04/08/2007: Report riunione di Firenze 15/7


Domenica 15 luglio si è tenuto un incontro “nazionale” delle varie realtà che avevano dato vita al convegno di Milano in Aprile sui temi del Medio Oriente e successivamente promosso la parteci-pazione collettiva alla manifestazione del 9 giugno dietro lo striscione “Il nemico è in casa nostra”.
La riunione tenutasi a Firenze ha fatto innanzitutto registrare uno spirito maggiormente unitario, teso a superare la logica degli intergruppi.
Lo ha testimoniato innanzitutto il carattere aperto dell’incontro non limitato al rappresentante di ciascuna organizzazione e la presenza di tre compagni del CPA che, pur non essendo parte dei “proletari no war”, non si sono limitati a intervenire come “padroni di casa”. Ma è stato espresso anche da tutti gli interventi, che sono andati sempre oltre le posizioni precostituite nella direzione di una ricostruzione di una posizione politica generale che non sia la sommatoria di quanto finora espresso da ciascun gruppo.
Non era un risultato scontato dovuto alle larghe convergenze di partenza o, al contrario, ad una improvvisa voglia accomodante.
Naturalmente, le convergenze ci sono e vertono su punti molto importanti, quali per esempio la constatazione teorica dell’imperialismo (contro la teoria dell’impero e della globalizzazione), la necessità di lottare innanzitutto contro il proprio imperialismo, di lottare in una prospettiva internazionalista (sia contro l’illusione del socialismo in un solo paese che contro l’illusione di una lotta antimperialista per fronti e per tappe nazionali), di respingere ogni suggestione di riforma dell’Onu che (ancora più della Società delle Nazioni) è strumento delle maggiori potenze imperialiste. Come pure importante è la convergenza sulla necessità dell’opposizione a qualsiasi governo anche di sinistra e sulla scelta di rifiutare la battaglia per una nostra presenza nelle istituzioni rappresentative. Né meno importante è il nostro comune posizionamento a sostegno della lotta degli immigrati e contro ogni razzismo, come parte della complessiva battaglia per l’unità di classe.
Il che non significa affatto pensare che queste questioni politiche siano risolte – per noi come pure in generale - senza necessitare di un approfondimento teorico e, su queste basi, di una capacità di articolazione politica, entrambi mancanti allo stato attuale.
Ci sono anche molti punti non discussi (per esempio: i settori trainanti del proletariato nei paesi capitalisti dominanti e a scala internazionale, l’organizzazione, l’intervento nei sindacati e nelle lotte contro l’espropriazione/privatizzazione/devastazione dei cosiddetti beni comuni), come pure vi sono divergenze (per esempio in merito al giudizio concreto sulle singole lotte antimperialiste).
Il che fa chiedere perché allora non tentare un coordinamento e un confronto in un’area più ampia.

