, che venga acclarato quanto riferito dai detenuti del Cpt di Bari relativamente all'esplosione di colpi di pistola da parte delle forze di polizia, che vengano disposte ispezioni immediate per porre fine alla detenzione, in particolare, dei minori, che venga comunque garantito il rispetto del diritto a presentare domanda di asilo politico, che cessino i rimpatri collettivi ed i respingimenti di massa alla frontiera, che venga posta fine alle illegali prassi delle Questure di impedire la presentazione delle domande di asilo politico.
Vogliamo verità e giustizia, vogliamo la chiusura dei Cpt e delle strutture detentive per immigrati irregolari.
Qui ed ovunque.

Rete No Cpt – Zona Autonoma Metropolitana

http://www.autprol.org/