La risposta a tale domanda si articola su due livelli.
A livello di battaglia politica immediata noi cerchiamo tutte le possibili convergenze, per rafforzare e sostenere le lotte come abbiamo dimostrato con la preparazione e la partecipazione alla mobilitazione contro Bush/Prodi, nella lotta contro lo scippo del Tfr e l’ulteriore peggioramento del sistema pensionistico, nel sostegno - ove possibile - alle singole lotte dei lavoratori, nei cortei di Novara e di Vicenza, nell’opposizione contro l’alta velocità in Val di Susa, contro la devastazione del territorio in Campania, tra i disoccupati e corsisti napoletani. A tale livello, noi collaboriamo anche alla formazione di coordinamenti nazionali e provinciali, mantenendo come discrimine fondamentale l’opposizione radicale al governo di centro sinistra e l’autonomia dei movimenti contro ogni strumentalizzazione per fini istituzionali.
A livello di cooperazione tra tendenze politiche su di un piano più generale non si può invece dire che una differenza vale l’altra. Tale affermazione infatti può giustificare tanto chi ritorna ad arroccarsi su se stesso verso posizioni identitarie e settarie, quanto chi ritiene di ampliare l’area del confronto e del coordinamento a tutto ciò che si autodefinisce comunista e di opposizione al governo.
E’ evidente invece - e l’esperienza anche storica lo ha dimostrato - che i punti non discussi e le differenze (peraltro ineliminabili anche nella più omogenea delle organizzazioni) possono essere affrontati in un modo unitario a partire da una base di convergenze quale quelle sopra elencate, insufficiente a delineare politicamente un’area su di un piano complessivo, ma sufficiente come punto di partenza.
Le varie realtà che si sono ritrovate nella discussione di Firenze hanno convenuto che attualmente nessuna delle diverse tendenze organizzate esistenti a scala nazionale presenta quella base minima di posizioni politiche e teoriche tali da poter consentire un lavoro comune su un piano di prospettiva politica più generale.
Per tale motivo la scelta di proseguire e rafforzare l’esperienza avviata con il convegno di aprile a Milano è stata comunemente valutata come un passaggio obbligato per dare visibilità ed autorevolezza ad una posizione internazionalista in grado di coinvolgere le varie energie individuali e collettive che intendono superare l’attuale disgregazione localistica esistente in quest’area. Questa nostra esperienza punta a dare un contributo nella direzione – da noi auspicata - di un processo di avanzamento, che non è solo un problema organizzativo, ma di basi teoriche e di strategia politica.
Il giudizio sopra riportato si riferisce in particolare alle tendenze di opposizione che si candidano a rappresentare una alternativa alla sinistra istituzionale e che però spesso si caratterizzano per una spinta istituzionalista anche se ammantata da sinistra radicale e per un tatticismo inaccettabile, in quanto finisce per rendere tali posizioni – volenti o nolenti - oggettivamente subordinate alla borghesia.
Ma è però polemica anche verso tutte quelle tendenze passivizzanti e di fatto moderate che si camuffano dietro un purismo estremistico sempre in attesa del “santo graal” (la presenza della “vera” classe operaia, del partito internazionale, della fase “sul serio” rivoluzionaria). E’ bene essere chiari su queste tendenze: questa attitudine contemplativa rispetto alla lotta di classe non corrisponde, in generale, ad una più profonda elaborazione teorica. Su questo piano tali tendenze producono posizioni complessivamente autoreferenziali e difendono la propria identità sia innalzando rigidi steccati sia travisando (più o meno consapevolmente) le posizioni altrui. Come ben si può leggere, esse sostengono, in polemica con tutti i presunti nazionalisti (tra i quali ci saremmo anche noi che riaffermiamo la necessità della autonomia dei comunisti nelle resistenze antimperialiste), la priorità della lotta contro il proprio imperialismo. Ci si aspetterebbe un’attivizzazione su questo terreno, magari in proprio e fuori dalle ammucchiate “populiste”, ma anche su questo terreno esse spariscono e se qualche volta appaiono, è per dire a noi cosa dovremmo fare, anzi “cosa dovremmo non fare”.
Ciò premesso, va precisato che lo spirito unitario registrato il 15 luglio non è il riflesso solo di queste convergenze, ma anche il risultato di un atteggiamento diverso, che tiene conto delle esigenze oggettive imposte dalla accelerazione delle contraddizioni - verificatasi nella attuale fase politica – esprimendo un maggiore senso di responsabilità collettiva.

Quali sono state le decisioni operative prese nella riunione?

1. riguardo la mailing list, è stato deciso di ufficializzare il fatto che non si tratta di una lista che si occupa esclusivamente di tematiche direttamente connesse al tema della guerra (cosa che nei fatti non è mai stata vera, girando sulla lista contributi sui temi più vari), soprattutto in considerazione del fatto che come comunisti rivoluzionari il tema della guerra, e della politica internazionale, è un aspetto della politica generale e della lotta tra le classi e frazioni, e non è separabile da queste; per rispecchiare tale “cambiamento” si è proposto di cambiare nome alla lista. Finora l’unica proposta emersa è stata quella di chiamarla “collegamenti internazionalisti”, e in tal senso va al più presto presa una decisione collettiva.
2. riguardo alla logica di funzionamento della mailing list (regole e contenuti), è stato deciso che vengano formulate collettivamente delle regole oggettive e pubbliche di funzionamento che superino il carattere eccessivamente dispersivo, l’eccessiva frammentazione, e l’ingolfamento della lista, ed il suo uso improprio per messaggi che non riguardano le finalità della lista, o che non siano improntati agli ovvi principi di reciproco rispetto tra compagni (evidenziando a tal proposito che la critica tra i compagni è tanto più sana e produttiva quanto più essa è corretta nella forma e non personalistica);
3. pertanto si è deciso che la lista, che rimane aperta ai compagni che aderiscono al “coordinamento” ma anche a compagni esterni ad esso interessati, venga trasformata da aperta a moderata;
4. saranno accettati contributi di altre organizzazioni inviati da queste a condizione che queste organizzazioni siano disposte al confronto, anzitutto accettando le nostre risposte sui loro siti e/o mailing list;
5. pertanto, si invitano tutti i compagni a fornire altri nomi di persone o collettivi interessati alla iscrizione alla lista, dopo averli notiziati dello spirito con cui si partecipa alla mailing list.
6. per dare una base e delle coordinate più definite al nostro “coordinamento” è stata accettata la proposta di formulare – in linea di massimo entro fine settembre – un documento collettivo che spiega “chi siamo e cosa vogliamo”;
7. è stato assunto l’impegno, almeno da parte delle strutture presenti, (ben vengano anche quelli di singoli compagni), a pubblicare sulla lista con cadenza regolare (almeno quindicinale) dei contributi di carattere generale che orientino tutti gli iscritti alla lista sulle battaglie fondamentali di fase (con una funzione paragonabile, per certi aspetti, a quella svolta dagli editoriali dei giornali) e/o dei report su esperienze locali o altre elaborazioni su temi attinenti gli scopi della lista". Senza farsi prendere dalla sindrome del partitino in nuce che si sente in dovere di pronunciarsi su tutto, si proverà a produrre delle riflessioni che ci consentano di far progredire il confronto tra di noi e verso le altre realtà che possono essere interessate al nostro percorso, ma anche di far crescere quel “sentire comune” che rappresenta la base vera di ogni prospettiva organizzata che voglia cimentarsi con la battaglia politica di fase.
8. tutto il materiale che gira sulla lista, “editoriali compresi” potrà essere fatto girare, di comune accordo, su altre liste e in altri ambiti;
9. sulla mailing list potranno circolare anche contributi di più ampio respiro che singoli o realtà collettive intendono sottoporre all’attenzione di tutti i compagni, affrontate anche con un taglio più teorico, su quelle tematiche che richiedono approfondimenti per una migliore lettura e comprensione collettiva della realtà del capitalismo attuale e dello scontro tra le classi.
10. ove il funzionamento della mailing list dovesse dare riscontri positivi, per quantità e qualità dei contributi, sarà avviata – tra un paio di mesi - una discussione per la creazione di un giornale telematico da pubblicare su un sito web;

Infine tutti gli interventi hanno sottolineato che l’esistenza di questo “ambito nazionale” e’ un fatto positivo che va salvaguardato e che va fatto crescere. Al contempo tuttavia sottolineiamo come sia necessario evitare l’illusione che scorciatoie di tipo organizzativistico o movimentistico possano fare da surrogato alla attuale generale, almeno in Italia, mancanza di una analisi e di una strategia politica rivoluzionaria, senza le quali non si può dare un intervento politico che si collochi all’altezza delle sfide imposte dall’attuale scontro di classe. Questa è una esigenza posta dalla realtà stessa, ed è in questa direzione che il nostro lavoro vuole dare un contributo, nella consapevolezza dei limiti attuali in cui ci muoviamo.

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